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Napoli: due indagati per una torta con la faccia di Mussolini

 



  • Un consigliere municipale eletto nella lista civica Napoli popolare  che sosteneva la candidatura a sindaco della senatrice del Partito Democratico  Valeria Valente ed un dipendente del comune di Napoli andato da poco in pensione sono stati accusati di apologia di fascismo per un dolce nostalgico. Perquisite le loro case come ci racconta  il collega Antonio Rapisarda dalle colonne di Libero in un interessante articolo che pubblichiamo integralmente. 

    A chi la torta? “A noi!” E così, nell’Italia da un anno stretta nella morsa del Covid, con le libertà costituzionali di tutti sospese per Dpcm e con i disastri legati a piani pandemici fantasma e mascherine taroccate, c’è chi ha trovato il tempo e i “contenuti” per giudicare reato il profilo di un dolce. Letteralmente. Il motivo? La riproduzione, tra uno strato di pan di spagna e le candeline, del mascellone più celebre d’Italia: quello di Benito Mussolini. Il tutto come dono a sfondo goliardico di un consigliere municipale di centrosinistra a un amico fresco di pensionamento. Tanto è bastato per denunciare i due in nome di un’emergenza che evidentemente non conosce lockdown: il fantomatico ritorno del fascismo. È costata cara quel «Al caro Nunzio Vitolo da parte di Enzo Morra» (non proprio una frase tratta dal breviario del Ventennio)impressa su una torta per la festa di ringraziamento dell’impiegato all’interno delle strutture della Quarta municipalità di Napoli. «Mi hanno fatto la sorpresa l'ultimo giorno – scriveva sulla sua pagina Facebook il festeggiato –. Ringrazio Enzo Morra, consigliere, e coloro che hanno collaborato con me e reso protagonista grazie alla loro competenza. Non volevo emozionarmi, ma l'emozione c'è stata».

  • A quanto pare oltre l’emozione è arrivata pure l’indignazione. Le immagini della torta “mussoliniana” infatti, condivise sui social, hanno impiegato poco a scavalcare il recinto degli amici più stretti. E il fatto che in bella mostra ci fosse il volto del Duce ha scatenato la pronta sollevazione del presidente della Municipalità Giampiero Perrella («Condanniamo un gesto oltraggioso e anticostituzionale») e delle associazioni di sinistra: di qui la segnalazione e la denuncia alla Procura di Napoli nei confronti dell’ex impiegato e di Morra, che da parte sua è consigliere di circoscrizione proprio a Gianturco.
    I fatti sono risalenti a fine gennaio scorso e, dopo l’exploit sul web della foto incriminata, i due protagonisti hanno subito chiarito che non vi era alcun intento apologetico nella trovata: «È stata un’iniziativa goliardica di un amico perché sanno qual è il mio pensiero politico che non ho mai rinnegato», spiegava Vitolo nell’immediato. Ciò però non ha impedito due giorni fa il colpo di scena: un blitz alle prime luci dell’alba a casa dei due, con tanto di perquisizioni e l’imputazione per apologia di fascismo, ossia la vecchia legge Scelba.
    Interpellato da Libero Morra ci tiene a smentire prima di ogni altra cosa uno degli elementerrati nelle ricostruzioni: «Nei quotidiani mi indicano come esponente di Fratelli d’Italiafalso, io sono un eletto di centrosinistra!». La sua carica, infatti è quella di capogruppo di Napoli Popolare, una lista civica di sinistra che ha sostenuto la candidatura a sindaco di Valeria Valente, esponente del Pd. La domanda resta identica: come gli è passato per la testa di far riprodurre l’effige del Duce in quella torta? «Da parte mia si è trattato di uno sfottò. Volevo solo offrirgli una caricatura, dato che Vitolo ha la testa grossa come quella di Mussolini. – continua –. Non c’entra nulla il fascismo, figuriamoci...». Proprio di ciò nelle settimane scorse ne ha parlato proprio con il suo amico: «Ci siamo messi a ridere: “Ti rendi conto che polverone per una cazzata?”». Purtroppo per loro, però, sui social e sui media locali la foto è stata presa sul serio e trasformata in un vorticeFinché l’altroieri tutto ciò si è tramutato in una brutta sveglia: «Nemmeno fossi un criminale. Gli inquirenti sono venuti alle 5.30 del mattino sequestrandomi il cellulare e un tablet. Uno spiegamento di forze senza senso: mi sono ritrovato quattro persone a casa, a cercare chissà che cosa – e infatti non vi era nulla – e ho dovuto trascorrere più di mezza giornata in Questura. E adesso mi tocca pure un processo». In Tribunale, dunque, per un dolcetto politicamente “indigesto”. Saranno contenti i vari Fiano e Boldrini? «Non mi interessa – chiosa –Si tratta semplicemente di un’assurdità. Ci sono altre cose ben più importanti di cui dovrebbero occuparsi gli inquirenti e sulle quali mostrare un piglio deciso: Napoli è ostaggio della microdelinquenza e vengono a perquisire me per una torta...».

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