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La Lega alla sfida del Sud con un mix di ex: dc, autonomisti e missini

di Giuseppe Parente
Nessun parlamento del sud, niente ampolle con l’acqua magari del Garigliano, nessun Alberto da Giussano, nessun raduno simil Pontida magari in quel di Mondragone. Dal Garigliano in giù l’annunciata espansione politica della Lega Nord, per fortuna, farà, a meno di tutto l’armamentario folkloristico e poco ideologico del partito creato da Umberto Bossi  il 4 febbraio del 1989.
Una volontà di espansione della Lega Nord al sud fortificata anche da 58041 voti raccolti alle ultime elezioni europee nella IV circoscrizione. Un risultato davvero inaspettato e clamoroso, ma per poter crescere il partito di Matteo Salvini necessita di appoggi locali nei singoli territori.  Di questo se ne occupa il senatore bresciano Raffaele Volpi, nominato coordinatore della Lega Nord per il centro-sud e per le isole. Ad agosto, Volpi ha scritto una lettera ad alcune associazioni ed alla Lega Sud, per invitarli, dopo la battaglia elettorale delle Europee dello scorso 25 maggio, che li ha visti lottare insieme , a contribuire alla nascita della Lega dei Popoli.
La Lega Sud, guidata da Gianfranco Vestuto,(candidato alle scorse europee nella Lega Nord con scarsi risultati viste le sole 156 preferenze conquistate nel collegio Meridionale) si è sfilata, dichiarandosi pronta a presentare una propria lista alle prossime elezioni regionali in Campania. Un obiettivo raggiungibile anche senza la raccolta delle firme, in quanto il 21 gennaio 2010, la Lega Sud Ausonia costituì un gruppo autonomo parlamentare al quale aderirono alcuni transfughi  del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo.
Proprio agli orfani del Mpa, partito vissuto davvero poco tempo, crollato con le vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto Raffaele Lombardo guarda con simpatia la Lega Nord.  Infatti, nella precedente legislatura, un ex Mpa , Attilio Attaguile ha aderito al Carroccio, portando in dote, alle scorse europee alcune migliaia di voti nella sola provincia di Catania. Ma la Lega Nord guarda anche ai tanti delusi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, in Campania. Per il momento, chi si è schierato apertamente con la Lega Nord, alle ultime europee è stato l’ex sindaco di Agerola ed ex deputato del Popolo delle Libertà, di cultura e formazione politica democristiana  Michele Pisacane, spiegando di aver voluto aiutare un amico, come Attaguile, che era in lista. Ad Agerola, comune dei Monti Lattari, in provincia di Napoli, la Lega Nord ha fatto en plein di voti, arrivando terza dietro al Pd ed a Forza Italia. Anche in altri comuni la Lega ha conquistato parecchi consensi, come a Castellammare di Stabia, a Torre Annunziata . Un ex consigliere provinciale del Nuovo Psi Angelo Delle Cave, annuncia l’impegno leghista a favore della Terra dei Fuochi.
Ex politici di seconda e terza fila del centro destra, per lo più ex Mpa ed ex missini guardano con simpatia al progetto politico della Lega di Salvini per il Sud Italia. Per esempio, ad affiancare il senatore Volpi nei viaggi al sud, vi è Silvano Moffa, ex sindaco rautiano di Colleferro, ex sottosegretario di Alleanza Nazionale, ora presidente di un movimento denominato Azione Popolare.  Nella terza città di Italia, Napoli, la Lega Nord ha affidato il difficile compito di reclutare delusi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, a Gianluca Cantalamessa, figlio del senatore Antonio, dirigente nazionale del Msi prima, di An poi, trombato alle ultime elezioni comunali.

Matteo Salvini crede fortemente nel progetto di allargamento degli orizzonti geografici della Lega Nord e non disdegna manifestazioni ufficiali del partito, non curante di fischi e di contestazioni. Come è successo a Salerno, lo scorso 16 novembre, oppure a Napoli a Piazza Carlo III, in occasione della campagna elettorale per le Europee. Ma non basta l’attivismo del segretario nazionale. Occorrono adesioni, per questo la Lega Nord guarda ai delusi di Fratelli d’Italia, di Forza Italia, ai nostalgici del vecchio Msi ed anche ad una miriade di piccoli gruppi politici di ispirazione federale, come la Lega Tuscia a Viterbo. Non sono grandi numeri, ma la scommessa è di raccattare i voti di delusi del centro destra che potrebbero decidere di non andare a votare alle prossime elezioni regionali.

1 commento:

  1. SALVINI: UN (PERICOLOSO) UOMO DI REGIME

    L'Italia, si dice, è il Paese dei voltagabbana. Se questo fosse vero non ci sarebbe alcun dubbio sul fatto che Benito Mussolini rappresenta la quint'essenza del voltagabbanismo italico.

    Difficile anche solo contare le piroette, gli zig zag, le svolte e i tradimenti del Duce. Da esponente di spicco della sinistra più intransigente del Partito socialista e leader della destra; da antimperialista a fervente sostenitore della guerra imperialista; da repubblicano a monarchico, da mangiapreti a filo-papalino, da difensore degli operai e dei braccianti a suo castigatore; da anti-tedesco a fantoccio di Hitler.

    Forse è vero che Matteo Salvini, malgrado il suo sodalizio con Borghezio, non si consideri un fascista, nel suo stile politico tuttavia egli pare ispirarsi proprio al Duce. L'opportunismo, l'uso spregiudicato dell'inganno pur di tenersi a galla, l'assenza di principi, il mischiare demagogicamente il diavolo con l'acqua santa pur di ottenere consensi.

    Da capolista della "Lista comunista" alle elezioni del 1997 per il "Parlamento padano" a fervente anti-comunista. Da "antifascista" (ai tempi di Bossi) a sodale dei fascisti. Da aperturista sulle unioni gay a strenuo difensore della "famiglia tradizionale". Da filo-europeo a anti-euro. da sostenitore delle piccole patrie europee ad alleato della sciovinista francese Le Pen. Infine, da secessionista padano a patriota italiano. Chi più ne ha più ne metta. Due soltanto sono i punti fermi della carriera politica di Salvini: la sua irriducibile xenofobia e la sua adesione al neoliberismo. Due punti soltanto, ma decisivi, che caratterizzano la Lega Nord come forza di destra e reazionaria.

    Alle 300mila preferenze personali alle europee e al 18% (beninteso, del 37%) in Emilia-Romagna, Salvini c'è arrivato così. Ci è arrivato infine, e questa è certamente la ragione principale, perché da mesi, è su tutte le televisioni, dalla mattina alla sera. La qual cosa fa riflettere. Se fosse davvero un nemico del sistema eurista e oligarchico non avrebbe avuto lo spazio mediatico di cui gode. Allora la domanda è: non sarà che c'è del "marcio in Danimarca"? Non sarà che sono proprio i poteri forti a tirargli la volata perché gli fa comodo? Noi pensiamo che sia proprio così.

    Da quando Renzi ha scardinato il Pd ed è diventato primo ministro (grazie al patto con Berlusconi) Salvini è invitato a tutte, ma proprio tutte le trasmissioni televisive, sia della Rai che di Mediaset. Non c'è alcun dubbio che dietro all'ascesa di Salvini c'è proprio Renzi (e il blocco di potere che lo appoggia), che ha pensato così di scegliersi il suo avversario di comodo nel teatrino politico.

    E' l'ennesima volta che il sistema, oltre a selezionare chi deve governare, si sceglie i suoi oppositori, ciò per impedire che gli oppositori veri si facciano largo. Che poi Renzi e i poteri che gli stanno dietro possano sbagliarsi, che cioè Salvini, invece di essere una meteora e un nemico di comodo gliela metta nel sacco, questo lo vedremo nei prossimi anni. Di sicuro il blocco di potere renziano deve avere ritenuto che Salvini sia loro funzionale, nei due casi: sia che l'Italia resti nell'Unione europea (meglio che il fronte no-euro sia capeggiato da uno "spaventapasseri" piuttosto che da persine serie), sia che diventi inevitabile l'uscita dall'euro (Salvini verrà usato come truppa ausiliaria).

    Se quanto diciamo è vero, se Salvini è un uomo del regime, non solo non è giustificabile corrergli dietro, è necessario sbarrargli la strada

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