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Chi ha paura del ricordo di Alessandro Alibrandi

(umt) E' in programma stasera, al teatro Cassia, la manifestazione commemorativa per il trentennale della morte di Alessandro Alibrandi. L'ha promossa il fratello Lorenzo e vi parteciperanno anche la sorella e i genitori. Un'iniziativa in sordina, organizzata con pudore, contro ogni strumentalizzazione. Con scarso rimbalzo su blog e social network. A segnalare il caso è Gabriele Adinolfi, che ne fa oggetto di riflessione su "No reporter". Rilanciando un tema che gli sta a cuore: il processo di vittimizzazione dei "cuori neri" e la rimozione di quegli che invece in quella generazione imboccarono la via più breve della lotta armata essenzialmente come scelta esistenziale:

Tra poco uscirò per andare al concerto indetto per il trentesimo anniversario della morte di Alessandro Alibrandi. La notizia non è circolata molto, non l'ho trovata in giro tra forum e facebook. I soliti noti, i soliti di allora, solo loro sembrano essersene voluti occupare. Pare quasi un incontro clandestino, che si tiene alla chetichella. Non per colpa della vecchia guardia, sia chiaro, la quale si è limitata ad essere discreta come al solito, perché se ben la conosci ti accorgi che non è per nulla esibizionista. La colpa di quest'atteggiamento che rende “sconveniente” andare ad onorare un camerata caduto in uno scontro a fuoco con la polizia non è affatto dei vecchi, è collettiva. Collettivamente c'è un po' troppo la tendenza a sbandierare, fino all'eccesso, ciò che non comporta imbarazzo ma ad evitare di contro ciò che non si sa bene come assumere. I camerati caduti allora si ricordano anche con toni elevati, anche con emozione ma, senza rendersene conto, si ha la tendenza a discriminarli secondo la convenienza del ricordo. Così, se da una parte è prevalsa la “vittimizzazione” dei Caduti, riducendone di fatto la portata dello stesso martirio, dall'altra si sono operate tutta una serie di selezioni.
 Perché Alibrandi è caduto con le armi in mano, attaccando una pattuglia di polizia, al culmine di un percorso che l'ha portato a trasformarsi da giovane squadrista in guerriero, indifferente al campo in cui si schierava. La sua esperienza nella Falange libanese, la milizia cristiana alleata di Israele, ne è la più evidente espressione. Una scelta esistenziale per altro condivisa da altri giovani "terroristi neri", tutti passati per i campi di battaglia di diversi continenti. Un tema su cui toccherà ritornare...

13 commenti:

  1. Ugo, è molto interessante, perché siamo al nocciolo della questione. Freda, che è un po' il nocciolo, forse più di Signorelli, si è spinto a narrare alla lontana il Risorgimento... perché, in fondo, pur massonico, segna il trionfo dell'uomo d'azione nel suo versante radicale di soldato politico. E' questo il nocciolo? Il soldato politico? Allora anche i commissari politici dell'Armata Rossa... dunque l'estetica del domatore del proprio tempo, del fabbro della propria epoca... Vulcano! Ovvero le SS.
    Ci siamo? Non ci siamo? E' chiaro che la "memoria condivisa" può esserci non con i partigiani e gli sbandati ma con i "commissari politici" delle Brigate Garibaldi, con l'estetizzazione catastrofica del tempo delle scelte.
    Siamo al grande Maurice Bardèche, a "Sparte e le Sudistes".
    Dagoberto Bellucci andò con Hezbollah... meglio!

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  2. OT e autopubblicitario come al solito, comunque il tema potrebbe interessare... sui "neonazisti" tedeschi e il famoso marchio Thor Steinar in tempi globali http://kelebeklerblog.com/2011/12/05/thor-steinar-fantasie-del-nazismo-globale/

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  3. Ma è proprio necessario sporcare un post del genere con le elucubrazioni di questo soggetto?

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  4. Non condivido assolutamente nessuna scelta filoisraeliana, va detto che la consapevolezza negli anni è cresciuta in chi è sopravvissuto. La scelta di opporsi a delle istituzioni piegate all'imperialismo sionamericano è sacrosanta, noi dobbiamo essere l'alba e il sorgere di un nuovo Risorgimento che scacci l'invasore, come fu per quello austroungarico, così per quello statiunitense oggi, che possiede oltretutto armamenti nucleari sul nostro territorio, oramai potenzialmente denuclearizzato dalla volontà popolare. Va detto che la grande guerra è fra massoneria e poteri iniqui segreti e la cristianità intesa tradizionalmente e non succube della massoneria stessa. Almeno così la vedo io, il resto sono conflituualità ingannanti. Quindi ben venga una rivoluzione rossa, che unisca il popolo nel colore della vita e della nobiltà d'animo, rossa del sangue dei camerati uccisi che oggi scorre nelle nostre vene, una rivoluzione politica e culturale che ci rifaccia prendere il vento del mediterraneo, che faccia salpare altre caravelle e le porti agli oceani del mondo, con sopra Civiltà e Onore, Armonia e Progresso. (Mi parlano di progresso questi falsari montigiani e vogliono annullare il riposo degli anziani dopo 40 anni di lavoro...)

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  5. Ma se è OT che diavolo lo pubblica a fare in un contesto che riguarda un Caduto, per dire al mondo che il "neonazista" Alibrandi oggi vestirebbe Thor Steinar?

    @Andrea: non ho capito niente. Ma il soldato politico, il "fanatico" (in quanto "vicino al fanum") frediano, è una cosa, il killer seriale un'altra.

    Francesco

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  6. Scusa, Gianguido, sono io il "soggetto" che ha "sporcato" o è Martinez? Almeno mi saprò regolare.

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  7. Il Martinez, ovvio che è il Martinez!!!

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  8. Francesco, mi dispiace sia troppo tirato per stringatezza. Provo, con poco tempo, ad ampliare.
    Si, il killer seriale è un'altra cosa.
    Se, per destino, ci è stato dato un tempo che non prevede crinali storici, ma immense, piatte pianure, un giovane, a vent'anni, in quel periodo storico - già distante anni luce - poteva passare dalla contestazione alla "critica delle armi", alle armi e basta. E' stato così anche nella sinistra armata. Credo che la guerra civile chiamata "Resistenza" sia stata il modello che ha sagomato anche la seconda guerra civile degli anni Settanta: il mondo crolla, la generazione dei padri ha fallito, ha perso, ha perso lucidità, è fuori gioco, quindi, noi, ventenni, impariamo l'uso delle armi, alter ego esse stesse armi, ed eliminiamo i confini fra lotta e insurrezione armata, confini impostici dalla legalità di ogni dopoguerra. Nasce il soldato politico: figura oltre l'umano vivere borghese, fatto di riproduzione quotidiana dell'identico.
    La canzone "Per i morti di Reggio Emilia" che cosa dice?
    "Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso / e` sempre quello stesso che fu con noi in montagna" (il fucile, il mitragliatore).
    Il Sessantotto e oltre, credo che sia figlio del crudele fuoco giovanile della prima guerra civile, detta "Resistenza": giovani, armati, belli, bellissimi, disposti a bruciare tutto. Credo, infatti, che il mondo come volontà di possederlo e di storpiarlo perché infinitamente brutto, finisca a vent'anni. C'è una gioventù che è stata più giovane e che ha negato completamente ogni distinzione propria ad ogni dopoguerra: legalità, giustizia, senno, disegno.

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  9. Concordo con Gianguido, Martinez è, al solito, inopportuno e viscido.

    Adriano

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  10. Per Francesco

    "Ma se è OT che diavolo lo pubblica a fare in un contesto che riguarda un Caduto, per dire al mondo che il "neonazista" Alibrandi oggi vestirebbe Thor Steinar? "

    Questa non è né casa tua, né casa mia, ma casa di Ugo. Che tratta il vostro mondo con la massima correttezza, ma non è certo un "custode della memoria" per conto vostro.

    Il mio post non ha nulla a che fare con Alibrandi, ha molto a che fare con il blog ("la destra radicale tra storie, rappresentazioni e leggende").

    Quando scrivo un post attinente al blog di Ugo, lo segnalo sempre qui, tra i commenti al post più recente. Precisando per correttezza che non c'entra con il tema specifico di tale post. Ecco cosa intendo per OT.

    Se Ugo approva, vuol dire che va bene; se non approva vuol dire di no.

    Mi sembra abbastanza semplice.

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  11. La toppa è peggiore del buco: basterebbe essere uomini e non vermi per capire l'opportunità dell'autopromozione in un post dedicato a un caduto, non c'è bisogno di tirar fuori la netiquette...

    Adriano

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  12. ommeorare un terrorista mi pare davvero eccessiva, e non capisco come gente che si sbraccia per impedire la commemorazione di gente DAVVERO innocente, come Sergio Ramelli, ignori poi fatti di questo tipo.
    che cosa esattamente si commemora?
    il modello di vita che si vorrebbe indirettamente proporre?
    il modello di ideali?
    I familiari se vogliono lo possono commemorare privatamente, sopratutto il padre che, come tutti sanno, agevolò in tutti i modi il figlio ostacolando le indagini del giudice Mario Amato...quest'ultimo sì una vera vittima.
    Che davvero il padre non c'entri nulla, visto che pare sia stato lui a segnalare le foto di Amato al figlio che poi le passò ai suoi amichetti?
    Bah..il mio giudizio di fondo comunque rimane.
    chissà perchè comunque i familiari ci tenevano tanto a commemorare pubblicamente un personaggio del genere.

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  13. Ho avuto la possibilità di conoscere personalmente Alessandro, eravamo nella stessa classe all'ultimo anno del liceo scientifico Kennedy, che all'epoca era in via s.martino della battaglia a Roma. Sono passati troppi anni,non ricordo bene se fosse il 1979 o 1980, ma ho avuto modo di frequentarlo, a scuola, nei periodi intervallati dalle sue vicissitudini giudiziarie e non, e posso dire che era davvero un gran bravo ragazzo e anche molto intelligente (copiavo spesso i suoi compiti di matematica). Ricordo ancora le visite improvvise del padre per assicurarsi che il figlio fosse venuto a scuola, o quel giorno quando ci portò di sotto all'ingresso della scuola per mostrarci, con non poco disprezzo, la nuova e fiammante moto honda regalatagli dal padre. Che dire, noi non eravamo a conoscenza di ciò che combinasse fuori e di sicuro non ne parlò mai con nessuno di noi, sapevamo solo dei forti dissidi col padre che per lui, poi si è saputo, rappresentava quello contro cui riteneva giusto combattere. Naturalmente non mi sento assolutamente di sposare le sue idee politiche e rivoluzionarie e con rammarico ho sempre pensato che forse, qualcuno di noi avrebbe potuto aiutarlo...non so...però ci tenevo a ricordarlo così come io l'ho conosciuto...un ragazzo dolcissimo.

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