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5 dicembre1981: in ricordo di Alessandro Alibrandi


La commemorazione di Francesco Bianco

“A 30 anni dal martirio di Alessandro, ci ritroviamo qui per ricordare e ricordarci, da vivi, che la vita va vissuta con onore e dignità.  Onore e dignità che si acquisisce e prende forma anche con piccoli gesti quotidiani: aiutando un camerata in difficoltà, sostenendo le proprie idee in maniera disinteressata, evitando di farsi intrappolare dalle lusinghe a cui  una società corrotta vorrebbe conformarci, affrontando a viso scoperto chi ci vorrebbe relegati nei libri faziosi di storia o nelle cronache giudiziarie. Non è vittimismo ricordare che la cultura e la prassi antifascista ci voleva morti, o, nel migliore dei casi, ghettizzati, che è poi  come volerci condannati alla morte civile.
E’ stato un martirio, quello di Alessandro, consumato nell’inferno di una guerra civile che non voleva finire. Un dramma che si è consumato sotto gli occhi impietosi di una borghesia vigliacca e di un neoantifascismo assassino che imputava ai figli quello che non sono stati in grado di capire dei padri. LEGGI TUTTO

La riflessione di Gabriele Adinolfi

Tra poco uscirò per andare al concerto indetto per il trentesimo anniversario della morte di Alessandro Alibrandi. La notizia non è circolata molto, non l'ho trovata in giro tra forum e facebook. I soliti noti, i soliti di allora, solo loro sembrano essersene voluti occupare. Pare quasi un incontro clandestino, che si tiene alla chetichella. Non per colpa della vecchia guardia, sia chiaro, la quale si è limitata ad essere discreta come al solito, perché se ben la conosci ti accorgi che non è per nulla esibizionista. LEGGI TUTTO

La testimonianza di Francesca Mambro 

Quella mattina – ricorda Francesca Mambro –  avevamo un appuntamento all’alba. Ci vediamo tutti insieme, perché avevamo deciso di sparare all’agente Angelino. Io arrivo all’appuntamento con Giorgio e troviamo gli altri già sul posto. Ma dell’agente non c’è traccia, così ci separiamo e ci diamo appuntamento in un ristorante per l’ora di pranzo. Io e Giorgio arriviamo a questo ristorante e loro non ci sono. Ma non mi preoccupo. Aspettiamo che telefonino per comunicarci un eventuale cambio di programma, però non arriva nessuna chiamata. Io e Giorgio mangiamo, poi ce ne andiamo. Saranno state le 15.30, quando passiamo davanti a un’edicola e vediamo un quotidiano del pomeriggio, Vita Sera, che pubblica a tutta pagina la foto di Alessandro. Il giornale diceva che era in fin di vita, ma ancora vivo. Quando la sera, dal telegiornale, apprendo che è morto, per me è uno choc terribile. Comincio a tremare tutta, come se avessi la febbre a quaranta, e non riesco nemmeno a parlare. Le parole mi escono tutte sbiascicate, sudo freddo, singhiozzo. Una reazione nervosa pazzesca, che non ho mai più avuto. LEGGI TUTTO

La narrazione di Massimo Carminati

Alessandro Alibrandi fu vittima di fuoco amico? A lanciare l’accusa contro i suoi camerati, la mattina del 5 dicembre 1981 al Labaro, è Massimo Carminati, in una delle tante intercettazioni ambientali nel suo ufficio a cielo aperto, il bar di Vigna Stelluti nel maggio 2013. Il fascio-criminale parla con un camerata dei vecchi tempi e la conversazione è ricostruita in un’informativa del Ros dei Carabinieri che ha avuto ampia diffusione all’epoca del blitz contro “Mafia capitale” LEGGI TUTTO

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