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6 febbraio 1934: l'insurrezione fascista fallita spiana la via al Fronte popolare


Nel gennaio 1934, l’ antiparlamentarismo dell’opinione pubblica è esacerbato dal misterioso suicidio di Stavisky, truffatore legato al mondo politico. Inoltre Chiappe, prefetto di Parigi, giudicato troppo indulgente con le leghe dell'estrema destra, viene sostituito. Queste ultime scendono allora nelle strade il 6 febbraio, giorno dell’investitura del governo Daladier. Si formano diversi cortei: la Croix-de-Feu (organizzazione di ex combattenti, antiparlamentare e nazionalista, fondata nel 1927, e sciolta dal governo del Front Populaire) manifesta in ordine, l’Union nationale des combattants mostra invece una maggiore aggressività nei confronti delle forze dell’ordine; infine, l’Action française e le Jeunesses-Patriotes hanno intenzione di marciare verso il Palais-Bourbon (la sede dell’Assemblea Nazionale). Lo scontro cercato avviene in place de la Concorde; i poliziotti, bombardati da proiettili, fanno fuoco. Negli scontri ci saranno 17 morti e 2.000 feriti. Per cercare di rappacificare gli animi, Daladier, nonostante il sostegno della Camera, si ritira, sostituito da Doumergue: il governo legittimo ha ceduto alla strada, ma il regime ha retto.

LA NASCITA del FRONT POPULAIRE

Il 6 febbraio 1934, a Parigi, diverse leghe manifestano con estrema violenza contro «i ladri e i corrotti» ma senza una precisa organizzazione  e coordinamento per abbattere il regime benché screditato. I violentissimi incidenti - 17 morti e più di 2.000 feriti – finiscono tuttavia per suscitare un riflesso di «difesa repubblicana» tra i partiti di sinistra, nonostante una profonda ostilità reciproca, aggravata dall’isolamento del partito comunista, dovuto alla strategia di «classe contro classe» imposta da Mosca e dal VI congresso del Comintern, che ha già prodotto il disastro tedesco.

Qualche giorno dopo tutto evolve. La spinta della «base» si vede il 12 febbraio: i cortei socialista e comunista fraternizzano durante una sfilata di protesta.

Preoccupato della situazione tedesca, il Comintern impone al partito comunista la politica della «mano tesa». Nel giugno del 1934, Maurizio Thorez propone un patto di unità d’azione alla S.F.I.O. (Section Française de l’Internationale Ouvriere, dal 1969 PS, Parti Socialiste), che, il mese seguente, l’accetta; il 13 novembre rivolge la sua proposta ai radicali, con l’idea di un «Front Populaire del lavoro, della libertà e della pace».

Le sconfitte elettorali del partito radicale nel 1934 e nel 1935, la foga dei suoi «Jeunes-Turc» (corrente del partito radicale) - Cot, Mendès France e Zay – spingono questa formazione a partecipare a una giornata comune con la S.F.I.O. e il partito comunista, il 14 luglio 1935, vero atto di nascita del «Rassemblement populaire».

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