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Strage di Capaci.Provenzale(Forza Nuova): in Sicilia c'è la chiave di tutto

Il 23 maggio del 1992 con oltre 400 chili di tritolo la mafia fece esplodere la Fiat Croma del giudice Giovanni Falcone. Nel tratto dell’autostrada A29, da Punta Raisi a Palermo, persero la vita anche la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Il siciliano Giuseppe Provenzale, vice segretario nazionale di Forza Nuova, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook ci racconta questo inedito 23 maggio palermitano senza commemorazione della strage di Capace, causa pandemia precisando inoltre che in Sicilia si trova la chiave di tutto.



Un inedito 23 maggio palermitano
"È in Sicilia che si trova la chiave di tutto"
Ringrazio, solo per oggi, il "distanziamento sociale" perché ha impedito che si ripetesse, almeno per quest'anno, quel ridicolo assembramento arcobaleno che veniva spacciato come commemorazione della #stragediCapaci.
Nessuna nave di ignari studenti vocianti del nord in gita; nessun nuovo "eroe" di quella magistratura che isolò - essendo anche solo di fatto complice delle stragi - Falcone e Borsellino a sfilare; nessun politico eletto grazie ai pacchetti di voti controllati da cosa nostra a pontificare; nessun ministro o presidente siculo-romano a cianciare di mafia; nessun giornalaio consunto intento ad adattare gli appunti degli anni precedenti e a sparlare del depistaggio dei depistaggi: la trattativa Stato-mafia; nessun gangster professionista dell'antimafia in giro...

Niente di tutto questo, grazie a Dio, e, in compenso, l'eco dell'inadeguatezza assoluta dell'ennesimo, indegno ministro siciliano ai disonori della cronaca in questi giorni e il caso Palamara Csm-Anm, quasi silenziato dalla grande stampa, che irrompe nel suo profondissimo, desolante squallore, confermando la meschinità di una parte maggioritaria della magistratura che dopo le stragi si istituzionalizzò trionfante come cancro tentacolare dello Stato più profondo a cui tanto fastidio davano proprio Falcone e Borsellino con la loro genuina moralità.

È la Verità, infine, che, forse, acquista uno spazietto in più su quel 1992 stragista, vero anno di svolta per l'Italia che allora conservava ancora una sua seppur residuale dignità.
Italietta che, nata il 2 giugno, venne riformata a dovere nella stessa data dell' annus horribilis 1992 a bordo del Britannia, proprio in mezzo alle due stragi palermitane che di palermitano ebbero soltanto l'ambientazione, la scelta della location, malgrado cosa nostra, l'elezione del tragico set, imposta da produttori, sceneggiatori e registi alle comparse, spesso ignare, gestite dal "povero" capo comico Totò 'u curtu e dai colonnelli dei relativi mandamenti, che firmavano così tutti insieme l'inesorabile declino del loro storico ruolo di limoni spremuti dalle logge, dai Servizi e dai loro architetti dalle larghe vedute mondialiste.

Qualcuno ha provato ad entrare a spinta sulla scena, i depistatori eccellenti non mancano mai di cogliere le occasioni, ma nulla rimane e c'è da esserne moderatamente soddisfatti.
Ma, nulla accadrà di positivo in Italia finché sulla stagione delle stragi non si alzerà il velo, nulla accadrà di positivo in Italia finché la Sicilia verrà usata alla maniera dei Savoia e dei loro eredi massonico-repubblicani. Perché, nel bene e nel male, è vero: "È in Sicilia che si trova la chiave di tutto".

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