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10 settembre 1976, un finto mistero: muore in Spagna Gianni Nardi


In queste settimane [autunno 1976, ndb] L’Europeo ha indagato sulle diverse facce del terrore nero: quella dei legami oscuri con l’apparato statale, quella, più recente, dei rapporti istituzionali con la malavita (sequestri, rapine, riciclaggi e altro), quella della preparazione e dell’attuazione del terrorismo politico puro. Terrorismo che, abbiamo visto, si deve più correttamente definire « di centro », o bianco.
Ma il terrore ha un’altra faccia, spesso dimenticata. Quella dell’abbandono, o del «tradimento ». Decine e decine di giovani, usati per anni dai corpi separati dello Stato attraverso le organizzazioni di estrema destra, addestrati con cura all’attentato, alla rapina, alla violenza, all’assassinio politico (due settimane fa abbiamo parlato del segreto campo di addestramento di Alghero) sono stati poi abbandonati dai loro protettori.
Con minore o maggior durezza, i più sono stati « invitati » al silenzio e formano oggi il piccolo esercito degli espatriati, ricattabili e pronti a tutto. Come Pierluigi Concutelli, l’assassino del giudice Vittorio Occorsio. Alcuni, depositari di segreti irrivelabili, sono stati giustiziati: vale per tutti l’esempio di Giancarlo Esposti, colpito a morte nell’imboscata di Pian del Rascino. E del resto, quella pallottola nel collo di Mario Tuti al momento dell’arresto non ha mai avuto una plausibile giustificazione.
Fra i giustiziati la pubblicistica ha inserito i giovani fascisti colpiti da morti misteriose. L’e­lenco è lungo: gli ultimi due nomi sono partico­larmente interessanti. Qualche mese fa, Bruno Stefàno, Avanguardia nazionale e poi Ordine nuovo, amico di Stefano Delle Chiaie, di Gianni Nardi e dei veneti di Freda, viene dato per morto in Svizzera. La notizia è definita certa dalla polizia, ma il corpo di Stefàno non è mai stato trovato, né mai sono state svelate le circo­stanze della sua morte [e infatti non è morto, ndb]. A metà settembre, infi­ne, Gianni Nardi muore in un incidente d’auto a Palma di Majorca. In circostanze altrettanto misteriose. La morte di Nardi ha avuto l’onore della cro­naca, sui giornali italiani, per due giorni. Qual­cuno vi ha visto dietro le mani del potere. Qualcun altro ha segnalato piccole «stranez­ze». Poi tutto è finito. Abbiamo voluto condur­re un’inchiesta in Spagna. La sua conclusione è sconcertante: secondo noi, Gianni Nardi non è mai morto.
Fonte L’Europeo, novembre 1976.

Nel settembre del 1972, Gianni Nardi, insieme ad altri due militanti, fu bloccato dalla Polizia, al valico di Brogeda, ai confini con la Svizzera, su una Mercedes di colore nera. Nella perquisizione, gli agenti di pubblica sicurezza, trovarono materiale esplosivo ad alto potenziale e numerose armi con caricatori. Gli stessi agenti affermarono di aver notato, in Gianni Nardi, una certa rassomiglianza con il killer del commissario Mario Calabresi. Incriminato e poi prosciolto per l’omicidio Calabresi ma condannato per favoreggiamento nell’omicidio di un benzinaio a Piazzale Lotto a Milano, Gianni Nardi, decise di fuggire all’estero, precisamente a Palma De Maiorca. Infatti la Spagna, negli anni ’70, era considerata il rifugio dell’estrema destra europea ed italiana. Dopo quattro anni, il 10 settembre del 1976, le autorità iberiche, dichiararono Gianni Nardi morto in un incidente d’auto. La macchina finì fuori strada prendendo subito fuoco e rendendo così irriconoscibile il cadavere. Una morte costellata da misteri. Infatti, alcuni anni dopo, nell’aprile del 1991, i Magistrati,mentre indagavano sui mandanti della strage alla stazione di Bologna, trovarono negli archivi di Forte Braschi, il nome di Gianni Nardi nell’elenco dei 1.915 che erano stati contattati dal Sismi per essere inseriti nella struttura di “Gladio”. Addirittura a Gianni Nardi gli era stato attribuito una sigla, 0565, segnalato dal Capitano Camillo Carrignani soprannominato “Serafino”. Infine, nel 1993 le clamorose rilevazioni di Donatella Di Rosa, nota come Lady Golpe. In una conferenza stampa, Donatella Di Rosa, affermò di aver partecipato a riunioni segrete, con l’intento di raccogliere fondi e organizzare un Colpo di Stato, con alti esponenti delle Forze Armate ma anche con Gianni Nardi [la madre di Nardi sarebbe stata l’amante del marito di Lady Golpe, alto ufficiale dell’esercito, ndb]. Nove giorni dopo fu riesumato in Spagna il corpo di Gianni Nardi e in pochi giorni ne fu confermata l’identità. Donatella Di Rosa fu condannata in appello a due anni e otto mesi di reclusione per calunnia e autocalunnia ed al risarcimento di ottocento milioni di lire alle parti civili [tra cui la madre di Nardi, ndb].
Fonte: gianninardi.blogspot.it

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