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I deliri rabbiosi dei guerrieri no vax

«Cleytus» ha un figlio di cinque anni e lavora come custode in un palazzo di Milano. Sul suo profilo Facebook tre giorni fa, in un video a torso nudo dal balcone di casa, chiedeva scusa ai suoi sostenitori perché costretto a dare buca alla manifestazione di Roma: «Sarò la delusione di tanti, purtroppo non posso venire. Mi dispiace ragazzi». Colpa delle mancate ferie concesse dalla cooperativa per la quale lavora: «Ma sono e resterò un guerriero».
Sulle bacheca, giusto quarantott’ore prima della perquisizione, la foto di un tirapugni acquistato in vista della tre giorni romana. «Non si potrebbe portare a spasso ma io lo faccio, a tutti gli effetti è un’arma», si vantava con un’amica. Cleytus, 46 anni, al secolo Tommaso P., era il fondatore e amministratore del gruppo Telegram «I Guerrieri». Insieme a lui, tra i più attivi sulla chat, il 53enne Stefano M., due figli piccoli, casa in provincia di Bergamo, nome in codice «Guerriero della notte». Nel gruppo scriveva «di avere i gingilli a lungo raggio da provare». E infatti era titolare di porto d’armi e a casa sua gli investigatori della Digos hanno sequestrato una pistola semiautomatica 9 per 21 e una carabina Smith & Wesson 223 con una gittata che arriva a 300 metri.
Tra gli otto No vax indagati dalla Procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata, anche Francesco, milanese di 34 anni, ossessionato dai ripetitori 5G: «Dobbiamo bruciarli. Metterne fuori uso tanti contemporaneamente così diventeranno matti nel correre dietro a riparare». Su di lui, nonostante negli ultimi tempi si sia distaccato dal gruppo, sono ancora in corso accertamenti visto che risulterebbero contatti anche con personaggi legati alla malavita romana. 
Ma nessuno dei «Guerrieri» finiti nel mirino degli investigatori della Digos, diretti da Guido D’Onofrio, e di quelli della Postale, guidati da Tiziana Liguori, ha trascorsi in politica, legami con movimenti di piazza o aree estremiste. Solo la 51enne veneziana Lara aveva avuto in passato contatti con i «Serenissimi» che puntavano all’indipendenza del Veneto. Oggi però nei suoi pensieri c’è solo l’odio per il premier Draghi, contro i virologi e la campagna vaccinale. Profilo identico alla cameriera 53enne Sandra, originaria del Padovano, che invita i «Guerrieri» a lanciare «verdura e uova marce» durante una visita (poi annullata) del ministro Speranza. È invece attivissima, e amministratrice del gruppo, la 43enne romana Ilaria. Nelle intercettazioni, pur negando apertamente l’esistenza del virus, gli investigatori ascoltano la sua preoccupazione per sintomi simili al Covid: «Ma non faccio il tampone, altrimenti mi chiudono in casa».
Romano è anche il 45enne David, che nella chat non usa nickname ma nome e cognome. Annotano gli investigatori: «Sostiene la ribellione violenta e auspica riunioni dei sodali in presenza». A casa dell’ultimo, e più giovane del gruppo, il 33enne Stefano di Reggio Emilia sono state sequestrate una katana giapponese, uno sfollagente e diverse pistole spray al peperoncino: «Ha una gittata fino a sei metri. Se anche hanno i caschi basta un piccolo spruzzo che passa sotto la visiera e sono fottuti. Accecati per almeno mezz’ora».

Nella chat dice anche di potersi procurare «persone» per le manifestazioni e di «aver recuperato cose che se mi fermano mi arrestano per terrorismo». Parole che secondo gli investigatori rappresentano un «concreto pericolo» vista l’escalation sempre più violenta di parte del movimento No Vax. Gli obiettivi erano già stati scelti: giornalisti, fotografi, cameramen, «i media venduti al regime». Per questo anche se non sono state trovate bombe incendiarie durante le perquisizioni, gli investigatori coordinati dai magistrati antiterrorismo Alberto Nobili e Piero Basilone, ritengono «possibile» che il gruppo volesse mettere in pratica un attacco ai giornalisti durante il presidio di sabato: «Se in lontananza nascosti vedete i furgoni delle tv private o pubbliche dategli fuoco — istruivano via chat —. Una molotov, o con loro o vuoto il furgone, dovete dagli fuoco».

Ieri mattina, quando s’è trovato la polizia alla porta, Cleytus ha immediatamente preso il telefonino e cancellato l’intero gruppo Telegram. Gli agenti, collegati da remoto, hanno però registrato tutto in diretta.
Fonte: Cesare Giuzzi/Corriere.it

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