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Report annuncia uno scoop grottesco su Fiore e la strage di Bologna

Un "retroscena che potrebbe riscrivere la storia del legame tra la strage" del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna e "la fuga a Londra di Roberto Fiore e di altri estremisti neofascisti", e che svela "una pista investigativa che non e' mai stata riscontrata a causa di un clamoroso errore nelle indagini". Questo l'annuncio che si ascolta nell'anticipazione dell'inchiesta che sarà trasmessa questa sera nel programma di Rai 3 'Report'. Il retroscena, si legge sulla pagina Facebook del programma, è stato rivelato in "un'intervista esclusiva" da "un ex dirigente del movimento neonazista inglese", Ray Hill, e si inserisce in un'inchiesta, realizzata da Giorgio Mottola con la consulenza di Andrea Palladino, che "sarà un viaggio nell'impero finanziario dell'estrema destra dagli anni '80 a oggi", in particolare "nell'impero economico del capo di Forza nuova, Roberto Fiore, fuggito a Londra negli anni '80 e che da latitante si è ritrovato a gestire un floridissimo business che arrivava a fatturare oltre 30 milioni di euro all'anno". 
Un viaggio che "termina con l'incontro di uno dei ricchi latitanti neofascisti riparati a Londra e diventati imprenditori di successo", un uomo che, pur essendo "tra i 30 ricercati più importanti, vive indisturbato" nella capitale inglese e "gestisce un piccolo impero economico".
Presentando il servizio a 'Che tempo che fa', il conduttore di 'Report', Sigfrido Ranucci, spiega che "abbiamo scoperto che c'è stata una persona che avrebbe chiamato un referente in Inghilterra chiedendogli aiuto per rifugiare alcuni latitanti neofascisti che si sarebbero resi autori di azioni violente nel Paese". 
Questo, aggiunge, avvenne "pochi mesi prima della strage di Bologna, e l'infiltrato che aveva ricevuto questa comunicazione l'ha comunicata alla Polizia inglese, ma quando è arrivata in Italia è stato cambiato il nome del neofascista che aveva chiesto aiuto". 
Il protagonista della storia, si ascolta nell'anticipazione del servizio, è l'italiano Enrico Maselli, "indagato e prosciolto nel 1974 per banda armata e subito dopo condannato per detenzione illegale di armi, e per questo scappato dall'Italia". Maselli, spiega Mottola, ha poi trascorso la propria latitanza "tra il Sudafrica e gli Stati uniti, dove e' stato assunto da un'industria del settore della Difesa". Proprio lui, afferma Hill nella sua intervista, "mi disse nel 1980, sei mesi prima della strage: 'Abbiamo pianificato una serie di azioni che ci causeranno molti problemi, puoi trovare rifugio ad alcuni camerati che saranno costretti a scappare dall'Italia?'". Da parte sua, nel frammento di intervista che si puo' vedere su Facebook, Maselli conferma di conoscere Hill, che "era in Sudafrica e mi era stato presentato da un amico", affermando pero' che "racconta un sacco di ca...te nei miei confronti".

Così l'agenzia Dire sullo scoopettone annunciato di Report. In realtà viene spontaneo un dubbio: perché un ordinovista di terza fila, rifugiato con decine di altri camerati in Sud Africa, in tempi in cui il regime era ben solido, avrebbe dovuto chiedere aiuto a Londra per ospitare militanti dei Nar e di Terza Posizione? 
Ma vediamo chi era Enrico Maselli. Militante ordinovista a Pisa, imputato nel processo Ordine Nuovo-Ordine nero istruito a Torino, detenuto all'epoca del rinvio giudizio (fonte Flamigni) è condannato a pochi mesi per detenzione di armi in un processo per "cospirazione politica" in cui non era mai stata contestata la banda armata. Un reato che la stessa corte qualifica di "lieve entità" e per cui lui è assolto assieme a tutti i coimputati toscani. E per questo uno condannato a sei mesi, cioè senza neanche iscrizione al casellario giudiziario, sarebbe dovuto scappare dall'Italia?

Questa la cronaca della Stampa, il giorno della sentenza, il 4 maggio 1976

"Ordine Nuovo" partito fascista cospirava contro la democrazia 

La sentenza per le "trame nere, dopo dieci ore. 
"Ordine Nuovo" partito fascista cospirava contro la democrazia Per la prima volta, dopo vari procedimenti, i giudici hanno fissato questi princìpi. Sul piano della responsabilità personale, 9 condanne da 6 mesi a 4 anni e 32 assolti.
Nove condanne e 32 assoluzioni: questa la sentenza della corte d'Assise che ha giudicato i 41 neofascisti imputati di cospirazione politica per aver aderito al movimenti «Ordine Nuovo» e «Ordine Nero». Sono stati inflitti quattro anni di reclusione a Salvatore Francia, 3 anni e mezzo ad Adriana Pontecorvo; 2 anni a Luigi Caramori e Giovanni Pierri; 1 anno e 6 mesi a Vittorio Ambrosini, Giuseppe Stasi, Emilio Garrone; 7 mesi ad Antonio Usai; 6 mesi a Enrico Maselli. Cinque anni di Interdizione dal pubblici uffici per Francia e la Pontecorvo. 
I primi sette sono stati riconosciuti responsabili di cospirazione politica — che è l'accusa originaria contestata dal giudice istruttore Violante — con la diminuente del «fatto di lieve entità ». Usai e Maselli condannati solo per detenzione di armi. Secondo la corte dev'essere anche esclusa dal reato la dizione «attraverso la formazione di squadre armate di militanti aventi il compito di provocare disordini e successivamente di appoggiare reparti militari in servizio di ordine pubblico». Giancarlo Cartocci e Giuseppe Dionigi sono stati dichiarati non punibili perché hanno lasciato la associazione cospirativa prima che questa raggiungesse il suo scopo, cioè di attentare alla Costituzione dello Stato. Ezio Caldera, Pietro Gibbin, Leone Mazzeo, Mario Pavia, Gualtiero Pitton e Bruna Mura sono stati assolti per insufficienza di prove. Andrea Borghesio, Cosimo Camon, Louis Rodriguez Garcìa, Giuseppe Lorenzi, Gian Luca Marchetti, Silvano Marcolini, Felice Mirando, Matteo Omegna, Emilio Ravallese, Alberto Isoardo Stazzone, Elio Torchio e Antonio Usai sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Mario Catola, Armando Della Bruna, Giuseppe Foresi, Gian Piero Gagliardi, Mauro Gronchi, Lamberto Lamberti, Enrico Maselli, Mauro Mennuccl, Franco Palermo, Alessandro Nardi, Paolo Pecoriello, Maurizio Rossi, Mauro Tornei e Dionigi Torchia assolti perché il fatto non sussiste. Il Rossi è stato prosciolto con formula ampia anche dall'accusa di detenzione di armi. Mario Pavia, Lamberto Lamberti e Giuseppe Dionigi sono stati immediatamente scarcerati, revocato il mandato di cattura emesso contro Gargia, Maselli e Tornei. 
«Una sentenza strana» è stato il primo commento di giudici e avvocati. In attesa di conoscere la motivazione, possiamo fare alcune considerazioni. E' la prima volta in Italia che si applica il reato di cospirazione politica contro le Istituzioni dello Stato al movimento neofascista «Ordine Nuovo». Tutto il gruppo toscano di «Ordine Nero» (fra gli accusati, parecchi amici e conoscenti di Mario Tuti) è stato prosciolto, ad eccezione di Usai e Maselli condannati solo per le armi. Come mai? La corte, nel condannare Francia e la Pontecorvo, ha dimostrato di aver creduto al «manuale sulla guerriglia» del leader di «Ordine Nuovo» In tutto fuorché nel punto in cui si parla delle squadre armate. Perché? Ultima considerazione: «Ordine Nuovo», dunque, ha cospirato contro lo Stato. Ma in sette non si fa un golpe. Il minuscolo gruppetto doveva contare, senza dubbio, sull'aiuto di qualcuno, molto più forte, molto più in alto. Chi? L'inchiesta di Violante, si sa, su questo punto non è ancora conclusa. 

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