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Nicolas bay l'uomo del Front assicura: la destra è il futuro dell'Europa

Il collega Antonio Rapisarda dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, intervista Nicolas Bay, eurodeputato e segretario generale del Front National facendo il punto della situazione sulla Francia di Macron, sul tema delle organizzazioni non governative e sulla strategia del partito dopo il risultato alle ultime elezioni al di sotto delle aspettative.
Intervista che pubblichiamo per intero.


Nicolas Bay, eurodeputato e segretario generale del Front National. Emmanuel Macron a proposito della crisi dei migranti ha scoperto che le frontiere “vanno mantenute”. Il presidente vuole rubare spazio anche al Front National adesso?
È tutto un bluff. Tanto più che durante la sua campagna elettorale Macron ha detto chiaramente che intende procedere addirittura con “un'autostrada” tra il Maghreb e la Francia. Ciò che cosa significa? Che invece di scoraggiare il fenomeno dei migranti e di ridiscutere lo stesso accordo di Schengen in realtà sta rilanciando l'invito. La sua del resto una politica molto contraddittoria: da una parte adesso fa un certo tipo di discorso sull'immigrazione, dall'altro la sua agenda dice tutt'altro.

Eppure il governo francese sta studiando un “piano migranti” e in questi giorni alcuni smantellamenti sono stati effettuati.
"Più che evacuazioni si è trattato di trasferimenti. Lo ripeto: la questione immigrazione non può essere affrontata così. Servono controlli alle frontiere e espulsioni. La pressione è enorme: alimentata da una parte dall'Ue, dall'altra dalle Ong che contribuiscono al processo di interessi degli scafisti".

I primi mesi di Macron non hanno prodotto un cambio di verso, insomma, né da una parte né dall'altra...
"In realtà non è cambiato nulla. I francesi lo hanno decretato fin dalla scarsa affluenza perché Macron non è che la sintesi di ciò che è stato fatto dai governi precedenti, che siano stati di destra o di sinistra. La sinistra socialista con lui è completamente scomparsa. Basta vedere la gente che ha scelto: tutto establishment. Per questo le politiche continuano a essere le stesse per quanto “mascherate” con una faccia diversa".

I “Republicains” stanno all'opposizione.
"Il Fn è la sola e vera opposizione anche dal punto di vista ufficiale dato che dopo l'insediamento gran parte della destra gollista non ha votato contro la fiducia al governo. Dal punto di vista sostanziale è chiaro che se il ballottaggio è stato tra Macron e Marine Le Pen è perché il Fn è percepito dall'elettorato come unica e vera opposizione rispetto alla “frattura” in atto: il Fn è per il popolo francese, il resto è tutto mondialista. Lo scontro è e resta tra queste due visioni".

Il bottino del Front National, però, non è stato sufficiente per insidiare quello che chiamate il “fronte mondialista”.
"Per un'opposizione efficace non è importante tanto il numero dei parlamentari quanto le idee. È un fatto comunque che prima avevamo solo due deputati adesso ne abbiamo otto. E che Marine Le Pen sia riuscita comunque a contrastare Macron è la testimonianza che gli interpreti di questo sentimento siamo noi. Noi continueremo a contrastare tutto questo in Parlamento attraverso le idee e soprattutto fuori dal Palazzo, nei dibattiti pubblici. Ci sarà una grande “attività”..."

A proposito di questo, si parla tanto di un vostro ripensamento sull'euro. Il seminario di fine luglio sarà una sorta di resa dei conti interna dopo le polemiche sulla strategia in campagna elettorale?
"In realtà sarà una messa a punto, un momento ampio di riflessione su ciò che è emerso dai risultati elettorali. Dal tipo di comunicazione adodatta e da adottare al come spiegare meglio agli elettori i nostri punti di forza e come migliorare quelli sui quali siamo stati più deboli. Si parlerà anche dell'euro, certo, ma non sarà l'argomento centrale. Il tema centrale è dove vogliono andare".

L'obiettivo è ampliare la base elettorale?

"Il paradosso è che molti elettori della destra gollista sono d'accordo con il programma del Fn, dalle tasse alla difesa dei confini e della produzione francese. Forse per paura – dopo il flop di Fillon - si sono legati a Macron ma sono sempre più convinto del fatto che col passare del tempo si riavvicineranno al Front. Le nostre politiche sono quelle che la gente pensa ma che non ha avuto il coraggio di “introdurre” nell'urna. Il tempo farà giustizia anche su questo".

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