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9 giugno 1937: uccisi in Francia i fratelli Rosselli, grandi nemici del fascismo

Il 9 giugno del 1937, i due fratelli Rosselli, in auto, stavano viaggiando verso la città di Bagnoles de l’Orne, un centro termale dove Carlo doveva curarsi. Un commando della destra estrema, detta “La Cagoule”, fingendo di essere rimasto in panne con la propria vettura, riuscì a far fermare i due fratelli, pronti senza alcun sospetto a dare una mano. Nello appena sceso dal posto di guida, fu colpito da 4 pistolettate e ben 17 coltellate; Carlo, rimasto seduto, fu freddato con due colpi, poi uno dei killer infierì con quattro pugnalate.
La magistratura d’Oltralpe comminò, nel 1948, tre pene capitali, i lavori forzati a vita del reo confesso Fernando Jacoubiez ed altre 23 condanne (altri 11 imputati vennero assolti). Nel 1942 un altro membro del commando, fuggito in Spagna e rientrato per partecipare alla Resistenza, era stato fucilato come ostaggio dai nazisti nel marzo del 1942. Studioso di storia e letteratura, aveva lasciato un diario che aveva permesso di ricostruire le azioni ed i nomi dei capi e dei componenti dell’intera banda. 

UNA NOTA BIOGRAFICA

Carlo, ufficiale degli alpini, ferito al fronte del primo conflitto mondiale, professore universitario; Nello, allievo a Firenze di Gaetano Salvemini, storico e docente universitario. Il primo orientato verso idee socialiste, il secondo simpatizzante liberale, vicino a Giovanni Amendola. Entrambi antifascisti attivi, subiscono numerosi arresti, aggressioni, devastazioni dell'abitazione fiorentina, ammonizioni di polizia. Carlo, nel 1926, fonda e dirige il settimanale di ispirazione socialista Quarto Stato; arrestato nuovamente è assegnato al confino nell'isola di Ustica - assieme al fratello Nello - e successivamente a Lipari. Nel 1929, unitamente a Fausto Nitti ed Emilio Lussu, Carlo fugge da Lipari e, via mare, si rifugia in Francia. Fondatore e dirigente del movimento "Giustizia e libertà", nel '36 accorre in Spagna, combatte nelle Brigate internazionali, resta ferito a Monte Pelato. Nel frattempo Nello è di nuovo arrestato e confinato a Ponza; qualche tempo dopo riesce ad espatriare raggiungendo in Francia il fratello Carlo rientrato dalla Spagna per curarsi a Bagnoles de l'Orne. Nei pressi della cittadina francese, i due fratelli cadono nell'agguato teso loro da alcuni sicari del gruppo filofascista La Cagoule e sono massacrati a colpi di arma da fuoco e coltellate; mandanti del duplice omicidio, Mussolini e suo genero Galeazzo Ciano, alcuni ufficiali del SIM (Servizio informazioni militari), come ha provato l'istruttoria giudiziaria condotta a Roma nel 1944-45.
FONTE: Portale dell'ANPI

UNA FAMIGLIA PERICOLOSA

LA VERA STORIA DEI FRATELLI ROSSELLI

Per leggere una storia ben fatta, e senza tanti fronzoli, di Carlo e Nello Rosselli, della loro famiglia, di Giustizia e Libertà, del «socialismo liberale», dell'Ovra mussoliniana, dell'antifascismo italiano ai tempi del Dux e del fascismo ai tempi delle carceri, del confino, delle persecuzioni, degli attentati e delle condanne a morte, ci vuole uno storico straniero e per così dire «disorganico» alle tradizioni politiche e culturali dell'Italietta. Una famiglia pericolosa racconta per filo e per segno, e senza tante svenevolezze ideologiche, le avventure e le sventure di Carlo e Nello Rosselli, della loro madre Amelia, delle loro consorti e dei loro figli. Ne è autrice Caroline Moorehead, una giornalista inglese senza debiti con una particolare visione del mondo (a differenza di quanti, da noi, raccontano e infiocchettano da decenni le stesse vicende). È la storia d'un gruppo di nemici della dittatura (intellettuali, artisti, studenti e professori) che sfidarono il fascismo dalla clandestinità, senza accettare compromessi.
Ricchissimo, teorico improvvisato, Carlo Rosselli bruciò quasi l'intero patrimonio nell'impresa d'abbattere Mascellone dal suo trono. Strada facendo, traghettò il liberalismo (tra virgolette) di Piero Gobetti e il socialismo moderato di Giacomo Matteotti, Filippo Turati e Claudio Treves in campo sempre meno socialista e sempre più comunista. A Josip Stalin, tuttavia, il fondatore di Giustizia e Libertà preferiva di gran lunga Leon Trotsky, come racconta Franco Bandini nel suo Il cono d'ombra, SugarCO 1990, dove addirittura s'adombra il sospetto che dietro la Cagoule (la banda di fascisti francesi che uccise i due fratelli a Bagnoles-de-l'Orne il 9 giugno 1937) ci fossero gli uomini del Nkdv, il servizio segreto sovietico. Naturalmente non andò così: a uccidere Carlo e Nello Rosselli furono, meno romanzescamente, i sicari dell'Ovra, che aveva infiltrato il milieu antifascista all'estero, e che l'aveva giurata al capo della «congiura antimussoliniana».
Carlo Rosselli, dopotutto, era il mandante e il finanziatore di sacrosanti attentati al regime del «Grande imbecille», come più tardi lo chiamò Curzio Malaparte. Fuggì rocambolescamente dal confino. Organizzava raid aerei e faceva piovere volantini dal cielo su Roma e Milano. Era stato un protagonista della guerra civile spagnola, prova generale della futura guerra antifascista: «Oggi in Spagna, domani in Italia». Aveva inventato le brigate internazionali, ed era stato il capo politico, prima di stancarsene, della brigata italiana, la «Garibaldi», che nel 1937 contribuì a sconfiggere i «volontari» italiani nella battaglia di Guadalajara. Lui, la sua famiglia e i suoi amici (Leone Ginzburg, Emilio Lussu, Massimo Mila, Franco Venturi) non si lasciarono spaventare dal regime che aveva trasformato il paese nel palcoscenico per le esibizioni d'un sinistro clown megalomane (corna facendo, forse ci risiamo).

Benché qua e là si lasci un po' prendere la mano dalla retorica, Moorehead non idealizza Carlo Rosselli. «Ancora ostile», scrive, «a ciò che percepiva come la rigidità e il settarismo dell'Unione Sovietica, Rosselli era arrivato ad apprezzarne la disciplina e l'efficienza», e «non espresse mai i propri sentimenti rispetto alla brutalità dei comunisti in Spagna». Era lo spirito dei tempi. Com'era nello spirito dei tempi che lo scrittore Dino Segre (in arte Pitigrilli) lo vendesse all'Ovra e che un altro scrittore, Alberto Moravia, cugino dei Rosselli e più tardi icona della sinistra comunista, ne oltraggiasse la memoria, insieme a quella dei familiari e dei compagni di lotta, nel Conformista (Bompiani 1951). Stalin non aveva ancora fatto comunella con Hitler, e la comunella non sarebbe del resto durata abbastanza da impedire agli antifascisti di marciare senza scandalo a fianco dei comunisti. Ma la sbandata giacobina di Giustizia e Libertà avrebbe inquinato, attraverso il Partito d'azione, la storia della futura democrazia italiana.
FONTE: Italia oggi, Recensione di Diego Gabutti

1 commento:

  1. I due fratelli erano 2 ebrei cerchiamo di essere più precisi! Ed erano 2 EBREI CHE cospiravano tramavano contro l'Italia 2 brave personcine a modo proprio 2 esempi di italiani patriottici

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