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Pirozzi e la marcia indietro sugli sms: venti di campagna elettorale

Mario Di Vito è il giovane collega che si occupa del terremoto in Italia Centrale sulle pagine del Manifesto. In questi giorni ha offerto interessanti riflessioni, onestamente di parte, sulla battaglia politica che si è scatenata sulla pelle dei terremotati. Sotto tiro, ovviamente, il grande protagonista mediatico, il sindaco di Amatrice, Pirozzi, ma anche  l'intero apparato dei partiti che già si è lanciato nella caccia al voto. Due i suoi post sulla sua pagina facebook, di appoggio agli articoli del quotidiano comunista.

Ieri 


Non è vero che i soldi degli sms solidali sono spariti, come il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha detto per strappare applausi ad Atreju, ripetuto per riempire i telegiornali e poi malamente ritrattato perché messo alle strette, sia pure con imperdonabile ritardo.
È vero che nessuno dei progetti finanziati lo scorso luglio con quei fondi è partito, ma è un altro discorso – più generale e più complesso – che riguarda l'intero impianto di gestione del doposisma: perché i progetti dei privati si fanno subito e quelli pubblici non cominciano mai?
Qui ne discutiamo da tempo, ma, si sa, in questi anni grigi tira più un furto di galline (peraltro non avvenuto) che il progressivo, lucido, scientifico, programmato abbandono di un territorio.
Per il resto, l'uscita di Pirozzi è soltanto l'inizio della campagna elettorale nel cratere, sopra decine di migliaia di sfollati, milioni di tonnellate di macerie e – ve li ricordate? - trecento morti: il destrissimo sindaco di Amatrice è alla ricerca palese di qualcuno che lo candidi alle regionali del Lazio, alle politiche dell'anno prossimo o forse addirittura alle europee del 2019.
E, ebbene sì, a trovargli un posto al sole ci starebbe pensando anche il Pd, oltre all'ovvio Salvini, all'inossidabile Meloni e al redivivo Silvione nostro. Il sindaco-tribuno non sarebbe soltanto un semplice candidato, ma un vero e proprio totem elettorale. Chi mai potrebbe pensare di sfidarlo e uscirne (politicamente) vivo?
A chi Pirozzi? A noi!
Sarà una campagna lunga, spietata e tremenda. Pronti, via. Ecco l'antipasto: la settimana scorsa Salvini si è fatto vedere in compagnia della signora Giuseppina, 95 anni e uno sfratto esecutivo sulla testa perché ha costruito la casetta nel parco nazionale. Nelle stesse ore ad Arquata c'era Maria Elena Boschi a inaugurare la nuova scuola finanziata dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi, con il sindaco Petrucci – di solito abbastanza critico nei confronti dell'operato del governo – che sorrideva sereno e beato in favore dei fotografi. Nei prossimi mesi le cose andranno sempre peggio.
Lo sapete come diceva quello, no?  «E tutti sono onesti, e tutti sono pari, e tutti hanno le palle democratico-popolari».

Oggi

In 120, secondo la procura di Rieti, avrebbero trasferito la propria residenza al Amatrice per prendere i contributi destinati ai terremotati. Massimo 900 euro al mese, non una gran cifra ma abbastanza per tentare una truffa, evidentemente. Un fatto che si inserisce nell'eterno dibattito su chi sia peggio: la società o la classe politica che la rappresenta.
Intanto, Pirozzi ritira completamente le sue accuse sulla sparizione dei soldi degli sms solidali. Comunque il sasso è stato lanciato, e la mano poi nascosta dietro la schiena. La mossa consolida il suo ruolo di candidato ideale.

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