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Breschi: perché siamo qui ai giardinetti Cecchin

L'intervento dell'associazione "Nessuno resti indietro" al Memoriale Cecchin di ieri
di Carlo Maria Breschi
Siamo qui, non solo per chiedere che i caduti, i nostri caduti, abbiano finalmente riconosciuta quella giustizia che intere generazioni di eunuchi della politica, pecore variopinte del gregge antifascista, hanno negato, dimenticato, minimizzato…
non siamo qui solo per ottenere dalle istituzioni romane e da politici che in questo branco si sono unite da ultimi, una lapide, il nome della piazza, una targa o un “bel ricordo”… non siamo qui solo per dire che “questa piazza ci appartiene”….

SI, ci appartiene questa piazza, perché da 32 anni è stata difesa, presidiata, conquistata con amore e con passione OGNI GIORNO da camerati che meritano profondo rispetto e solidarietà da tutti; qualcuno di loro è in mezzo a noi, altri no, ma il tributo è sincero anche nei confronti di chi per un motivo o l’altro ha preferito non esserci…e pochi, anzi pochissimi, di quelli che sono qui hanno avuto la fortuna (o la sfortuna) di avvicinarsi alle "stanze dei bottoni"….
Siamo qui per dire che questa piazza è e deve essere un simbolo, un simbolo di quel legame che unisce i vivi con i morti, un legame profondo che si alimenta di radici antiche ma che è pronto alle sfide quotidiane, in ogni campo, con ogni tipo di avversario… contro gli avversari di sempre, quelli incravattati che ci regalano Usura  e corruzione e i corrotti loro camerieri…e pure contro quelli mascherati in rosso e persino in nero, deleteri, grotteschi, se non fossero state tragiche, in passato, le conseguenze del loro agire bestiale… abbiamo visto sabato “i soliti eroi” di cosa sono capaci: mascherarsi, intrufolarsi nelle pieghe di un corteo su questioni vitali e sacrosante, ma nelle mani sbagliate….abbiamo visto il loro senso dell’onore e del coraggio come si manifesta…..che triste sceneggiata la versione scimmiesca e infantile della “guerra del sangue contro l’oro”, quella lotta totale all’usura che è uno dei motivi per cui ci troviamo qui, NOI, e INSIEME a migliaia di militanti…..e che appartiene a NOI!

Non è facile in certi casi, in situazioni come questa, presi dalla commozione, sfuggire alla retorica, non è facile evitare di usare parole grandi a cui poi troppo spesso seguono fatti troppo piccoli…
Allora vorrei provare, insieme a voi, a capire ricordando, se ce ne fosse ancora bisogno, chi era e che voleva quel giovane  caduto per mano barbara….non voglio riferirmi solo a Francesco Cecchin che non ho avuto l’onore di conoscere personalmente, voglio pensare ad un ragazzo qualsiasi… di 30 o 40 anni fa….
Cosa può averlo spinto, in un mondo politico, umano e culturale egemonizzato dall’incudine dell’occupazione democristiana del potere e il martello di una guerra fredda, e neanche tanto fredda, con il mondo comunista ufficiale… e tante schegge rosse antagoniste a parole ma protette dalla cortina resistenziale e partigiana…?
Cosa può aver portato quel ragazzo a varcare le soglie delle sezioni dell’MSI, e magari poi esserne allontanato… perché…. troppo ribelle ??….o magari solo troppo… coerente……?
Quali appoggi aveva quel ragazzo, quali parlamentari, ministri o sottosegretari “influenti” potevano davvero aiutarlo, o magari offrirgli una prospettiva di lavoro…??
Una giornata, quella di ‘sto ragazzo, fatta di studio, magari il minimo indispensabile, la sezione, i volantini, i manifesti, i cortei, un po’ di musica. Gli amori, gli scontri …gli agguati……..e forse anche… la morte… E come potevano sentirsi i suoi amici, i suoi camerati, di fronte al tam tam, mai censurato allora, che “uccidere un fascista non è reato”…ai morti ammazzati presentati come “faide tra fascisti”…..alla “giustizia proletaria” senza proletari….quante ingiustizie e repressioni ha subito quella generazione…..quante umiliazioni e ferite …ma anche qualche volta.. e con coraggio queste umiliazioni e ferite le ha rimandate al… mittente.. e non per… e-mail……
Non è retorica ricordare cosa vuol dire “la morte” per un fascista…. La morte in fondo aveva sempre “in bocca un fior” e “non faceva paura” perché corollario di una che vita doveva essere eterna “giovinezza” …. 
Scriveva Mussolini sull’Enciclopedia Treccani alla voce "Fascismo":  “L'orgoglioso motto squadrista «me ne frego», scritto sulle bende di una ferita, è un atto di filosofia non soltanto stoica, è il sunto di una dottrina non soltanto politica: è l'educazione al combattimento, l'accettazione dei rischi che esso comporta; è un nuovo stile di vita italiano. Così il fascista accetta, ama la vita, ignora e ritiene vile il suicidio; comprende la vita come dovere, elevazione, conquista: la vita che deve essere alta e piena: vissuta per sé, ma soprattutto per gli altri, vicini e lontani, presenti e futuri. (Mussolini, Fascismo, Treccani).
 Ecco, lo sfrontato ragazzo del ’68, del ’77, che osava pendere dalla “parte sbagliata” cosa aveva nell’animo….
Oltre a sognare la terza via tra capitalismo e marxismo, a sentire il legame con la Patria e chi quella Patria aveva rivoluzionato nel ’19 e onorato nel ’43…ancora di più era il senso della vita e della morte che lo faceva sentire diverso dagli altri…..e lo era, diverso dagli altri…
Per questo dico che le commemorazioni e le targhe devono riempirsi di contenuti attivi, devono essere un atto di amore e di giustizia per i Ragazzi Caduti ma anche un modo per far rivivere quelle Idee-forza che loro hanno vissuto fino al sacrificio….
Non pensiamo di contentarci della lapide e della targa….può bastare anche una pietra, per ricordare, per testimoniare….ma una pietra che deve essere un macigno nel cuore di tutti i noi e un incubo per chi pensa di poterci liquidare, comprare, disperdere…..noi, più anziani e voi altri, più giovani ma pieni di serena volontà e determinazione dell’essere e del fare……  
E’ per l’Onore, camerati, che siamo qui…..è per l’onore di Francesco, dei nostri caduti e delle nostre Idee….le più attuali e le più vincenti tra tutte, alla prova dei fatti.
E’ per la dignità che siamo qui. Quella dignità che nessuno scambio politico o contentino a scopo di consenso può mettere in discussione o a repentaglio……
Lanciamo la sfida e facciamo in modo che i destinatari la raccolgono.
Abbiamo ragione Noi. Lo sapevamo, lo sappiamo. Diciamolo al mondo intero incominciando dal nostro prossimo più prossimo.
Il nostro Onore si chiama Fedeltà…..Per i Cuori Neri, per sempre, per NOI!  NESSUNO RESTI INDIETRO!

4 commenti:

  1. Un bellissimo discorso! Davvero completo e d emozionante!

    Filippo

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  2. Rossi non neri, i nostri cuori.

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  3. Rossi come il socialista e sindacalista Mussolini, rossi come la nobiltà romana, rossi come il sole che nasce, tramonta e poi rinasce, rossi come la gioia e la passione, rossi come il sangue che ci scorre nelle vene, impetuoso e vittorioso al cuore.

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  4. Rossi che come ricordava il barone Julius Evola era l'antico colore simbolico dell'aristocrazia;poi solo poi, sottratto e adottato dai marxisti.TV

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