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Bolzano: Casa Pound va a processo per la protesta al monumento della Vittoria


(G.p)Nove militanti di CasaPound hanno deciso di affrontare il processo ordinario dopo essersi opposti ad un decreto penale di condanna emesso nei loro confronti per presunta violazione dell’articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza che risale al 1931. Violazione dell'articolo avvenuta il 12 agosto di due anni fa, quando a conclusione di una manifestazione del Sudtiroler Freheit i militanti bolzanini di Casa Pound salirono sulla scalinate del Monumento alla Vittoria srotolando un tricolore. Questa storia, con dovizia di particolari, ci viene raccontata dal quotidiano L'Alto Adige con un interessante articolo, che proponiamo per intero.



Nove aderenti al movimento di estrema destra CasaPound hanno deciso di affrontare il processo ordinario dopo essersi opposti ad un decreto penale di condanna emesso nei loro confronti per presunta violazione dell’articolo 18 del Testo unico di pubblica sicurezza (che risale al 1931). A finire nei guai sono stati Gasperi, Brancaglion, Puglisi Ghizzi, Bonazza, Ardolino, Roccazzella, Stecher, Trigolo, Vivarelli e Vacca. Solo quest’ultimo ha deciso di chiedere l’ammissione alla prova che permettere di chiudere il contenzioso con un programma di lavori socialmente utili che dovrà essere valutato dal giudice. Gli altri (difesi dagli avvocati Federico Fava e Miki Eritale) come detto hanno deciso di affrontare il giudizio ordinario con prima udienza fissata al 26 ottobre prossimo. Ad inguaiare gli esponenti di CasaPound è stata una iniziativa promossa al Monumento alla Vittoria di Bolzano il 12 agosto di due anni fa. A conclusione di una manifestazione del Südtiroler Freiheit, una decina di attivisti di CasaPound erano saliti sulle scalinate del Monumento srotolando una bandiera tricolore per coprire l’anello del Museo. Furono tutti denunciati per violazione delle disposizioni che obbligano a segnalare con tre giorni di anticipo in Questura l’intenzione di promuovere una riunione in luogo pubblico. Tutti vennero denunciati e colpiti da decreto penale di condanna per un’ammenda complessiva di 1300 euro a testa (di cui 1250 euro in sostituzione di 5 giorni di arresto). Sostanzialmente i punti fermi della difesa sono due : in primo luogo gli accusati sostengono che non si trattò di una manifestazione (secondo criteri oggettivi giurisprudenziali 
fissati dalla Cassazione). In secondo luogo l’avvocato Fava ha già fatto presente che la norma punisce i promotori, non i partecipanti. Dunque sarà comunque necessario arrivare ad individuare chi eventualmente lanciò l’iniziativa.

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