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Oggi non esiste più il fascismo, rimane la fissazione(che è peggio)



di Pietrangelo Buttafuoco
Fonte Il Fatto quotidiano di Lunedì 5 settembre

La fissazione è peggio della malattia. Le guerre nel mondo sono tante-la più impegnativa delle quali, quella scatenata dal terrorismo islamista, è a un palmo di naso- ma per l'Italia terra di agguati e di taverne, non ce ne sono mai abbastanza: non finisce mai, infatti, la guerra civile.
I partigiani toscani a Volterra hanno detto no alla cittadinanza postuma a Giorgio Albertazzi, attore tra i massimi del teatro europeo e però fascista e combattente-negli anni della sua giovinezza, nel 1944-tra le file della Repubblica Sociale Italiana.
I partigiani siciliani a Gangi, per non essere da meno, hanno detto no a una scritta sulla facciata del civico 96 di corso Fedele Vitale risalente al 1928.
Il fatto è che a Gangi-un borgo sulle Madonie, tra i più belli d'Italia-meritoriamente ci si adopera per il recupero e il restauro del centro storico.
Gangi è il paese dove le case sono date in vendita al prezzo di euro 1 purché il proprietario si impegni all'immediato ripristino.
Tutto il piastrellume, quindi, l'orrendo marmo spiaccicato sui prospetti degli edifici pubblici e poi gran parte dei cavi volanti, sono stati eliminati per restituire le case alla nudità elegente della pietra.
E cosi i segni della storia, come le lapidi dei due conflitti mondiali o la monumentale scuola del 1934-con tanto di doppia entrata: Plesso femminile, Plesso maschile- sono stati riportati alla luce.
La fissazione è peggio della malattia e su Giuseppe Ferrarello, il sindaco, gravas ormai l'anatema dei partigiani siciliani.
Gli hanno già calcolato dai quattro ai sei anni di reclusione "per apologia di fascismo".
Il sindaco, che è pure di provata fede antifascista, deve però pur seguire le indicazioni della Sovraintendenza delle Belle Arti, che, invece, raccomanda l'esatta esecuzione "filologica" dei lavori di recupero. Compresa la scritta: Nessun pensi di piegarci senza aver prima duramente combattuto" ed il relativo autografo Mussolini, ripuliti dal muschio con la spesa di 250 euro, cifra oltretutto recuperata da una sottoscrizione presso il vicinato e non dal fondo comunale.
Scritta e firma-lungi da ogni polemica, in punto di filologia, si riferiscono ad una precisa liberazione. E' quella dalla mafia. Se la mafia fa paura, lo Stato deve farne ancora di più, questo è il concetto che trasuda ancora da quelle mura. Senza nulla togliere ai Sacri dogmi, fatta premessa che la Guerra civile non finisce mai, a prescindere dalla firma il murale si riferisce all'opera del prefetto Cesare Mori quando, incaricato dal governo italiano,con le catene, con i fucili e i rapimenti dei familiari dei mafiosi per stanare tutti i latitanti- a Gangi, proprio a Gangi, diede esecuzione a un preciso telegramma del presidente del Consiglio del tempo: " l'autorità dello Stato deve essere ripristinata in Sicilia; se le leggi attualmente in vigore non lo consentono, noi faremo nuovi leggi".
Oggi non esiste più il fascismo, rimane la fissazione che è peggio della malattia, e fu dunque per omeopatia- restituire al fascismo il fascismo- che Leonardo Sciascia, entrando nella prefettura di Ragusa, fece cadere i teli che offuscavano i bellissimi affreschi di Duilio Cambellotti col Duce, e lasciarlo oggi visibile?

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