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La sostituzione etnica nei piccoli borghi calabresi è etnocidio.Azione Identiaria: fermiamola


(G.p) Secondo il movimento Azione Identitaria, la grande sostituzione del popolo italiano sta iniziando dai piccoli borghi, capisaldi di storia e tradizione della nostra terra. In Calabria, il modello di Riace, piccolo comune di 1800 abitanti, della città metropolitana di Reggio Calabria, assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento nel 1972 di due statue bronzee di epoca greca, note come Bronzi di Riace, di cui più di 800 immigrati, sta facendo proseliti.
La sostituzione etnica nei piccoli borghi calabresi è etnocidio, come afferma Bruno Spatara, reggente regionale di Azione Identitaria in un comunicato, diffuso alla stampa.
Comunicato che pubblichiamo per intero.

Etnocidio è la giusta definizione della politica immigrazionista in atto.
Il genocidio di un popolo, quello italiano, mascherato da false ed ipocrite politiche umanitarie, che si sta concretizzando sotto i nostri occhi grazie a scelte scriteriate di sindaci servitori di questo sistema corrotto e criminale che si avvale di guerre (finanziarie e finanziate dallo stesso sistema mondialista) più o meno reali per produrre “mercanzia umana” destinata a sostituire il popolo europeo ed italiano in particolare.
Il modello “Riace” , tanto acclamato dai falsi buonisti quanto pericoloso per la sopravvivenza delle nostre tradizioni e delle nostra storia, trova proseliti incantando nuovi sindaci che, invece di operare nel bene delle loro comunità, hanno scelto di mortificare il territorio di cui dovrebbero essere espressione depredandolo di risorse ed usanze aborigene preferendo una lenta e sistematica sostituzione etnica avallata da scelte politiche criminali che ne incentivano la realizzazione.
I premi “umanitari” e le prime pagine di giornali dedicati ai sindaci di Riace e di Lampedusa hanno acceso l’ambizione del riconoscimento mediatico anche in altri sindaci tra i quali quello di Sant’Alessio d’Aspromonte (RC) che, avendo contato le poche anime del ridente borgo che rappresenta, ha scelto la strada del business umano per moltiplicare l’elettorato e l’erario comunale e, quindi, piuttosto che dedicarsi al rilancio economico del suo territorio attraverso la valorizzazione dello stesso promuovendone storia, tradizioni e, soprattutto, turismo agricolo e geografico (non sottovalutiamo la potenzialità di tutti i borghi calabresi aspromontani che vantano una posizione geoclimatica invidiabile) per richiamare i tanti figli calabresi costretti ad emigrare per lavoro, in quanto vittime di disinteresse politico, ha scelto la strada del “rimpiazzo” e non ha guardato il suo collega di Conflenti (CZ) che ha optato, invece, verso la rivalorizzazione del proprio territorio.
Un “rimpiazzo” foraggiato dalla UE tramite i progetti SPRAR e che non richiede grossi sforzi mentali poiché necessita solo di pedissequo asservimento al programma di sostituzione etnica e che lui, il giovane sindaco Stefano Ioli Calabrò, consapevole della sua incapacità a rilanciare con scelte identitarie il suo paese, ha colto al volo, infischiandosene del rispetto verso la sua terra e le sue genti, lanciando in pompa magna ed iridata la sua iniziativa.
Come movimento identitario e rispettoso sia delle nostre radici storiche che di tutto cio’ che ci contraddistingue come italiani non possiamo rimanere in silenzio ed inermi di fronte a questi crimini contro l’umanità che vogliono annientarci in nome di un’accoglienza coatta e pilotata che di nobile ha ben poco e, pertanto, ci dichiariamo da subito pronti a lottare per bloccare l’etnocidio italico e lanciamo un appello affinchè tutti i movimenti ed i partiti identitari si uniscano nella nostra lotta per affermare il diritto divino di appartenenza ad una terra per ogni popolo.

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