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Wu Ming e il cosiddetto golpe: strategia della tensione o della confusione?

(umt) Il blog dei Wuming, Giap, offre, come spesso succede, un importante spaccato del dibattito a sinistra sui temi del giorno. Così è stato per la discussione A caldo: che cos'è questo golpe innescata dalla micidiale sequenza Genova-Brindisi. Discussioni fluviali: al momento il post è arrivato a 235 commenti. Non li ho letti tutti neanche io - che pure sono decisamente maniacale - ma un paio (beccati in lettura rapida e poi approfonditi) meritano da soli rilievo. Perché rispetto alla stanchezza mentale di tanti commenti che affollano i post di questo blog riducendo la lettura della "strategia della tensione" alla logica misera del cui prodest: mi sembrano una boccata di vitamine intellettuali...

LudovikoVan
(...) L’impossibilità di afferrare elementi probanti chiari, nelle vicende di questi ultimi tempi, non leva tuttavia neppure a me la sensazione che qualche sotterraneo tentativo di “ridare le carte” a suon di bombe, bombette e attentati, possa profilarsi all’orizzonte. La mia idea è che ci si trovi ancora sull’onda di una lunga “contro-rivoluzione”, finalizzata al tentativo da parte dell’establishment reazionario/conservatore/capitalistico di riassorbire la fuga in avanti che l’assetto sociale/culturale, e di conseguenza politico, italiano aveva subito lungo gli anni 60/70. L’unica vera fase di progresso sociale e di redistribuzione delle risorse economiche e culturali, che abbia conosciuto questo paese, a mio giudizio.
La strategia, di cui forse ora riemergerebbero i fili, nasce a parer mio nel tentativo (riuscito, anche per altri motivi) di far fallire innanzitutto il più azzardato e forse coraggioso tentativo politico che andava delineandosi già dalla fine degli anni ’60 e che negli anni ’76-’78 sembrava prendere corpo, ossia il cd “compromesso storico” (ma i tintinnar di sciabole s’erano uditi anche al tempo dell’ingresso del PSI di Nenni nella maggioranza e poi nella compagine governativa 15 anni prima). Fallito il tentativo di includere il PCI e le sue istanze in una logica di governo del paese, la battaglia politica delle forze progressiste si è poi ridotta sempre ad una battaglia di retroguardia:
- la concertazione del ’93
- l’accettazione forzata dell’introduzione dei modelli di lavoro precario
- l’assalto all’art.18
- l’attacco a tutto il sistema di welfare e di adeguamento salariale conquistato con decenni di lotte
tanto per citarne alcune.
Ogni regresso sul terreno delle conquiste sociali, prende il via dall’indebolimento politico progressivo delle forze della sinistra politico/parlamentare (oltretutto via via sempre meno sinistra e anzi impegnata, nel tentativo di legittimarsi agli occhi di questo establishment, nel rinnegamento dei propri riferimenti etico-politici). La necessità delle bombe che stabilizzassero, si è poi via via presentata ogni qualvolta, su questo la mia posizione è identica a quella di WM1, eventi di inusuale portata, minassero la certezza di questo “establishment”, o di parte di esso, di gestire l’evolversi della situazione. Certezza che in tempi non di crisi, veniva garantita dall’azione di agenti organici a questo sistema e sempre attivi nella società italiana da allora e fino ad oggi (mafia, P2, Servizi di sicurezza, ecc) e dal comportamento sempre più spregiudicato (e quindi condizionabile) del sistema dei partiti.
Il sistema economico fondato sulla ricerca del profitto è minacciato dalla democrazia, ed è sceso a compromessi solo quando la minaccia alla sua sopravvivenza è stata maggiore (un temuto avvento del comunismo) e quando numericamente le istanze portate da milioni di cittadini non sono state aggirabili ne risolvibili a colpi di manganello. Ma non è stato comunque a guardare, e la strategia della tensione ne è stata la prima testimonianza; le armi che i nuovi strumenti di comunicazione di massa offrivano si soni rivelate poi formidabili nell’impegno massiccio alla delegittimazione dell’alternativa e nell’affermazione implicita del principio, che la democrazia fosse in fondo un lusso di cui poter fare a meno nei fatti. Che la scelta sufficiente fosse quella in cui le opzioni percorribili sono quelle pre-decise e pre-legittimate da qualcuno sopra di noi o da un presunto “buon senso comune”. E quando una crisi avesse annebbiato il “sogno” dominante, di un mondo sempre in progresso e cmq sempre più “a portata di mano”, ci sarebbe stato sempre ricordato che in fondo stare al nostro posto e lasciar manovrare qualcun’altro, ci sarebbe cmq sempre valso il bene supremo di non rischiare di saltare in aria fuori da una scuola, in una banca o in una stazione del treno (ma anche di non essere brutalmente manganellati di notte in una scuola…fra l’altro oggi il capo della polizia ha pensato bene di dire che l’unico vero pericolo per la nostra democrazia sono gli anarco-insurrezionalisti…se lo dice lui…). Per cui io credo di vedere una sola lunga strategia di cui gli eventi che ricordiamo sono solo tappe più evidenti, e anche i possibili rigurgiti di cui forse siamo testimoni potrebbero non essere altro che un’altra fermata di questo percorso iniziato da tempo: bombe,stragi, guerre e morti come lubrificanti di un discorso politico lungimirante,coerente e continuo, con un solo obiettivo: fare della democrazia rappresentativa in cui viviamo un involucro formale (non illudiamoci che tornino le camicie nere…spero ;) ) , svuotato di ogni reale capacità di prospettare un progresso, ma in grado di gestire ideologicamente il dissenso innestando nella vita pubblica via via sempre più elementi di un fascismo sostanziale: autoritarismo, gerarchia sociale legata al ruolo,alla razza al denaro, elemosina anzichè solidarietà, ecc., superando finalmente quegli elementi di progresso che gli anni 60-70 avevano visto nascere e che le forze più resistenti alla reazione che oggi operano nella società italiana (europea?) stanno cercando, al massimo, di preservare almeno in parte (gli eurobond proposti da Hollande o da parte della sinistra italiana, non sono proprio il “sol dell’avvenire…”).

dontbeashepp
A me sembra che, più di ritorno alla “strategia della tensione”, sia stata inaugurata la stagione della “strategia della confusione”. Una confusione, – organizzata, voluta, chissà? – che non smette di generare mostri. E’ vero, questo Paese ha conosciuto “le stragi di Stato”, la strategia degli opposti estremismi, tentativi di golpe falliti come solo in Italia potrebbero fallire (vedi golpe Borghese) e quindi è innegabile che con la dietrologia l’Italia ci vada a nozze. E chissà ora cosa sta succedendo davvero, quali parole stanno uscendo da quelle sale dove vengono decisi destini e azioni “poco trasparenti”. Ma a me tutto questo sembra anche la progenie di mostri che questa confusione ha generato. Gli anarchici, o presunti tali, che si danno battaglia su chi sia più anarchico, a volte a colpi di rivoltella (in realtà è una Tokarev, e anche l’idea degli interessi nell’ est dell’Ansaldo è un’ altra bella bomba a mano), a volte con comunicati contrastanti. Un attentato terribile a Brindisi che, all’ apparenza sembra non avere senso, e quindi aperto a qualsiasi tipo di indagine e interpretazione. E in mezzo a tutto questo c’è la crisi economica, la benzina che è da collezione, e una generazione che sembra andare a picco. Se per un attimo sgombriamo il campo dalla dietrologia, comunque non certo perchè errata, il quadro che ne esce fuori è di una confusione che non si capisce niente. L’unico dato certo è che una stagione di repressione è stata ufficialmente inaugurata, ultimo esempio la “minchiata” di Manganelli che l’anarco – insurrezionalismo è il grande pericolo di questo momento, e questa “confusione” non smettera di partorire mostri, manovrati o meno!

5 commenti:

  1. che quella anarco-insurrezionalista sia l'area dell'estremismo politico più vivace mi sembra abbastanza chiaro.
    per tutti i "pipponi" scaturiti dalle bombole di gas di brindisi... pensate se fosse tutta opera di un balordo. quante chiacchiere inutili, complottismi ebeti e dietrologie a vanvera!

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  2. pardon, fascinazione, ma le analisi da te riportate mi sembrano il frutto di qualcuno che si è abbeverato alla pubblicistica degli anni '70: fascismo, reazione, presunti anarchici (che echeggia le "presunte brigate rosse"), stagione di repressione, lunga strategia (della tensione, ovviamente)... passami la battuta: questi dovrebbero uscire ogni tanto dai centri sociali e prendere una boccata di aria fresca.

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  3. leggete un po' qua:http://it.internationalism.org/book/export/html/1191

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  4. ho letto la "profonda riflessione" su quel link... certa gente sembra essere stata lobotomizzata. farneticano di un presunto uso strumentale della bomba brindisina grazie al quale la gente si sarebbe stretta intorno allo stato (ma quando mai!); di a una riedizione della strategia della tensione; definisce l'azzoppamento del dirigente dell'ansaldo un "semplice agguato" (poteva essere ordinaria amministrazione durante gli anni di piombo, non oggi).
    e tanto per continuare con una falsità ideologica d'antan, si segue la scia delle "sedicenti brigate rosse". l'azione contro adinolfi secondo quel genio è stata infatti rivendicata da "sedicenti anarchici della fai"...
    signori cari, chi dice che la storia insegna qualcosa non ha capito nulla.
    e certa gente dovrebbe essere sottoposta a trattamento psichiatrico obbligatorio.

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  5. ora che è stato scoperto che l'autore della bomba di brindisi è nient'altro che un balordo (scusate l'eccesso di relative), cos'altro elaboreranno certi geni del pensiero che blateravano di novella strategie della tensione?
    non c'è da preoccuparsi perché la madre degli stupidi è sempre gravida...

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