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CasaPound e il fascismo: da Camusso a Berlusconi una campagna elettorale nel segno dell'ignoranza e dell'opportunismo


(umt) E' una campagna elettorale decisamente fuori misura e nel segno dell'ignoranza. La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, interrogata ai margini della conferenza d'organizzazione del suo sindacato sul blitz giudiziario contro CasaPound invoca l'intervento del premier sul caso: "Monti dica se per quell'organizzazione che a Napoli stava preparando l'aggressione ad una ragazza ebrea e che può presentarsi alle elezioni, non ci siano gli estremi per ricostruzione di una forza fascista" per concludere poi che "sarebbe un bel segno se al voto del 24 e 25 febbraio non ci fosse nessuna lista fascista a cui dare il voto". E' evidente l'estrema inopportunità politica di consentire al leader di una coalizione politica, forte dei suoi poteri governativi assegnategli come tecnico, di esprimere un veto contro un competitore per quanto modesto sia. Ma la questione di fondo, di cui non s'è neanche accorto il Secolo d'Italia che pure ha polemizzato contro l'eterno ritorno del "dogma antifascista", è che la questione non si pone proprio, per ragioni di diritto. 
A stabilire se esista o meno ricostituzione del partito fascista è la magistratura, un potere separato dall'esecutivo. Al momento gli inquirenti ipotizzano che un gruppo di militanti dell'estrema destra napoletana abbiano costituito un'associazione sovversiva con connessa banda armata: tra gli arrestati ci sono due dirigenti di CasaPound, inseriti nella testa di lista della Camera dei deputati mentre è indagato il capolista al Senato, che non è neanche considerato un capo del sodalizio criminale. I leader nazionali di CasaPound, a cominciare da Iannone, non sono nemmeno indagati. In realtà non c'è, al momento, un'inchiesta aperta per violazione della legge Scelba o Mancino. All'esecutivo toccherebbe eventualmente, al termine di un iter giudiziario che non è neanche iniziato, decretare lo scioglimento dell'organizzazione condannata per ricostituzione del partito fascista o per istigazione all'odio razziale.
C'è un precedente di scioglimento comminato dopo il primo grado di giudizio: Ordine nuovo. Ma la decisione politica del ministro degli Interni Taviani fu contestata dal maggiore esperto di diritto costituzionale membro di quel governo, Aldo Moro, che della materia era docente universitario essendo anche stato tra gli autori materiali della Carta, nel comitato dei 75. Bene: Moro si assentò da quella seduta del consiglio per non dover firmare un atto che riteneva incostituzionale. Al tempo stesso, essendo, come dire, moroteo nell'anima, non prese pubblicamente le distanze dalla decisione. La prassi successiva, espressa nel caso del Fronte nazionale di Freda, è che lo scioglimento si decreta dopo la sentenza della Cassazione.
Quanto all'esclusione delle liste, anche in questo caso, le norme sono chiare. Per essere eliminati dalla competizione elettorale basta non rispettare le procedure: è quello che è successo alla Destra di Storace (esclusa dalla Camera in Lombardia 3) per una storia di timbri falsi, è quello che potrebbe succedere nella Regione Lazio a CasaPound, per irregolarità nella raccolta delle firme. Un'indiscrezione del Corriere della Sera che non ha trovato riscontro.
Dal suo canto, Berlusconi, nella feroce logica di "non lasciare niente a terra" nella caccia all'ultimo voto, per strizzare l'occhio a tanti fascisti immaginari, ci commina una sesquipedale sciocchezza storica: "E' difficile mettersi nei panni di chi decise allora. Certamente il governo di allora per timore che la potenza tedesca vincesse preferì essere alleato alla Germania di Hitler piuttosto che opporvisi". La sequenza dei fatti suggerisce un'altra cosa: la decisione di contrapporsi alle potenze demoplutocratiche è quantomeno del 1935, con la sfida in Etiopia. Sono le "inique sanzioni" a spingere Mussolini nelle braccia di Hitler con cui pure era stato in attrito sulla questione dell'Austria. Le leggi razziali del 1938 sono una tappa di avvicinamento in un percorso che si corona nell'alleanza militare soltanto nel 1939.

La sciocchezza storica è però potente sul piano del disvelamento dei meccanismi mentali profondi del Nostro: un cinico opportunista che teorizza esplicitamente che fare politica è accomodarsi sul carro del (presunto) vincitore. E' quello che lui stesso ha fatto, sostenendo il governo Monti fino al punto di offrirgli la leadership della coalizione di centrodestra, per poi ripiegare su una demagogica contrapposizione frontale che non gli impedisce ogni tanto di riconfermare la sua subalternità di fondo ai "poteri forti" (vedi la candidatura di Draghi al Quirinale). 

1 commento:

  1. Tassinari esprime un parere rispettabile, anche se infondato, ma sbaglia anzitutto nell'intrepretare le parole di Berlusconi che non sono affatto sminuenti le colpe (inesistenti) del fascismo, perché segue la vulgata che andava in voga prima dell'accentuarsi della propaganda ebraica negli ultimi decenni: il fascismo fu costretto atollerare le nefandezze (presunte) del nazismo.
    Il giudiozio vero sulle leggi razziali si deve dare riferendosi al tempo in cui furono emanati, non contro alcuno ma adifesa dell'Italia.
    L'adesione a quelle leggi fu (quasi) universale ed entusiastica nelle file dei cattolici (Fanfani Gemelli ecc...), anche se i cattolici sono per storia degli opportunisti.
    Che poi nessun ebreo ebbe veri danni da quelle leggi lo hanno detto anche molti ebrei (Arnoldo Foà, ad es.) ed addirittura restò al governo un sottosegretario ebreo.
    Visto il numero degli ebrei in Italia, un sottosegretario era certamente, in percentuale, ben superiore come rappresentanza rispetto ad altre minoranze "straniere" in Italia.

    NB Non a caso ho scritto straniere, perché gli ebrei ritengono che la loro patria sia esclusivamente Israele.

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