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Sicilia, l'ultima formula Ticket Musumeci-Armao ma manca l'ok dei vertici

(G.p)Il prossimo 5 novembre i cittadini siciliani saranno chiamati al voto per il rinnovo del consiglio regionale e per la scelta del governatore.  Nella coalizione di centro destra siamo prossimi alla quadra sulla scelta del candidato governatore che potrebbe essere, salvo sorprese, Nello Musumeci, già sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell'ultimo governo Berlusconi, consigliere regionale uscente, storica bandiera della destra catanese, che dovrebbe correre in ticket con l'avvocato Gaetano Armao già assessore all'Economia della giunta Lombardo come ci racconta con un interessante articolo il quotidiano milanese Il Giornale.
Articolo che riportiamo per intero.


Il centrodestra stringe i temi per la scelta del candidato in Sicilia. La trattativa è ormai arrivata in dirittura d'arrivo e il tempo delle scelte si avvicina.
In pole-position c'è sempre il nome di Nello Musumeci. Per alcune ore ieri è circolata la possibilità di un ticket con l'avvocato Gaetano Armao, in corsa con il suo cartello dei «Siciliani Indignati», candidato gradito a Silvio Berlusconi. Ad Armao è stata prospettata la possibilità di ricoprire il ruolo di vice e assessore all'Economia (che già aveva svolto nella giunta di Raffaele Lombardo). Il presidente di Forza Italia, però, non ha concesso il suo via libera. E lo stesso Armao - che nei giorni scorsi si è sentito telefonicamente con Musumeci - non ha ancora ammorbidito le sue resistenze e a Livesicilia.it ha dichiarato: «Non mi risulta. Sono disponibile a fare il vice di Musumeci nella stessa misura in cui Musumeci è disponibile a fare il mio vice».
La trattativa, però, e le telefonate si susseguono così come i i tentativi di mediazione con quei centristi, come Saverio Romano, che pur avendo invocato l'unità in realtà non appaiono entusiasti dell'ipotesi Musumeci. Dentro Forza Italia si fa capire che non si possono ripetere gli errori commessi a Roma e bisogna giocare la partita per vincere. Tanto più che il leader di Diventerà Bellissima, appoggiato da Fratelli d'Italia, Lega e da Energie per l'Italia di Stefano Parisi appare determinato ad andare fino in fondo, da solo o con altri partiti.
Il perimetro dell'alleanza resta da tracciare. Micciché è consapevole di dover fare i conti con i veti incrociati di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sulla partecipazione di Angelino Alfano alla coalizione. Ma lo stesso Musumeci è pronto ad accogliere chi si presenterà con simboli civici che non ricordino quelli dei partiti che appoggiano Matteo Renzi a livello nazionale (e Rosario Crocetta a livello locale).
«Stiamo cercando di sbrogliare questa matassa» dice il capogruppo di Forza Italia all'Ars Marco Falcone. «Dobbiamo prima di tutto giocare nella nostra metà campo e in Sicilia il centro destra significa Forza Italia, Diventerà Bellissima, l'Udc di Cesa e Turano, il Partito dei siciliani, Fdi e Noi con Salvini - sottolinea - Questo è il centrodestra su cui costruire la coalizione in vista delle regionali, se poi qualcun altro si vuole aggiungere saremo ben felici. Così siamo già oltre il 35%». Insomma dove e con chi andranno gli uomini del ministro degli Esteri non sembra più essere una priorità. Quando al capogruppo azzurro all'Ars si fa notare che Meloni e Salvini sono stati i primi a porre un veto su Ap, risponde: «Fdi e Noi con Salvini hanno immaginato un'alleanza a livello regionale ma quello che accade in Sicilia non può condizionare un'alleanza nazionale». E Stefano Parisi, sponsor di vecchia data del leader di Diventerà Bellissima, fa notare che «Musumeci è il candidato di una larga base» e non «dei soli Salvini e Meloni».
Se il centrodestra tenta l'accelerazione, il centrosinistra è in piena impasse, così come Area Popolare di Angelino Alfano che contava su un accordo con il Pd (o almeno aveva fatto filtrare all'esterno che una intesa era vicina) e ora si ritrova in mezzo al guado, con il rischio di rimanere confinato in una terra di mezzo senza chiare possibilità di alleanza, mentre alcuni big nazionali, soprattutto in Lombardia, non nascondono le loro perplessità rispetto a un distacco dalla casa madre del centrodestra che a questo punto avrebbe un sapore definitivo.

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