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Adriano Tilgher: «Si superi la dicotomia destra-sinistra»


(G.p)Il collega Carlo Catteneo dalle colonne di Lettera 43 intervista, a tutto tondo, Adriano Tilgher, già presidente di Avanguardia Nazionale, incarcerato per ricostruzione del Partito Nazionale Fascista, ha subito la vergogna dell'accusa più infamante : quella di essere uno stragista. Infatti, il suo nome compare nelle carte del processo dell'Italicus e della stazione di Bologna. Sempre assolto con formula piena, ed anche risarcito dallo stato per l'ingiusta detenzione.
Ora Adriano Tilgher è il segretario nazionale del Fronte Nazionale, rivendica con orgoglio la sua storia di militante politico rivoluzionario, ricorda con passione Valle Giulia e la Rivolta di Reggio Calabria, riconoscendo come suo unico errore politico, il ritenere il Movimento Sociale Italiano suo partito politico di riferimento.



«LA DESTRA HA DATO PESSIMA PROVA DI SÉ». Con Lettera43.it parla a tutto campo con toni forti dell’attualità politica: «La destra e il centrodestra», dice, «hanno dato una prova pessima di sé in questi 20 anni in cui hanno governato, non solo a livello nazionale, ma anche a livello di istituzioni locali. Ritengo questo guazzabuglio un fenomeno politico finito».
Parla dei nuovi nazionalismi, del fallimento del capitalismo, dell’immigrazione, di Mafia Capitale, delle prossime amministrative e delle unioni civili.
Senza dimenticare gli Anni 70 e il suo movimento, il Fronte Nazionale. 

DOMANDA. A Milano si sono riunite le destre europee raccolte sotto la denominazione Enf (Europe of Nations and Freedom). Perché il Fronte non ha partecipato?
RISPOSTA. Per due motivi. Il primo: perché loro rappresentano delle realtà elettive che noi non abbiamo ancora. Il secondo è che non siamo euroscettici. Noi crediamo nell’Europa. Non, però, in questo tipo di Europa. Ciò che esiste, e conta, è solo una banca che, di europeo, porta solo il nome e null’altro. Il parlamento europeo non conta nulla, è solo il cimitero dei trombati di quelli nazionali.
D. Quando parla d’inconsistenza del “governo” europeo fa riferimento anche ai tragici fatti di Parigi?
R.
 Certo. Quando i burocrati devono imporci la loro esistenza, grazie a leggi economiche capestro, vedi il fiscal compact, mostrano i muscoli del ricatto. Tuttavia, davanti ai tragici fatti che hanno macchiato col sangue il cuore dell’Europa, al posto di una risposta forte e unitaria, abbiamo visto che ogni Paese è andato per i fatti propri. Questa è Europa?
D. Al di là del terrorismo, qual è secondo lei il problema più grave che contraddistingue questa istituzione?
R.
 Mi ricollego alla prima domanda. Per essere euroscettici, per uscire dall’euro e dal sistema che ci hanno imposto, bisogna mettere un cappello sostanziale. Uscire dallo schema liberista per entrare in quello sociale.
D. Si spieghi meglio.
R.
 Oggi esiste un sistema finanziario gestito dalle banche. I popoli vivono l’oppressione del sistema finanziario. Le banche non hanno attenzione per i ceti deboli e per i più bisognosi. Possiamo permetterci di affidare la nostra vita semplicemente ai consigli di amministrazione degli istituti di credito? No, e il caso Banca Etruria lo certifica. È qui che muore lo stato sociale. Qui si manifesta la corresponsabilità dello Stato che non crea uguali opportunità per tutti i cittadini. Le banche dialogano solo con chi ha le risorse. Noi viviamo male perché i politici, europei in testa, si sono venduti al sistema finanziario. Mi batto e mi batterò per ricostruire lo stato sociale che non è stato assistenziale, ma, ribadisco, delle pari opportunità.
D. Quindi gli Stati devono essere controllori delle risorse…
R.
 Esattamente. Pensi che già nel 1999, la trilater teorizzava non più il controllo diretto delle nazioni ma quello delle risorse energetiche e alimentari. Purtroppo, dalla caduta del comunismo, abbiamo assistito al grande scontro tra capitalismo produttivo e capitalismo finanziario. Con la vittoria di quest’ultimo. I beni fondamentali per la vita della comunità non possono essere privati, devono essere necessariamente pubblici e dello Stato. L’acqua, per esempio, non può essere privatizzata. Le comunicazioni non possono essere private. Ne deriva la sicurezza del Paese. Lo Stato deve essere tutore dell’esistenza di un popolo.
D. Che rapporti avete, se ne avete, con i principali partiti di destra identitaria in Europa?
R.
 Dialoghiamo con tutti ma non abbiamo particolari rapporti. A noi interessa comunicare con chi vuole uscire dallo schema liberista per rinforzare lo stato sociale. Una tendenza, al momento, che appartiene solo al Front National di Marine Le Pen.
D. E la Lega?
R.
 In quel partito vedo molta confusione. Al loro interno sono presenti forti rappresentanze liberiste. Poi, si tratta di un partito che deve ancora chiarire l’aspetto nazionale che pare animare questa fase. Una novità assoluta rispetto al recentissimo passato. Osserviamo con attenzione questo cambiamento.
D. Parliamo d’immigrazione…
R.
 È il vero problema avvertito dai cittadini. Questo non significa cacciare gli immigrati. Anch’io, ovviamente, piango quando vedo donne e bambini morire durante questi viaggi della speranza e della disperazione. Chi è il criminale che non piange? Purtroppo, i criminali veri sono quelli che consentono questo traffico di esseri umani.
D. Ovvero?
R. L’Europa aveva la possibilità di farli vivere bene a casa loro. In modo dignitoso e senza sradicarli dalle loro terre. Invece, ha preferito lucrarci sopra. Il caso di Mafia Capitale insegna. Esiste un business odioso sul fenomeno migratorio, capace di essere più remunerativo del traffico di droga. Ci troviamo di fronte a una nuova forma di schiavismo.
D. La politica italiana sembra attraversata da una crisi irreversibile. Anche per colpa del centrodestra…
R.
 Dico immediatamente una cosa: la destra, e il centrodestra, hanno dato una prova pessima di sé in questi 20 anni in cui hanno governato, non solo a livello nazionale, ma anche a livello di istituzioni locali. Ritengo questo guazzabuglio un fenomeno politico finito. Sinistra e destra hanno finto di farsi la guerra. Ci hanno regalato i peggiori governi di questa Repubblica.
D. Di quali governi parla?
R. Monti, Letta e ora Renzi. Su Monti erano tutti insieme appassionatamente, con esclusione della Lega, a votare il fiscal compact e il pareggio di bilancio. Il 90% di quella classe politica non sapeva nemmeno cosa fosse il fiscal compact. Vanno cacciati tutti. Il Fronte nazionale va oltre la dicotomia destra-sinistra. Noi stiamo con gli italiani e con chi vuole ridare un futuro a una nazione che altri stanno svendendo. Che mi frega di essere di destra o di sinistra? Sono per l’Italia e per gli italiani.
D. Tilgher, chiarisca questo aspetto: ma lei è di destra o di sinistra?
R.
 Se si guardano i valori, i contenuti, l’identità sono sicuramente un uomo di destra. Se si analizzano gli aspetti legati al sociale, le battaglie per il lavoro, le battaglie per l’occupazione sono certamente un uomo di sinistra.
D. In Senato si vota sulle unioni civili. Qual è la sua posizione?
R.
 La tutela della famiglia nasce dalla continuità della comunità, così come inserito chiaramente nella nostra Costituzione. La famiglia rappresenta un progetto di vita per il futuro. Tutto il resto non è progetto di vita.
D. Quindi?
R. Sono contrario, fortemente contrario, all’adozione di bambini da parte di coppie gay. Per quale motivo profondo dovrebbero farlo? Perché devo tutelare per legge delle pulsioni sessuali tra persone dello stesso sesso? Se avessi una pulsione sessuale verso le pecore sarei forse tutelato?
D. Non le sembra un po’ forte come paragone?
R.
 No. In camera da letto, ognuno può e deve fare quello che vuole perché riguarda la sfera intima. I diritti sono un’altra cosa. Il codice civile è più che sufficiente e non deve contemplare l’unione tra due persone dello stesso sesso perché la sacralità del matrimonio nasce per la continuità delle specie e le persone più deboli che sono i figli. Spiegatemi come fa una coppia omosessuale a mettere al mondo dei figli? Solo commettendo dei “reati” all’estero? E i diritti dei bambini, ne vogliamo parlare?
D. Elezioni amministrative a Milano. Sala ha vinto le primarie. Facciamo il gioco della torre: chi avrebbe gettato tra lui, Balzani, Majorino e Iannetta?
R.
 Mi fa una domanda difficile ma, visto che l’abbiamo messa in forma di gioco, le dico che certamente butterei Sala. Un signore che rappresenta solo una nomenclatura di affaristi. Detto questo, una gomitata anche agli altri la darei. E sa perché? Il miglior candidato per il centrosinistra sarei io (ride ndr). Tornando seri, entro febbraio presenterò i candidati del Fronte sia a Roma sia a Milano. Su Roma, poi, potrebbe esserci una grande sorpresa…
D. Ora che è passata la tempesta, con polemiche annesse, può spiegare come è andata la vicenda del sostegno a Vincenzo De Luca in Campania?
R.
 La verità è questa. Come segretario del movimento, ho lasciato liberi i responsabili locali del partito. L’unica mia indicazione è stata quella di non utilizzare il nome del Fronte Nazionale. Motivo per cui, De Leo, segretario provinciale a Caserta, si è candidato in una lista civica di centrodestra (Campania in rete, ndr) schierata a favore di De Luca. Una premessa...
D. Prego.
R. De Luca è diventato sindaco di Salerno per due legislature, sempre per il Pd, ma con l’appoggio di molti elettori e sostenitori di centrodestra. Il governatore campano ha fatto delle cose importanti. Non ha consentito, per esempio, che i rom si fermassero a Salerno, ha contingentato l’accesso in città di extracomunitari. Insomma, ha agito a favore della città. De Luca in Campania rappresenta ciò che Emiliano è in Puglia. Cioè, la rottura tra destra e sinistra. Uomini che dialogano e non biechi esponenti di partito.
D. Un'ultima cosa: non cambierebbe nulla del suo passato? C’è qualcosa di cui si è pentito? 
R. Rivendico la nobiltà e la grandezza della mia storia. Rifarei tutto quello che ho fatto. In primis, le grandi battaglie di Valle Giulia e la rivolta di Reggio Calabria. Noi eravamo presenti a fianco del popolo. Riconosco un unico, grande, errore politico.
D. Quale?
R. Considerare il Msi il nostro partito di riferimento. Tornando alla domanda, sono stati gli anni più belli della mia vita. Avanguardia Nazionale (1970-75) è stata un’esperienza esaltante. Ha impedito, la prego di credermi, la deriva terroristica dei nostri appartenenti. È stato proprio lo scioglimento dei gruppi extraparlamentari, a destra come a sinistra, a regalare il terrorismo al Paese. Proprio quello che voleva una parte dello Stato. Con i risultati che conosciamo.

1 commento:

  1. intervista interessante, certo che le considerazioni finali su de luca fanno rabbrividire!

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