Maurizio Pedrazzini 22 anni, milanese, militante di Lotta continua, è arrestato il 22 marzo 1972: con una pistola aveva sparato sul pianerottolo di Franco Servello, allora commissario straordinario della federazione missina di Milano (nella foto è il secondo da destra, il 12 aprile 1973, prima degli scontri del ‘giovedì nero’, in cui perde la vita l’agente Marino).
“In quei giorni – scriverà Leonardo Marino – era andata buca la prima operazione di giustizia rivoluzionaria della nostra organizzazione: l’assassinio dell’on. missino Franco Servello, capo dei fascisti milanesi. Il compagno Maurizio Pedrazzini, che avrebbe dovuto giustiziarlo, si era fatto beccare con l’arma in mano sul pianerottolo dell’abitazione di Servello. Pedrazzini si era appostato al piano di sopra, in attesa che Servello uscisse di casa e chiamasse l’ascensore. Avrebbe dovuto piombargli alle spalle e sparargli mentre l’on. missino entrava in cabina. Ma il nervosismo lo aveva tradito e, mentre aspettava, gli era partito un colpo che aveva fatto uscire tutta la gente dalle loro abitazioni. Pedrazzini, subito catturato, disse che voleva soltanto minacciarlo con la pistola per impedirgli di andare a tenere un comizio.
Quella calibro 38 era stata rubata a Torino, all’ armeria Caccia e pesca di via Statuto, insieme ad altre 30 pistole, tra queste la Smith e Wesson del delitto Calabresi, sempre a prestar fede a Marino. Pedrazzini è sospettato anche per l’ irruzione all’ armeria di via Hoepli, a Milano, che viene svaligiata all’ inizio del 1972.
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