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I leghisti del Sud chiamano Salvini: «Fai il capolista in tutte le città»

(G.p)Il 19 dicembre del 2014, nel corso di una affollata conferenza stampa, tenuta a Roma, il felpato Matteo Salvini, leader della Lega Nord per l'indipendenza della Padania annunciò la costituzione di Noi con Salvini, costola centro meridionale della Lega. Movimento creato per andare oltre la linea gotica.
Tanti meridionali, orfani della destra di governo incarnata da Alleanza Nazionale ed orfani del vecchio Movimento Sociale Italiano, stufi della vecchia politica, con simpatia hanno pensato che Noi con Salvini fosse un nuovo grande partito di destra, in grado di federare il fronte anti Renzi, lanciando la sfida elettorale al centro sinistra, con ottime possibilità di vittoria.
Ed invece, Salvini che poteva essere un leader politico amato anche nel Mezzogiorno, ha preferito temporeggiare, preoccupato delle elezioni regionali e della reazione della base militante leghista del Veneto e della Lombardia. Ad un anno dalla nascita di Noi con Salvini, sono in molti a credere che l'altro Matteo abbia perso il treno per trasformare la Lega Nord per l'indipendenza della Padania, in un partito nazionale, sul modello Front National di Marine Le Pen per candidarsi alla guida del centro destra alle prossime politiche.
Il collega Daniele Di Mario, dalle colonne de il Tempo, storico quotidiano romano, con un interessante articolo, che proponiamo per intero, ci racconta il primo anno di vita di Noi con Salvini, tra treni mancati,occasioni perdute e prospettive future.
 


C’è stato un momento in cui Matteo Salvini avrebbe potuto avere il Mezzogiorno ai suoi piedi. Giusto un anno fa. Nel gennaio-febbraio del 2015 il Centro-Sud che non vota Renzi non aspettava altro che un cenno del segretario leghista per mobilitarsi, sedotto da quella conferenza stampa del 19 dicembre 2014 in cui l’altro Matteo battezzò Noi con Salvini, il movimento creato per andare oltre la linea gotica. Le premesse per un nuovo grande partito di destra in grado di federare il fronte anti-Renzi e di lanciare l’offensiva elettorale c’erano tutte.


Eppure Salvini ha preferito temporeggiare, preoccupato dalle imminenti elezioni regionali e dalla reazione dello zoccolo duro leghista. Oggi, a un anno dalla nascita di Noi con Salvini, sono in molti a credere che il segretario di via Bellerio abbia perso il treno per trasformare il Carroccio in partito nazionale e per candidarsi davvero alla leadership del centrodestra, preoccupato più di non perdere consensi al Nord che conquistarne al Sud. Incartato dalla dialettica con Silvio Berlusconi e dall’eterno dilemma: ricostruire un centrodestra o varare un progetto lepinista fino in fondo.

Cos’è rimasto, oggi, del progetto nato un anno fa? L’ambizione di portare la Lega al Sud è davvero sfumata? I maggiori dirigenti salvinisti non negano che il lavoro sia abbastanza indietro, ma di qui ad abortire la sfida ne corre. Anzi. L’invito rivolto a Salvini è quello di rilanciare.

Del resto, l’appuntamento elettorale della prossima primavera rappresenta al contempo un’occasione e un esame. Andranno al voto Roma, Napoli e Cagliari. Oltre a Salerno, Caserta e, nel Lazio, Latina, Terracina, Cassino e una cinquantina di Comuni della provincia di Roma. Una chance per strutturare Noi con Salvini e lanciarlo nella mischia. Col serio rischio, però, che un eventuale flop nel Centro-Sud alle amministrative costringerebbe Salvini a una precipitosa ritirata.

L’analisi degli ultimi dodici mesi può essere impietosa. Ad oggi non c’è uno speaker, un frontman salvinista nel Mezzogiorno. A ben vedere non ce n’è uno neanche nelle grandi città del Sud, quelle che spostato il voto d’opinione. Salvini manca a Napoli dalla campagna elettorale per le europee del 2014; non va in Sicilia da agosto; non è mai stato in Molise o in Basilicata. Anche in termini elettorali, la primavera scorsa Noi con Salvini non ha entusiasmato: il 2,6% alle regionali in Puglia, l’1,3% a Colleferro e il 2,6% ad Albano.

Dal punto di vista organizzativo, poi, NcS è indietro. A Roma, tanto per dirne una, non c’è una sede, anche se - spiega il commissario laziale Gian Marco Centinaio, capogruppo leghista in Senato - «il 12 gennaio firmerò il contratto d’affitto per un appartamento in centro che sarà la nostra sede romana». Quel minimo di organizzazione territoriale che il movimento si era dato è stata azzerata: Centinaio ha commissariato tutte le cariche nel Lazio, stessa cosa ha fatto il senatore Paolo Arrigoni, commissario per l’Abruzzo. «Nessuna frenata. In realtà - spiega Centinaio - la scelta è stata dettata da altri motivi: la necessità di preparare le amministrative e, al contempo, accelerare sulla strutturazione territoriale».

Il movimento, inoltre, ha sì uno Statuto, ma mancano i regolamenti e un partito senza regole è difficile da immaginare. Così come non sono mai partiti i tesseramenti (quello romano verrà avviato però entro la fine del mese, garantisce Centinaio) né si sono celebrati congressi.

Messa così sarebbe la cronaca di un fallimento, se non fosse che Salvini, nonostante per un annetto abbia temporeggiato, tira. Eccome se tira. A Pontida erano migliaia i militanti di Noi con Salvini accorsi dal Mezzogiorno per partecipare al tradizionale appuntamento leghista. Un evento storico. Così come tantissimi treni e pullman sono partiti dal Centro-Sud alla volta di Bologna nel novembre scorso per rispondere «presente» alla manifestazione «Liberiamoci» indetta dal segretario leghista per riunire il centrodestra contro Renzi. Un movimentismo che testimonia quanto il leader faccia breccia nell’Italia peninsulare.

«Noi con Salvini - conferma il vicepresidente Raffaele Volpi - sta diventando un soggetto politico importante. Può essere un interlocutore fondamentale, anche perché a livello nazionale è intorno al 5%, più di tanti altri partitini». «In questi mesi - spiega la deputata romana Barbara Saltamartini - si è lavorato per strutturare la prima classe dirigente di NcS e oggi il movimento è presente sul territorio con nuclei in ogni provincia. È chiaro - ammette la parlamentare - che adesso serve un salto di qualità per affrontare al meglio la sfida delle amministrative, anche con una più assidua presenza di Salvini sui territori».

Un auspicio che diventa quasi accorato in Angelo Attaguile, segretario nazionale e responsabile del movimento in Sicilia, Puglia e Calabria. «Il Sud si aspetta un partito unico nazionale da Milano a Trapani - dice Attaguile - Ma soprattutto vuole Matteo, che deve essere più presente. Lo scorso anno è stato impegnato per le regionali, ma quest’anno deve fare campagna elettorale. Qui in Sicilia valiamo già tra l’8 e il 10% e possiamo crescere». Attaguile ammette che su molti aspetti «ancora non siamo pronti, tutto è in fase di evoluzione anche se la situazione è diversa di Regione in Regione». Ma è convinto che un impegno diretto di Salvini possa sparigliare: «Il voto amministrativo non può essere l’unica verifica, perché il risultato rispecchia equilibri locali e basi elettorali personali. Però c’è tanta attenzione dalla nostra base, Salvini da solo può muovere tantissimo come ha dimostrato alle europee. Per questo credo che debba candidarsi capolista in tutte le grandi città. Quanto la partito unico, credo che lo lancerà al congresso leghista entro la primavera e comunque prima delle amministrative».

Il nodo politico è proprio lì. Come e quando si sposeranno Lega e Noi con Salvini? Il Carroccio diventerà mai nazionale? L’integrazione ci sarà davvero e le resistenze della base leghista verranno superate? Se ne parlerà al congresso leghista tra febbraio e marzo, «ma dubito che Salvini decida cosa fare prima delle comunali», spiega Centinaio, che aggiunge: «Lui capolista ovunque? No, solo a Milano, anche se farà campagna elettorale ovunque come alle passate regionali. Sull’organizzazione ci stiamo muovendo. Presenterò una bozza di regolamento nazionale. Quanto a Roma e al Lazio, il direttivo romano si riunirà il 13 e lì verrà definita la composizione definitiva e l’allargamento ai nuovi membri che saranno presenti, che ho già contattato e che entro la Befana dovranno darmi la propria disponibilità. Decideremo anche le deleghe dei singoli componenti e avvieremo i comitati elettorali nei Municipi che costituiranno la base dell’organizzazione cittadina. L’obiettivo è preparare le comunali e al contempo mettere già le basi per strutturare il movimento. È vero, manca uno speaker, ma la sfida è questa: tirare fuori dei volti nuovi da spendere su Roma. Insomma, stiamo accelerando».

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