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Di Pietro e le candidature Rai: il bue dà del cornuto all'asino


(umt) "Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi nel cda della Rai? La loro nomina rappresenterebbe un paravento per mascherare una "lottizzazione, una spartizione politica". Antonio Di Pietro non ce l'ha con la caratura dei personaggi che le associazioni suggeriscono come possibili candidati per il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini su invito del Pd, ma attacca il metodo e la procedura con cui sono stati scelti". 
Così,  nobilmente - secondo "La Repubblica" - il leader di Italia dei valori prende le distanze da un suo antico sodale, invocando il principio del merito e denunciando presunte condiscendenze del Pd con il metodo della lottizzazione. Peccato, però, che in questi giorni tocchi leggere di meno ammirevoli attività della truppa italovalorista. 

Un blog della fronda dipietrista segnala infatti un'iniziativa parlamentare che vede ben tre senatori scendere in campo in difesa di un familiare del loro capogruppo:
Tre senatori dipietristi hanno presentato un'interrogazione al ministro dell'Istruzione Profumo cui chiedono di intervenire per evitare che il liceo Pasolini di Potenza venga dimensionato e accorpato perdendo così la presidenza. Guarda caso il preside è il cognato del capogruppo dei senatori Idv, Felice Belisario. Angelo Raffaele Telesca risulta già condannato in primo grado per ingiurie nei confronti di un'insegnante e sotto processo per insulti a sfondo razzista ad un uomo di colore. Ed era anche capo dei probiviri dell'Idv.... Fabio Giambrone, Giuliana Carlino e Giuseppe Caforio in un'interrogazione piena di inesattezze, intervengono in favore del Liceo diretto dal cognato del loro capogruppo che sta perdendo iscritti e chiedono di accelerare il travaso dal liceo Galilei - che raccoglie un più alto numero di iscrizioni - all'istituto diretto dal parente di Belisario, mettendo così a rischio proprio il Galilei. E adesso è Il Tribuno.com che rivolge un'interrogazione ai tre senatori dipietristi: "Vi siete chiesti perchè nessuno vuole iscriversi al Pasolini diretto da Angelo Raffaele Telesca?".
Perché il principio del merito senza supporto politico, invocato per la selezione del vertice Rai, non deve essere riconosciuto sul terreno della modestissima scelta della migliore offerta formativa per cui addirittura si intende mobilitare un ministro per riequilibrare il "libero mercato" scolastico?


PS: Che poi a ben vedere, ad applicare il mio metodo entomologico (che pretende di interpretare il mondo a partire dal battito di una farfalla) la rosa delle candidature per il cda dà in qualche modo disperatamente il senso del perché io continui, contro ogni evidenza logica, a volermi sentire "di sinistra": tra i due diversi "precipitati" degli anni Settanta (Tobagi e Paglia) per chi pensate che possa battere il mio cuore?

5 commenti:

  1. Non serve scomodare i parenti di qualcuno, per capire quanto il commento del sig. Di Pietro sia il perfetto paradigma di chi parla bene e razzola male.
    Quando egli afferma che "attacca il metodo e la procedura con cui sono stati scelti" i candidati, basterebbe ricordargli il "metodo e la procedura" con cui egli fu scelto nel '97 quale candidato all'elezione supplettiva nel collegio del Mugello.
    E' sufficiente solo un po' di onestà intellettuale per ricordare che la sua candidatura venne imposta agli organi locali dalla direzione nazionale del PDS allora diretto da D'Alema.
    Un ex "nominato" che starnazza contro altri "nominati": che pena.

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  2. se è stata indicata dal PD, vuol dire che benedetta tobagi è tranquillamente rai-compatibile con guido paglia.

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  3. Non era quella la motivazione del mio endorsement e mi meraviglia che un intelligente devoto del Vinciguerra pensiero non colga la differenza esistenziale tra una vittima del terrorismo impunitario e un fiancheggiatore degli inguacchi dei servizi ssegreti ...

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  4. Differenza esistenziale, forse, ma non politica: il percorso di Benedetta Tobagi mi sembra che ricalchi quello di Mario Calabresi: figli integrati e sistemici di genitori che finirono per trovarsi - e la cosa non gli fu perdonata - su posizioni antisistema.

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