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Rao: ma nessuno detenuto nero ha mai ostracizzato Izzo


La lettera di Valerio Fioravanti che, nel ricostruire il dibattito tra i detenuti politici "neri" a fine 1982, attribuisce ad Angelo Izzo il rango di esponente della "nuova cultura rivoluzionaria" ha suscitato animate discussioni in diverse pagine e gruppi facebook in cui è stata diffusa. Particolarmente qualificato, e in qualche modo 'definitivo' (fermo restando che gli irriducibili non si arrendono mai per definizione) nel dibattito sono stati diversi interventi di Nicola Rao, che vi restituisco qui nella loro informalità

L'internità di Izzo 

Fino al periodo del suo ‘pentimento’, quindi parliamo del biennio 1984-1985, dopo il tentativo, (come spiega gia’ qui Valerio a Tuti nel novembre 1982) del gruppo che ruotava intorno a Fioravanti, cioè’ Calore, Izzo, Bonazzi ed altri, di dar vita a una ricostruzione antistragista interna al cosiddetto ‘movimento rivoluzionario’) non esiste un solo documento o dichiarazione pubblica di condanna, schifo, esecrazione, presa di distanza, minacce di morte da parte dei detenuti neri contro Izzo. 

Ne’ in carcere, fino al periodo del suo pentimento, Izzo ha avuto problemi di convivenza con i detenuti neri. Nessuno ha mai chiesto che fosse allontanato dalla propria cella. Ne’ lui ha ma chiesto aiuto e protezione in tal senso a nessuna direzione di carcere. Nessuno dei detenuti neri lo ha mai non dico ucciso, ma neanche ferito, aggredito, preso a schiaffi o, a sputi e nemmeno insultatori verbalmente. Mentre ci sono state aggressioni durissime verso altri camerati detenuti. Per non parlare dell’uccisione di Buzzi e Palladino. Anzi. 

Godeva di una vicinanza totale anche a livelli molto alti nel circuito nero. Fino all’84-85 esistono solo due prove documentali della sua internita’ a questo ambiente:
1) il suo articolo pubblicato da Quex.
2) la lunga ed articolata lettera di Fioravqnti a Tuti che per la prima volta Ugo pubblica qui integralmente. Ma dico anche altro. Certo, non esistevano i social, ma fino al suo pentimento, neanche gli ambienti della destra radicale o anche missina , esterni al carcere hanno mai pubblicato o scritto documenti di condanna, esecrazione, presa di distanze, accuse di malattia mentale,di mostruosità’ nei confronti di Angelo Izzo. Il resto sono tutte ricostruzioni ex post senza alcun fondamento storico, documentale e fattuale.

Freda e lo sdoganamento

Se io, Freda, sto in carcere a Trani, Izzo sta in cella con Concutelli e io vado sempre a pranzo nella cella di Concutelli e Izzo e' sempre presente, ovviamente, gia' questo e' uno sdoganamento. Dopo il pentimento di Izzo, solo dopo, tutti i grandi capi del neofascismo duro e puro fecero dichiarazioni pubbliche di esecrazione,schifo, condanna, denigrazione, e chi piu' ne ha piu' ne metta. Ma fino a quella data, nessun detenuto nero ha dichiarato pubblicamente di schifare Izzo. E in carcere nessuno ha chiesto che venisse allontanato o si e' rifiutato di dividere la cella con lui. Nessuno lo ha aggredito (a differenza di molti altri 'camerati' vittime di pestaggi piu' o meno pesanti), nessuno lo ha accoltellato (a differenza di altri che hanno subito questo trattamento), nessuno, ovviamente, lo ha ucciso (mentre altri hanno subito questa sorte). I fatti al momento in cui si svolgevano, erano questi. Tutto il resto e' venuto dopo, guarda caso, la decisione di Izzo di collaborare con i magistrati. Fino a quel momento Izzo era un camerata del circuito nero, degno di considerazione. Da quel momento in poi e' stata scoperta o riscoperta la sua natura maniacale, paranoide, pervertita e si e' riparlato della storia del Circeo. Nella vita contano e parlano i fatti e i comportamenti, le chiacchiere ex post contano poco. Soprattutto in un ambiente e in un mondo che ha sempre fatto del gesto pubblico e del comportamento esemplare la propria divisa. L'unica 'opposizione' di Freda consiste in una lettera inviata al comitato di coordinamento di Quex in cui scrive: ''Non gli riconosco ancora lo status di soldato politico', in sostanza, lo tiene a bagnomaria e in 'osservazione'. Nessuna condanna, nessuna presa di distanza. Nessuna contrapposizione.

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