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Giustizia per il 6 gennaio: un flop la protesta a Washington

 


C’erano più agenti che manifestanti al raduno della destra a Capitol Hill per chiedere "giustizia" per gli assalitori del Congresso, fan di Donald Trump che il 6 gennaio tentarono di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden. Un vero flop la protesta organizzato da Matt Braynard, un ex dipendente dello staff elettorale del tycoon: solo poche centinaia di persone, sicuramente meno delle 700 per le quali era stata chiesta l’autorizzazione, si sono presentate alla manifestazione, come ha constatato l’ANSA sul posto.

"E’ una trappola", aveva avvisato Donald Trump manifestando alla vigilia la sua solidarietà  con gli assalitori, elevati a "prigionieri politici". Anche i gruppi di estrema destra avevano suggerito di non andare, tanto che alla protesta si sono viste
solo un paio di bandiere di Three Percenters. Questa volta però non è stata sottovalutata l’allerta dell’intelligence e il Campidoglio si è presentato blindato, con transenne e recinzioni alte due metri e mezzo, un vasto dispiegamento di agenti - anche in borghese - e mezzi, compreso un elicottero che volteggiava tra il National Mall e il parlamento. E 100 soldati della Guardia nazionale, non armati. Ma i poliziotti sono intervenuti solo per spegnere qualche battibecco tra i manifestanti e i pochi contromanifestanti di sinistra, tutti militanti di organizzazioni anti fasciste e anti razziste.

Gli slogan erano quelli tipici dei fan di Donald Trump, dai brogli elettorali al ’deep state’ corrotto, dall’illegalità dell’obbligo vaccinale alla giustizia con due pesi e due
misure. Anche il repertorio folcloristico era lo stesso: bandiere americane, capellini rossi Make American great again, citazioni bibliche. C’era persino un emulo di Jacob Chansley, lo sciamano cospirazionista di QAnon che assaltò il Congresso
indossando sul petto nudo tatuato una pelle d’orso con le corna: "Siamo qui per essere visibili, per dire che le elezioni sono state rubate, che chi ha protestato il 6 gennaio non ha violato la legge", spiega rifiutandosi di dire il suo nome e da dove
viene, mentre esibisce un colbacco fatto con le sue mani nonostante i quasi 30 gradi. 

Lui però è rimasto deluso da Trump: "Non ha combattuto sino in fondo". "E’ una giustizia a due misure, giusto punire i violenti dell’assalto al Capitol ma
dovevano arrestare anche i militanti di Black Lives Matter per le loro proteste", denuncia Timothy, che con la sua barba bianca e un lungo bastone di legno sembra un santone in un saio verde.  "Ma non erano terroristi, Ashli Babbitt era una veterana di guerra", gli fa eco un afroamericano evocando l’assalitrice uccisa da un agente che poi non è stato punito per aver agito "legittimamente". 
"Rivogliamo Trump, Biden è un pupazzo anziano, un dictator in chief". 

"Chiediamo un giusto processo", insiste un manifestante che indossa una uniforme blu della marina, ricordando che ci sono oltre 600 persone che attendono il dibattimento, anche per reati minori. "Ma cosa sono tutte queste recinzioni? Che le mettano al confine a del Rio", sbotta uno riferendosi alla crisi dei migranti alla frontiera col Messico, un altro tema caro a Trump. Poi sul palco si avvicendano alcuni oratori, tra cui due candidati repubblicani alla Camera, prima che si sciolga il
raduno e, con esso, la grande paura che ha vissuto la capitale.

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