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Il 77 nero, tra falso (la cacciata di Lama) e realtà (il campo Hobbit)

In Costruiamo l'azione, l'ultima rifondazione di Ordine nuovo alla fine del 1977, è forte il tributo politico a Freda’appello ossessivo all’unità rivoluzionaria, al fronte unico antisistema attraverserà tutta l’esperienza di Costruiamo l’azione. Anche se i tempi sono mutati (ora per la sinistra radicale il nemico principale è il Pci) non esistono le condizioni neanche per un’alleanza tattica. Perché una “puttanata fantasiosa” come la partecipazione di neofascisti ribelli, il 17 febbraio 1977, alla cacciata di Lama dall’Università (occupata proprio a partire da un raid fascista che aveva mandato un compagno in rianimazione per una pistolettata alla testa) prenda piede, non basta la geniale intuizione dei leader romani di Fuan e Fronte della gioventù, Biagio Cacciola e Umberto Croppi, gli autori del falso.
Occorre l’esigenza politica del Pci di cancellare “quello strano movimento di strani studenti”. Si rimuove la critica radicale e da sinistra del sistema da parte di un soggetto sociale emergente, irricevibile. Lo si liquida come versione riveduta e corretta del sovversivismo della piccola borghesia, diciannovista e prefascista. E quindi perfettamente compatibile con la partecipazione di quadri neofascisti. In quella fortunata cialtroneria c’è però in nuce già un intero nuovo mondo. Perché dall’adesione al sogno movimentista maturerà l’esperienza dei campi Hobbit. Una rottura radicale dell’ambiente sul piano umano prima che politico. Riciclando un fortunato aforisma sessantottino, la fantasy al potere.
Del ’77 vissuto a destra in genere si sa poco. Certo, dopo la sparatoria che dà il là al movimento romano,  anche tra i “fascisti” si diffonde lo spirito dei tempi, Desideri e creatività fanno da contraltare a una militanza politica vissuta sempre più come frustrante e impotente ritualità. Così, dopo il colpo di genio sulla “cacciata di Lama” si moltiplicano le radio libere (arriveranno a essere 60). Nascono cantautori e gruppi musicali che svariano dal folk e rock. Fioriscono tante fanzine e qualche rivista. La più importante è promossa dal fiorentino Marco Tarchi. E' il vincitore delle votazioni per la leadership del Fronte della Gioventù ma Almirante gli preferisce il più affidabile Gianfranco Fini. La sua "Voce della Fogna" dà vita al primo festival musicale e culturale della giovane destra, che ha luogo a giugno a Montesarchio, provincia di Benevento. L’organizzatore è un operatore culturale sannita, fedelissimo di Rauti, Generoso Simeone. Proprio in quei mesi, partendo dalla crisi del rapporto tra i giovani e il Pci “di lotta e di governo” comincia a parlare di sfondamento a sinistra.
Ancora una volta, nel segno dell’autoironia, dopo aver scelto come logo della testata quel “topo nero” evocato in tanti truculenti slogan dell’ultrasinistra, il Campo è dedicato agli Hobbit. Gli eroi sono i mezzi uomini della saga fantasy di J. R. R. Tolkien, portata al successo universale da una fortunatissima serie cinematografica, dopo decine di milioni di libri venduti. A lanciare lo scrittore britannico negli ambienti giovanili sono due intellettuali poco allineati, Gianfranco de Turris e Franco Cardini. Però è la recensione del “Signore degli anelli” scritta da Tarchi su “La Voce della Fogna” a funzionare da collante. Così centinaia di militanti che scoprono la vitalità e la portata innovativa di Tolkien, “Un narratore puro - spiega Umberto Croppi - che nulla aveva a che vedere con i testi sacri del fascismo, che non scriveva saggi politici, che non proponeva riletture storiografiche”.



I segni del tempo sono ancora forti: tra la bocciatura di Fini e Almirante e l’assedio imposto dalle forze dell’ordine. 7-800 giovani trascorrono tre giorni torridi in un campo sportivo tra concerti, dibattiti e giochi goliardici. Non mancano momenti che sfiorano le forme un po’ demenziali di autocoscienza immortalate dal primo Moretti.
Nel richiamo alla mitologia tolkeniana s’affastellano istanze politiche, culturali ed esistenziali assai variegate. Dalla voglia di ricomporre la rottura generazionale, o quanto meno rientrare in sintonia con le tendenze prevalenti (che coniugano ancora impegno e piacere) all’attenzione a nuove tematiche che offrono più ricche chiavi di interpretazione del mondo. Dall’ecologia all’etologia, dal femminismo ai nuovi linguaggi della comunicazione).

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