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Le associazioni di Rionero: liberate i tifosi arrestati

’No’ al carcere preventivo per gli investitori del tifoso di una compagine sportiva lucana travoltoda una vettura in retromarcia. Lo scrivono una decina di associazioni di Rionero in Vulture (Potenza), riferendosi all’agguato avvenuto lo scorso 19 gennaio a Vaglio Basilicata nel quale è morto il 39enne supporter della Vultur, Fabio Tucciariello, investito da un 30enne di Melfi. 
"Da due settimane ed ancora oggi dei ragazzi ’colpevoli’ di una pur grave incapacità di valutare le inaspettate, molteplici, e nel caso specifico tragiche conseguenze di una provocazione inopportuna, ma ’innocenti’ fino a prova contraria delle aggravanti contestategli ormai solo a mezzo stampa o social, sono ancora privati della loro libertà e della possibilità di elaborare la tragica perdita del caro Fabio, della cui morte restano testimoni oculari. Ma la notizia doveva essere virale e il caso era diventato esemplare in pochi minuti", sostengono.
"Noi crediamo che la comunità del Vulture, composta da gente pacifica e ragionevole, debba resistere con maturità a questa barbarie, innanzitutto perché sa che non giovano a nessuno conflitti ne’ tra le comunità ne’ al loro interno, ma anche perché sa che in questo momento serve che lo Stato si mostri
davvero giusto, soprattutto perché ciò consentirebbe alla comunità stessa di cominciare a curare le troppe ferite e ripartire all’insegna dell’unione, non per fingere che non sia accaduto nulla ma per migliorare realmente i nostri contesti sociali e di vita. Le comunità di Melfi e di Rionero si  abbracciano e si stringono la mano da tempo e continueranno a farlo, come continueranno a fare anche i tanti ragazzi che, tenendo nel giusto peso il clima domenicale, non vivono rivalità, sono amici, compagni di scuola, colleghi di lavoro", si legge ancora nella nota.
"Oggi, in nome di quanto detto, ci continuiamo a chiedere come sia possibile pensare che per i giovani tifosi della Vultur tratti in arresto domenica 19 gennaio non vi sia altro rimedio al carcere preventivo - scrivono le associazioni - noi conosciamo quei ragazzi , li conosciamo tutti, uno ad uno e
sappiamo che oggi si ritrovano a vivere attimi di terrore e che quello che è accaduto certamente gli ha già cambiato la vita. Lungi da noi volerci sostituire alle indagini che sta portando avanti la magistratura. Chiediamo a gran voce di far emergere al più presto la verità perché quei ragazzi meritano di essere giudicati per le loro responsabilità: quelle vere, non quelle di maggiore effetto. Noi sappiamo bene che quei ragazzi non sono criminali e non meritano di essere trattati come tali ed è per questo che speriamo di incontrarli al più presto, per riaccoglierli all’interno di una comunità pronta ad affiancarli compattamente in un processo di totale riscatto".

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