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Buttafuoco: «La destra italiana faccia copia e incolla dal Front»

Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, intervistato dal collega Antonio Rapisarda, indica una strada politica all'italica destra che dovrebbe avere la forza ed il coraggio di fare il copia ed incolla da Marine Le Pen, che continua viceversa ad andare dove c'è la pancia, mai dove va la testa.


Buttafuoco, che effetto le fa vedere una fiamma tricolore, per quanto francese, al 30%?
«È troppo stilizzata per emozionarmi. E non c’è la base trapezoidale. Il dettaglio più significante».


In Francia le destre sono quasi al 60%. Un miraggio per l’Italia.
«La Francia ha un vantaggio: conosce il patriottismo. L’Italia invece ha delle ubriacature nazionaliste. Se possiamo fare una distinzione tra il patriottismo e il nazionalismo ci aiutiamo con gli esempi storici. Un nazionalista è Pietro Badoglio, un patriota è Berto Ricci».


Che cosa comporta questo?
«La Francia, a differenza dell’Italia, ha un sentimento di unità risolto, compiuto. All’interno della propria storia comprende figure opposte ma complementari. Accanto alla Marianne francese ha Giovanna D’Arco, accanto ai giacobini ha la Vandea, ed è Francia allo stesso modo senza che nessuno consideri l’altro di serie B rispetto a una presunta superiorità morale come invece accade in Italia, dove da sempre esiste la distinzione tra cittadini di serie A e di serie B. Laddove l’Italia di destra è sempre stata considerata marginale ed estranea alla storia nazionale».


Ha vinto la "paura"? Oppure il Fn ha dimostrato di avere una ricetta?
«È un risultato drogato. Un po’ come quando i globuli bianchi arrivano a milioni nel momento in cui si scatena un’infezione. Per quanto Marine Le Pen abbia saputo costruire il suo capolavoro politico attraverso la cosiddetta "rabbia fredda" e questo voto è di certo anche un campanello d’allarme rispetto alle retoriche europeiste, bisogna mettersi alla prova con la realtà adesso. Bisogna aspettare».


È scettico?
«Conoscendo un po’ le vicende francesi loro, a differenza della sgangherata identità destrorsa italiana, hanno pezzi di società vera. Con il Front ci sono veri imprenditori, vero popolo, veri intellettuali. Non c’è nessuno in Francia che possa fingere di stare lì. Probabilmente daranno nelle amministrazioni dei buoni risultati come seppe fare la Lega Nord in pezzi fondamentali del territorio italiano».


Marine e Marion Le Pen. C’è chi sostiene che non possano convivere.
«Convivono, convivono. Il progetto monolitico affidato a una guida carismatica finisce a pernacchie dappertutto. Nessuno può ormai proiettarsi da solo al comando. Vincono solo i progetti e le stagioni a più voci. Pensiamo in Italia quanto è ridicolo Renzi. Il loro è pragmatismo puro applicato a una realtà, qual è la Francia, che dà a loro un grande vantaggio. In Italia farebbero ridere, in Francia diventano una cosa seria».


Come si spiega la sconfitta di Nicolas Sarkozy?
«Perché adesso la gente vuole passare dalla simpamina alla cocaina. L’elettorato è drogato».


Che cosa può imparare la destra italiana dai frontisti di Francia?
«Deve alzare il livello. Rispetto al terrorismo deve imparare la rabbia fredda di Marine. Poi dovrebbe limitarsi a copiare quello che fa Vladimir Putin, quindi rompere definitivamente con la Nato e con gli americani se veramente vuole salvaguardare gli interessi della propria terra. Cosa che mi risulta Marine Le Pen vuole fare perché ha in animo di mandare a quel paese l’Unione europea».


Quanto manca una fiamma col tricolore italiano nelle schede?
«Non manca. Fosse nelle schede, oggi, risulterebbe come una forzatura. E finalmente, il Msi, è libero dagli equivoci. È socialismo. Tricolore, certo. Ma socialismo, patriottico e antiborghese. Niente a che vedere con la destra».

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