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Storace :sono pronto a mettermi di lato se convergono tutti sulla Meloni

(G.p) Un clamoroso quanto inaspettato spiraglio sulle candidature a sindaco di Roma spuntante come funghi nel centro destra da alcune settimane a questa parte. Dal palco di Orvieto dove alcuni ex Alleanza Nazionale tentano di far rinascere una grande destra, Francesco Storace, apre un fronte di discussione con la coalizione di centro destra affermando che è possibile con Giorgia Meloni costruire un alleanza per governare Roma, sconfiggendo il Partito Democratico ed il Movimento Cinque Stelle.
Se Giorgia Meloni vuole fare il sindaco della città eterna, per Francesco Storace nessun problema. L'unica condizione necessaria e sufficiente richiesta da Storace per governare Roma è che tutti i candidati rinuncino a presentarsi per sostenere la Meloni.
Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, intervista il leader de la Destra Francesco Storace sul caos politico della Capitale e su quello che potrebbe succedere a livello nazionale, specie in caso di sconfitta.

 

Se con Fratelli d’Italia – spiegano i relatori dal Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto – non è stato possibile ricostruire la «casa comune della destra» perché quel partito «nasce divisivo», con Giorgia Meloni per lo meno sperano di poter costruire l’alleanza per battere Pd e 5 Stelle a Roma. «Meloni vuole fare il sindaco? Parliamone. Se da quattro candidati dobbiamo averne uno, voglio vedere anche gli altri andarsene», afferma dal palco Francesco Storace, leader de La Destra e candidato in campo ma pronto a fare il passo di lato a condizione che tutti convergano sulla candidata di FdI. Tocca a lui la chiusura della convention «Di nuovo una Grande Destra» per la ricomposizione della diaspora - fatta assieme ad Azione Nazionale – dove è stata rilanciata la necessità di una «destra alleabile e inclusiva» e dove i veti su Gianfranco Fini sono stati considerati eccessivi («A me non spaventa discutere anche con lui», ha spiegato Storace). Dal suo intervento è arrivato l’invito alla leader di Fratelli d’Italia con una considerazione su ciò che si sta determinando a Roma: «Il caos politico della Capitale è l’emblema di ciò che può succedere a livello nazionale. Se si continua così si andrà alla disfatta».



Storace, che cos’è un «penultimatum» a Giorgia Meloni quello che ha lanciato qui da Orvieto?

«Macché. Io dico una cosa: non so loro come stanno svolgendo la campagna elettorale oltre che andare in televisione. Io sto incontrando tantissime persone per strada, e gran parte di quelli che mi vogliono votare dicono: "Però dovete stare uniti". Immagino che la stessa cosa succeda a tutti gli altri tre».


Che consiglio si sente di dare?

«Siccome non hanno voluto fare le primarie, mi sta bene che adesso valutino i sondaggi. Se gli altri si ritirano io sono disponibile a ritirare a mia volta la candidatura per Giorgia Meloni, se tutto ciò avviene in un quadro unitario. Se gli altri però non hanno intenzione di ritirarsi, lei non dice nulla in proposito, è chiaro allora che noi ci candidiamo. Ma mi candido per dire alla città: siccome hanno deciso di perdere votate chi potrà fare meglio l’opposizione a questi signori che vinceranno».



Oggi (ieri, ndr) ha detto a Meloni: parliamone.

«Voglio capire se vuole il consenso o meno, perché per grazia ricevuta non si ottiene niente. Oggettivamente così non si capisce. È difficile leggere appelli a tutti tranne che alla sua comunità di provenienza. Spero che ciò fino ad ora sia avvenuto solo perché stanno tentando di convincere Berlusconi, e ci sta pure questo, resta però un punto: si va al ballottaggio con noi, senza non ci si va. Non ti puoi permettere di perdere nemmeno lo 0,1, figuriamoci ciò che è emerso nelle ultime ore, con i sondaggi che ci avvicinano al 5%».



Come reputa questa ripresa della sua candidatura nei sondaggi?

«Significa che la gente ha capito che gli altri stanno giocando. Io l’ho detto che accetto volentieri di votare la Meloni. Resta da capire se lei accetta di essere votata: questa è la cosa buffa. Anche perché qui a Orvieto abbiamo presentato un progetto importante. Se vince lei alcune delle nostre idee possono diventare proposta di governo».



Insomma, mentre a Milano il centrodestra, con l’ingresso di Corrado Passera, continua ad aggregare, a Roma...

«Immagino che lì ci sarà stato anche qualche assetto di potere che è stato garantito. Noi nemmeno questo abbiamo chiesto! A noi interessa fare una battaglia per la città: se non la faremo assieme significa che vinceranno gli altri. Vedo, poi, che Guido Bertolaso continua a dire che ha i sondaggi buoni. Che dire allora? O il centrodestra si mette d’accorso al suo interno oppure non so con chi dovrei stare unito. Non si può chiedere a me unità se non sono uniti nemmeno loro».


Chi ha sbagliato di più in questi mesi?

«Hanno fatto una gara. A febbraio si è sfilato Salvini, a marzo si è sfilata la Meloni, ad aprile rischia di sfilarsi Berlusconi, avanti così e a maggio saremo su Scherzi a parte . È una commedia».


E lei che ha fatto?

«Io ho mantenuto una linearità. Mi sono candidato quando la Meloni aveva detto che non stava più in campo. E soprattutto ho incontrato migliaia di romani, oscurato da gran parte dei media. Adesso dico: questa controffensiva che ho elencato, che va dalla chiusura dei campi rom in sei mesi alla lotta alla direttiva Bolkestein per i commercianti passando per il mutuo sociale, può diventare pratica di governo? Come? Io la disponibilità ce l’ho, ma non è che può durare all’infinito».



Tra voi e Fratelli d’Italia in questi giorni i rapporti si sono complicati.

«Ho fatto il ministro e il deputato di Alleanza Nazionale e per anni abbiamo sostenuto un candidato premier che era di un partito coalizzato. È la stessa situazione: c’era competizione con Forza Italia ma ognuno pensava a garantirsi i propri voti. Alla fine credo che prevarrà la ragionevolezza, sennò vuole dire che non è vero che vuole fare il sindaco. Se vuoi fare il sindaco devi raccogliere i voti».



E se dovesse finire con quattro candidature di centrodestra per il Campidoglio?


«Sarò durissimo. Se non si capisce che bisogna fare di tutto per includere e non escludere farò la campagna elettorale nelle piazze a raccontare quello che è successo».



Che cosa sta succedendo?

«Lo racconterò solo se serve. Siccome vorrei, invece, che ci fosse unità evito di dire cose che frantumerebbero l’unità».

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