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74 anni fa la strage di Melissa: tra le vittime il segretario missino

Il 29 ottobre è stato il 70esimo anniversario della strage di Melissa, tre braccianti uccisi dalla Celere di Mario Scelba. Tragedia nota alla mia generazione perché cantata da Lucio Dalla in Passato Presente:
 
«ll passato di tanti anni fa /
alla fine del quarantanove /
è il massacro del feudo Fragalà /
sulle terre del Barone Breviglieri /
Tre braccianti stroncati/
col fuoco di moschetto/
in difesa della proprietà /
Sono fatti di ieri».

Ma ci voleva il bellissimo pezzo di Paride Leporace per scoprire una storia del tutto rimossa: una delle tre vittime era il poverissimo segretario della locale sezione del Msi. Negato dalla sinistra, rinnegato dai suoi. E quindi, sia pure con qualche giorno di ritardo lo ricordiamo qui: 

Il 28 ottobre del 1949, gli agenti della Celere arrivano a Melissa, a pochi chilometri da Crotone. Il latifondista del luogo, il barone Berlingieri, è ben lieto di ospitare per la notte il battaglione nella sua casa padronale. Il fondo Fragalà era occupato da giorni. Erano ettari di terra che un decreto napoleonico del 1811 aveva assegnato al Comune. Ma i baroni non sempre rispettavano la legge, e con il tempo la terra era stata usurpata dai Berlingieri. In seguito ai decreti Gullo, i contadini si erano riappropriati del fondo. “Berlingieri, riconoscendo in parte la validità della loro pretesa, aveva offerto a titolo di transazione un terzo della proprietà, ma essi l’avevano rifiutata”.

La mattina del 29 ottobre, il battaglione della Celere muove verso Fragalà. I contadini non hanno intenzione di muoversi. Si sentono tre squilli di tromba. La polizia avanza con i fucili, la gran parte della massa scappa impaurita. I graduati ordinano di sparare. Tre persone cadono nel campo di Fragalà, vigliaccamente colpiti alle spalle. Giovanni Zito ha soltanto 15 anni. Disperato il tentativo di salvare Angelina Mauro, che muore in ospedale. Francesco Nigro, 29 anni, è il terzo martire della sanguinaria giornata di Melissa. E' il segretario della locale sezione del Movimento Sociale Italiano. La lotta era stata di tutti i contadini a prescindere dal loro credo politico. 
L’organizzazione politica di sinistra nel corso del tempo farà sparire questo dato reale. L’Msi nazionale non ha mai voluto rivendicare la presenza a differenza di alcuni storici di destra, che addirittura esagerando definiscono Nigro il capo della protesta. A Melissa fu una lotta di poveri. Nei manifesti celebrativi di quei giorni la giovane vittima Zito non compare in effige, a differenza degli altri due martiri, perché non aveva mai avuto il denaro per scattarsi una fotografia.
A Melissa altri 15 contadini sono feriti, 6 gli arrestati. La violenza della polizia di Scelba fu gratuita ed efferata. L’eccidio scuote l’opinione pubblica nazionale. Le versioni ufficiali cercano di occultare la verità con la collaborazione dei giornali del centro destra. 
Per la sinistra invece i colpi mortali di Melissa suonano come un campanello d’allarme per la giovane democrazia italiana. Il socialista Pietro Mancini tiene un celebre discorso in Senato dopo l’eccidio e la sua magnifica oratoria fotografa l’emarginazione economica calabrese e la povertà estrema dei contadini di Melissa che non hanno neanche scarpe ai piedi.
I principali quotidiani nazionali spediscono in Calabria i loro inviati per comprendere quello che è accaduto. Grandi firme scoprono una Calabria con proprietari arroganti e contadini poverissimi. Vittorio Gorresio sulla Stampa raccoglie le dichiarazioni dello storico Mandalari che racconta quello che ha appreso dagli archivi. In provincia di Cosenza mezzo milione di ettari di terra dovevano appartenere ai contadini.
Il sangue di Melissa accende un grande movimento popolare in tutto il sud. Nei successivi mesi che seguono quel 29 ottobre, vengono uccisi altri 9 contadini, decine i feriti, migliaia gli arrestati. Il governo De Gasperi è costretto in poche settimane a presentare un primo provvedimento di riforma agraria, che riguarda direttamente la Calabria. Gullo che con i suoi decreti aveva tentato di risolvere i problemi del latifondo, dirà che con l’eccidio di Melissa i contadini calabresi avevano dato un contributo a caro prezzo per una svolta politica italiana.

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