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23 marzo 1933: il Reichstag vota i pieni poteri a Hitler

Il Decreto dei pieni poteri, conosciuto anche come Legge dei pieni poteri (in lingua tedesca, Ermächtigungsgesetz), è il provvedimento approvato dal Reichstag il 23 marzo 1933. Questo decreto rappresentò il secondo passo compiuto dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (e controfirmato dal Presidente Paul von Hindenburg) per dichiarare lo stato di emergenza e nei fatti instaurare una dittatura utilizzando gli strumenti legali messi a disposizione dalla Repubblica di Weimar. Il primo fu il Decreto dell'incendio del Reichstag, opera di uno squilibrato olandese il 28 febbraio, ma attribuito al partito comunista
Quando il neocancelliere Adolf Hitler presentò il Decreto dei pieni poteri al Parlamento, egli non possedeva la maggioranza assoluta dei voti. L'impetuosa avanzata alle elezioni del 5 marzo 1933 (+10%) gli aveva dato soltanto il 43.9% dei voti e 288 deputati su 647. Pper assicurarsi l'approvazione del piano, fece arrestare o comunque impedì con la forza di partecipare alla seduta a tutti i deputati comunisti e ad alcuni socialdemocratici, minacciò fisicamente ministri ed esponenti del Centro Cattolico e fece disporre le SA, squadre paramilitari del Partito nazionalsocialista, attorno e all'interno del Reichstag durante la votazione.
Secondo alcuni storici, il consenso dato dal Partito del Centro all'approvazione della legge dei pieni poteri fu concesso in cambio della promessa di Hitler di stipulare un concordato con la Santa Sede; tuttavia, dai documenti dell'archivio vaticano non risulta che la Santa Sede fosse stata preventivamente informata sulle trattative intercorse tra Hitler e i parlamentari del Centro. Il primo atto preso nell'ambito del decreto dei pieni poteri fu l'ordine di scioglimento del Partito Socialdemocratico di Germania, che aveva votato contro il decreto stesso.

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