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Mafia Capitale. Concutelli al lavoro,quando la coop 29 giugno era un faro di legalità e speranza

L'articolo del Corriere della Sera è di dodici anni fa e racconta una storia diversa: quando la cooperativa 29 giugno era un faro di legalità e di speranza...  

Arriva alle 7.30 e corre subito alle «sue» pianticelle. Va a vedere se sono ancora sulle «sue» tombe. Poi si china col suo barbone bianco e pulisce. Pierluigi Concutelli è uno dei venticinque della cooperativa «29 giugno» che quattro anni fa vinse la gara indetta dall' Ama (l' azienda cittadina per i rifiuti), per una gestione pubblica della cura delle tombe. Concutelli (ex terrorista dei Nar, ndr), condannato per l' uccisione del giudice Vittorio Occorsio e per altri due omicidi in carcere, esce ogni mattina da Rebibbia grazie all' articolo 21 e va a tenere pulito il Verano. Non sempre ci riesce. «L' idea è stata dell'assessore Valentini - ricorda Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa composta da detenuti, ex tossicodipendenti, portatori di handicap -. Nel ' 98, con l' inizio della nuova gestione A ma, per contrastare le illegalità legate alla cura delle tombe fu istituito un tariffario e fu indetta u na gara per affidarne la manutenzione. La gente veniva invitata a pagare direttamente l' Ama, dalle 200 alle 900 mila lire l' anno, a seconda del tipo di tomba da curare. Risultato? A noi, vincitori della gara, sono state affidate 1.300 tombe. Ma da allora subiamo una bella guerra...». 
E' la guerra del Verano. Nessun proclama ufficiale. Soltanto fatti. Come le due macchine bruciate nel marzo scorso in due notti diverse a dipendenti Ama nel parcheggio adiacente agli uffici. O come i computer distrutti pochi mesi fa dentro la direzione del cimitero, un raid di cui finora non si era saputo nulla. «Vede quel foro nel vetro degli uffici amministrativi? - indica un dipendente Ama -. C' è da un anno. Di notte avevano cercato di entrare dentro. Poi, qualche sera dopo, ci sono riusciti e ci hanno buttato tutto all' aria...». 
Il giardiniere non la chiama col suo nome, ma è sempre la stessa cosa: la guerra del caro estinto. Più esplicito Buzzi: «Noi mettiamo a posto le tombe. La mattina dopo sono sottosopra. Ci minacciano anche. E poi ci calunniano con le famiglie». Gli innominati sono una cinquantina. Come l' indagato F. F., che con l' arrivo dell' Ama aveva scelto il prepensionamento, salvo poi stabilirsi al riquadro 119 dove in uno sgabuzzino teneva pala e piccone. L' altro indagato, F. M., un «fontaniere», è invece andato in pensione un paio di anni fa lasciandosi dietro, nell'Ama, una figlia. Il suo quartier generale è al riquadro 131. Il più ardito è invece Carletto, un pensionato di una ditta privata che tempo fa ha trasformato la cappella Tacconi, dove riposano anche due senatori, in un' officina dove «trattava» marmi e bronzi saccheggiati in giro per il Verano. Tre mesi fa è stato colto sul fatto con una carriola colma di marmi prelevati dalla tomba De Angelis. Lui si vanta di curare tombe per Sandra Milo e Andreotti. E' anche patriottico: gira con una scopa tricolore.
Paolo Brogi

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