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Firenze: la destra identitaria di Casaggì ricorda il filosofo Giovanni Gentile

Il 15 aprile del 1944, a Firenze, veniva assassinato da un commando di partigiani gappisti, il filosofo Giovanni Gentile, con Benedetto Croce il principale esponente del neoidealismo filosofico, importante protagonista della cultura italiana nella prima metà del XX secolo, artefice della riforma della pubblica costruzione nota come Riforma Gentile.
Fu figura di primissimo piano del fascismo ed aderì nel novembre del 1943 alla Repubblica Sociale. Adesione che pagò, con la vita il 15 aprile del 1944.
Anche quest'anno, come da tradizione consolidata, la destra identitaria di Casaggi ha ricordato il filosofo Giovanni Gentile nel luogo del suo martirio: la strada del
“Salviatino” dove - il 15 aprile 1944 - venne vigliaccamente assassinato da un commando gappista, come dimostra questa nota, diffusa alla stampa, che riportiamo per intero.



Anche quest’anno, come da tradizione, Casaggì ha ricordato Giovanni Gentile nel luogo del suo martirio: la strada del “Salviatino” dove - il 15 aprile 1944 - venne vigliaccamente assassinato da un commando gappista.
Luminare di indiscussa profondità, Gentile resta una delle più brillanti menti della nostra Nazione: filosofo illustre, teorico dello Stato, politico capace e pensatore di assoluto livello, ebbe il merito - tra le altre cose - di lasciarci in eredità una Riforma della Scuola tra le più serie ed avanzate mai concepite.
Sul luogo del delitto - dove venne freddato senza pietà da due partigiani che si finsero suoi studenti e gli spararono in faccia - il Comune di Firenze non ha mai voluto apporre neanche una targa commemorativa: una vera e propria damnatio memoriae, frutto del rancore e dell'ignoranza di una sinistra affetta da manifesti complessi di inferiorità.
Anche per questo, attraverso la candidatura di Alessandro Draghi, ci rendiamo disponibili a proseguire questa battaglia in Consiglio Comunale: crediamo che uno dei massimi esponenti della cultura italiana meriti un segno di riconoscimento da parte della città che lo ha visto terminare - così tragicamente - la propria parabola terrena. Un riconoscimento che invece - tra polemiche e dibattiti - le Istituzioni fiorentine hanno offerto a chi lo uccise.
“Lo Stato non si restaura se non si restaurano le forze morali che nello Stato trovano la loro forma concreta, organizzata, perfetta”.

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