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A Brescia riaperto il dibattimento solo per l'esplosivo. E sono due gli indagati nell'inchiesta quater

Si riapre solo parzialmente il dibattimento per la strage di piazza della Loggia a Brescia. La corte d'Assise d'appello ha deciso - nel riaffermare il carattere eccezionale del provvedimento - che tutte le richieste di supplemento di indagini (che spaziavano dal ruolo politico di Zorzi a Mestre al cascinale deposito d'armi di Paese) sono infondate o irrilevanti, tranne una: l'esplosivo usato. I periti del primo processo (contro la banda Buzzi) parlarono di materiale gelatinoso (gelignite), ipotesi suffragata dal pentito Digilio, mentre i periti di questo procedimento, in primo grado, sostennero in aula la tesi di un ordigno prevalentemente composto da tritolo. Dubbio legittimo vista la nota sciagurata vicenda della decisione poliziesca di lavare la piazza subito dopo la strage senza repertare le tracce d'esplosivo.
E' invece completamente aperta l'inchiesta quater, che vede per ora - seguendo le indiscrezioni del Corriere del Veneto - due iscritti al registro degli indagati, anche se è trapelato un solo nome, quello dell'allora minorenne Marco Toffoloni, accusato dall'ex ordinovista Giampaolo Stimamiglio di aver avuto un ruolo nell'esecuzione degli attentati. Un secondo sospettato sarebbe invece un altro militante veronese, che avrebbe avuto all'epoca ruolo di ideologo. Indicazione che lascia perplessi: perché il leader veronese del gruppo, Elio Massagrande, è morto una dozzina di anni fa in esilio, in Paraguay

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