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Storace, elezioni comunali di Roma: una commedia in casa centro destra

(G.p)A meno di venti giorni dalla presentazione delle liste per le prossime Amministrative del 5 giugno 2016, anarchia, caos, pressappochismo regnano sovrani in casa centro destra. Giorgia Meloni, leader indiscussa di Fratelli d'Italia è entusiasta per l'accordo raggiunto con un partito da prefisso telefonico, come il redivivo Partito Liberale Italiano, Marchini è orgoglioso del suo libro dei sogni che chiama programma elettorale, composto di ben 101 punti e Bertolaso è fiero dell'apparizione dalla Lucia Annunziata. Il centro destra, che si presenta al corpo elettorale diviso in 4 tronconi rischia di consegnare l'urbe al Movimento Cinque stelle oppure al centro sinistra di Giachetti che clamorosamente non pagherebbe dazio per il malgoverno dell'amministrazione Marino.
Francesco Storace, leader de la Destra e candidato alla carica di sindaco di Roma, con un suo articolo, pubblicato su Il Giornale d'Italia,  che rilanciamo per intero, da il suo personale punto di vista sulla situazione da "commedia" che il centro destra romano sta vivendo.


A Roma il centrodestra fa di tutto per perdere. Vano ogni appello all'unità: tre presuntuosi mentono ai cittadini




È tutto molto ridicolo, se fosse una commedia a teatro sarebbe già finita a pomodori. Invece fanno finta di niente. Una settimana fa la Meloni era tutta contenta dell'importantissimo accordo siglato addirittura con il Partito Liberale Italiano e felice delle telecamere di tutte le televisioni possibili d'Italia a sua completa disposizione; Alfio Marchini, che se ne andava beatamente persino alla stampa estera a presentare 101 punti di programma manco fosse Prodi edizione 2006; e quell'altro, Bertolaso, che appariva fiero dell'apparizione dall'Annunziata ("amore, come sono andato?", avrà chiesto alla moglie compagna), e non si capacitava sul perché vogliano buttarlo fuori dalla competizione elettorale.

Roma aspetta ancora una scelta unitaria del centrodestra; ma fanno i sostenuti. A partire da lei, la regina che ha inondato - beata, con tutti quei soldi - con cartelloni elettorali giganteschi e in grande quantità le strade principali della Capitale. Una decina di giorni fa ad Orvieto, le ho offerto, gratis, la disponibilità a sostenerla, invitando gli altri due a fare altrettanto. Proponendo anche un decalogo programmatico alternativo alle bizzarre idee della sinistra e dei grillini. Ma alla Meloni i nostri voti non interessano, e i giorni passano.

Bertolaso e Marchini, dal canto loro, oltre che fingere di volersi alleare tra loro, recitano la manfrina che gli spetta. "Io sono quello che andrà al ballottaggio", gridano impettiti. Ma se uno mente in questa maniera a campagna elettorale ancora da iniziare, che credito potrà riscuotere per governare una città che sta in grandissima difficoltà?

Il risultato rischia di essere devastante, col centrodestra spettatore. E certo io non starò fermo, con una candidatura che servirà almeno a denunciare un comportamento ignobile di quanti - volendo ciascuno tentare di fare il sindaco - dovrebbero sentire la responsabilità più di altri. Vorrà dire che affitterò un camioncino su cui montare tre gigantografie di altrettanti irresponsabili da denunciare ai romani come i promotori di una sciagura elettorale, di una rovesciata nella propria porta: i comizi li farò da lì, visto che i papponi di Rai e Mediaset mi impediscono di farlo dai loro studi televisivi (a parte qualche nanosecondo da spartire con tutti gli altri candidati che lasciano liberi di scorrazzare per ore nelle loro trasmissioni).

Questo centrodestra non merita di essere aiutato, visto che si comporta in una maniera ignobile. È Roma che invece deve essere aiutata contro una politica dispettosa e vile, che non sa confrontarsi al di fuori dell'uscio della propria casa. Giorgia Meloni, leader di uno dei tre partiti che si autorappresentano come alternativi alla sinistra, rischia di attrarre su di se' la responsabilità maggiore del disastro, con le carambole di cui è stata protagonista. Si è rifugiata dietro Berlusconi per il no alle primarie. Sventola i sondaggi che la danno a dieci punti da Giachetti per dire di essere la competitrice principale, ma non sa prendere alcuna seria iniziativa per aggregare almeno chi si dichiara disponibile. Ah, già, ha con se' il Pli, che anche senza Malagodi, Zanone e Altissimo e' pur sempre un gran bel partito.



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