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Walter Jeder: altro che nuovo giovedi nero. In piazza per ricordare Sergio Ramelli

Il collega Walter Jeder, autore di un romanzo storico intitolato Il Diavolo e la Coda, edito dalle edizioni Aga, ha partecipato all'intensa giornata del 29 aprile in ricordo di Sergio Ramelli, il giovane studente milanese, barbaramente aggredito il 13 marzo del 1975 da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia, armati di chiavi inglesi modello Hazet 36 e colpito ripetutamente e selvaggiamente al capo.A seguito dei duri colpi ricevuti perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo.Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, morirà il 29 aprile del 1975, dopo 47 giorni di agonia.
Della manifestazione ordinata ed orgogliosa, del vergognoso divieto di celebrare, con un corteo silenzioso, il ricordo di Sergio Ramelli, degli scontri tra un gruppo di partecipanti all'evento e le forze dell'ordine,dell'atmosfera che si respirava a Milano e dell'arrivo, verso le ore 23 sotto casa Ramelli, ci ha inviato questo articolo che pubblichiamo per intero.


Al cronista resta poco da aggiungere. La manifestazione, ordinata e orgogliosa, che ha risposto al vergognoso divieto di celebrare, con un corteo silenzioso, il ricordo di Sergio Ramelli, 18 anni, massacrato a colpi di chiave inglese sotto casa sua, è già stata raccontata da centinaia di immagini catturate dei telefonini, un fiume di messaggi e una diretta Web.
Prima che i titoli dei giornali e le voci dei Tg raccontino le loro “verità”, resta soltanto il compito di allineare semplicemente i fatti e poche considerazioni. Riassumere, con gli occhi di chi c’era, i tratti salienti di una giornata che la stampa aveva già golosamente etichettato, in anticipo, “il giovedì nero di Milano”.
Autorizzata una celebrazione “statica” (e istituzionale) ai giardini di via Bronzino e vietata la fiaccolata silenziosa da piazzale Susa a via Paladini, il ricordo di Sergio si è già trasformato in un paradosso: considerato che vengono autorizzati presidii e una manifestazione “antifa”, che muove aggressiva, da Piazzale Loreto verso città studi. In sostanza, è stata autorizzata una contromanifestazione opposta ad una manifestazione che non potrebbe tenersi perché, quella sì, non consentita, nonostante il sostegno di 60 politici 60!
Il tutto, con contorno di provocazioni: scritte infami, diffusione in rete di una odiosa grafica col logo della chiave inglese stile anni ’70, la lapide di Ramelli imbrattata nella notte dallo stesso schizzo di vernice rosa che campeggia nel manifesto ufficiale del presidio antifascista. Una firma.
A 44 anni dall’infame agguato, la sinistra sembra aver abbandonato il pentimento peloso per una sorta di delirante legittimazione del delitto: ” ricordiamo che i morti sono stati vivi e la loro fine… non cancella scelte e militanza”.

Qualche centinaio di persone, giovani e anziani, si radunano in piazzale Susa. Alle 20 sono poco meno di 2000. Sono militanti di Casa Pound, Lealtà azione, Forza Nuova e comuni cittadini. La zona è accerchiata da uno schieramento di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa.
Dopo una lunga attesa, un gruppo ( è evidente una mancanza di coordinamento) si allinea rapidamente sul viale Romagna. Duecento metri dopo viene bloccato dallo sbarramento della polizia.
”Non vogliamo fare guerra a voi, vogliamo ricordare un nostro morto”, gridano I manifestanti in un surreale confronto. Faccia a faccia, tra visi scoperti, tricolori al vento, e caschi antisommossa.
La polizia dirà di avere voluto evitare un contatto con la manifestazione dei centri sociali che scorre, esile e rumorosa, lontano da lì.
Vola qualche manganellata. Resta a terra un giovane. È in arresto cardiaco e l’ambulanza tarda. Attimi drammatici. Una seconda, breve, carica: urla e spintoni, e altri due feriti alla testa: un anziano e un ragazzo. Le autorità diranno che hanno inciampato.
Il corteo imbottigliato, in testa e in coda, si fronteggia con la polizia.
I due gruppi si “annusano” per circa tre interminabili ore.
Mentre i politici (Frassinetti, Fidanza, Osnato ed un imbarazzato esponente leghista) “trattano” con i responsabili dell’ordine pubblico, i militanti intonano canti e sventolano tricolori.
Lo stallo si risolve soltanto verso le 23.
Il corteo potrà arrivare alla casa di Ramelli sotto forma di “passeggiata”.

Così avviene. Un chilometro di marciapiedi e, solo nei pressi di via Paladini, preceduta dallo striscione “Nel loro nome”, la comunità, ostinata, si ricompatta.
Nel silenzio della notte rimbalza, secco come uno schiaffo all'ipocrisia, la chiamata del “presente”.

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