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Bagarre ad Acca Larentia tra intimidazioni alle giornaliste e polemiche generazionali


Tensioni e polemiche per la commemorazione di ieri sera ad Acca Larentia. Prima con un'intimidazione verso due videoreporter di agenzia e poi con una polemica tra "gestori della piazza" e vecchia guardia che è rimbalzata sui social 


IL DIVIETO DI RIPRESA - "Non so che devo fa, non le potete fa queste riprese. Adesso te la spacco, guarda che te la spacco", così un dirigente di CasaPound si è avvicinato minacciosamente a due giornaliste videomaker di LaPresse e di Alanews presenti alla commemorazione del 42esimo anniversario di Acca Larenzia. Dopo l'intervento delle forze dell'ordine l'uomo si è divincolato per andare incontro alla telecamera di Alanews e occludere con violenza la ripresa: "Sta ancora a riprende'". Intimidito anche un giornalista del Tg3 che stava riprendendo la scena con il cellulare: "Guarda quell'altro col telefono", ha detto.
Immediata la solidarietà di sindacato e ordine dei giornalisti, del sottosegretario all'Editoria Martella, del deputato pd Fiano

Ma nell'ambito della fascisteria il tema veramente appassionante è il secondo casus belli, con un addetto al servizio d'ordine che ha intimato bruscamente il silenzio a camerati della "vecchia guardia". 

L'OBBLIGO DEL SILENZIO - In riferimento ai fatti di Acca Larentia, di ieri sera, intervengono  Pino Petruccelli Bernardo Pino che rilanciano un commento di Mario Tuti ed esprimono solidarietà e vicinanza al Camerata Giancarlo Monti.

Parlo per me e senza alcuna pretesa. Forse ci meritiamo davvero che ci dicano di stare zitti, ma che ce lo dicano, nella nostra coscienza, i camerati caduti, ai quali non siamo stati capaci di dare giustizia. 
Questo mi rende amara la vecchiaia, perché noi che abbiamo vissuto quegli anni fummo in grado di rispondere ai colpi dei nemici - e lo facemmo pur rischiando la pelle e la galera. Ora invece, pur sapendo quello che andrebbe fatto, siamo qui inerti, a lamentarci... E non è tanto l'affievolirsi delle forze ma della volontà, che mi amareggia... Mario Tuti

Diversi i commenti critici, tutti di militanti degli anni di piombo, indignati per la mancanza di rispetto. 

"MUTI!" Mi ha fatto male sentire quella specie di imprecazione minacciosa rivolta ai vecchi militanti sulle scalette. Chi l'ha esclamata non ricorda niente di quei tempi, perché non c'era.
Non parteciperò mai più a commemorazioni di questo genere, dove anche i nostri morti diventano patrimonio privato Marcello Pasquale

Pino sono andato ieri mattina,per mio conto,a portare un fiore sul luogo dell'eccidio da dove lo scorso anno un giovane virgulto nazional-rivoluzionarii,con estrema durezza(nascono duri e finiscono a fare i portaborse) ci caccio',stavo con Procacci. Ma giurai che il rito lo avrei celebrato in solitudine Gianfranco Spiezia

Io lo faccio da anni Guido, ieri sono andato alle 22 perché mio figlio mi ha chiesto se poteva accompagnarmi. Però non sono d'accordo. Deve essere una scelta, non può essere imposta da nessuno. Credo che per il prox anno debba invertirsi l'ordine tra chi "gestisce la piazza" e chi "partecipa" Francesco Biava

Marcello io sono andato a mezzanotte in silenzio eravamo un centinaio ...varie realtà '....e' stato molto toccante non c'erano capi capetti e gente che si serfava ..ti invito a fare lo stesso il prossimo anno Guido Zappavigna

DOPO QUANTO È SUCCESSO IERI AD ACCA,SIAMO SEMPRE PIÙ CONVINTI DELLA NOSTRA SCELTA FATTA 5 ANNI FA.....RITORNEREMO AL VERANO AL MAUSOLEO DEI MARTIRI FASCISTI PER COMMÉMORARE I NOSTRI MORTI ! ! !
Vincenzo Nardulli

Ci sono anche voci di segno opposto a cui è giusto dare spazio. E' il caso di Fabrizio Dioniso, un attivista puteolano:
ieri sera sono stato alla commemorazione delle 18. Per andare lì ho preso la metro e sono sceso a Colli Albani dove ho faticato ad uscire in strada tanta la gente che c’era. Fuori camionette della Polizia e molti ragazzi che si assemblavano per andare alla sezione in corteo silenzioso. Personalmente non mi sono intruppato e sono andato avanti arrivando sul posto posizionandomi sopra le scale. Ho vissuto e visto quindi tutti i preparativi dall’alto. Ho visto un servizio d’ordine di CasaPound molto folto e ben istruito. Ho visto il piazzale riempirsi pian piano e con ordine militare. Ho contato “occhiometricamente” le persone e posso dirti che in totale si era in circa 1500. Ho visto Iannone che gestiva la preparazione e invitava al silenzio assoluto. Lui l’ha chiesto, non un semplice addetto al servizio d’ordine. Forse il modo potrà essere sembrato un po’ brusco ma conosciamo il personaggio burbero che è Gianluca Iannone.
Sicuramente eravamo in un contesto irreale: un pezzo di un quartiere della Capitale che era fermo e aspettava con calma il suo momento. Tante persone di tutte le età che aspettavano di poter urlare al vento rabbia e commozione. Quei tre ragazzi avremmo potuto essere noi. In una qualsiasi città italiana e in un qualsiasi anno (di quelli...). Ecco perché ogni 7 gennaio si è li in via Acca Larentia. Perché anche una parte di noi è morta li su quel piazzale.
Si voleva fare solo il saluto a “tutti i Camerati caduti” ma qualcuno alla fine ha chiesto il presente per i tre di A.L. e tutti abbiamo ovviamente risposto. Iannone si è subito scagliato verso la persona che ha urlato i nomi di Recchioni, Ciavatta e Bigonzetti dicendogli che facendo così aveva rovinato il saluto. Perché lo si voleva fare per tutti, comprendendo chiaramente anche i tre di Acca Larentia. Nel video che ho girato puoi vedere Iannone che si stacca dal plotone per andare verso il “colpevole”.

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