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Il quotidiano di Caltagirone contro le occupazioni non conformi

di Claudio Marincola (Il Messaggero)
ROMA - Militanti in emergenza abitativa. Da quando il fenomeno delle occupazioni abusive è diventato bipartisan succede anche questo. Immobili interamente o quasi destinati ai simpatizzanti di CasaPound e del Popolo di Roma. E’ il caso di via Valerio Giacomini 33, un edificio apparentemente anonimo in una delle stradine che immettono sull’Ardeatina, a un passo dal Santuario del Divino Amore.
Qui, in un immobile originariamente destinato a ospitare un impianto sportivo polifunzionale, da circa due anni risiedono 37 famiglie. A «trattare» fu direttamente Giuliano Castellino, il leader del Popolo italiano, uno degli sfrattati. Nel garage il camper con l’insegna dell’organizzazione di Castellino sulla cassetta della posta il recapito dell’Associazione Casa Italia non lasciano spazio ai dubbi. La costruzione è molto particolare. Ha un che di misterioso. Piccole finestre con le inferriate affacciano su cortili spogli. Ma è tutto nuovo, tutto molto racchiuso e curato. Dalle scale si nota nel garage di un Suv e di una Smart, due diverse tipologie di auto che contrasterebbero non poco con l’indigenza vera o presunta delle famiglie residenti.


In base alla convenzione siglata il primo gennaio del 2009 con la Generaleappalti Srl, una società legata allo stesso costruttore che ha realizzato il Borgo del Poggio, lussuoso residence sull’Ardeatina, il Comune paga un canone annuo di 805 mila euro. L’accordo iniziale prevedeva il pagamento per un ognuna delle 37 famiglie di 150 euro mensili. Ma dopo un anno l’obbligo è venuto meno. In compenso il servizio di la sorveglianza è garantito dagli stessi occupanti in cambio di qualche migliaio di euro al mese. Insomma ad abitare in questa specie di fortino ci si guadagna. Il contratto scadrà nel 2015.
Tutto è cominciato nel 2007 quando i militanti di destra e le famiglie (anche 18 bambini) occuparono l’ex sede della Siae in via Valadier, nei pressi di piazza Cavour. Fuori dal palazzo comparve lo striscione: «Casa d’Italia Prati». E iniziò un’esperienza di cui si parlò molto. Al posto del Che Guevara si poteva trovare la foto del Duce incorniciata, in qualche caso sia l’uno che l’altro, primo laboratorio di fascio-comunismo alla romana. E poi spazi teatrali e apertura anche personaggi di sinistra. Un linguaggio che a tratti sembrò del tutto nuovo. Il 14 dicembre del 2007, dopo un tentativo di sgombero respinto dagli occupanti, la protesta arrivò negli uffici della Siae e fu necessario l’intervento della polizia.
Più avanti, con il cambio della guardia in Campidoglio, e dopo che lo stabile della Siae fu dichiarato non agibile, si arrivò all’accordo Le famiglie nominarono come loro delegato Giuliano Castellino - che risulta però residente a Monteverde - e accettarono di trasferirsi nello stabile di via Giacomini 33 dove tutt’ora vivono.
Il costo per nucleo familiare di questa operazione è stato inferiore ad altri: 1813 euro. Meno di quanto al Comune di Roma è costato acquistare l’immobile di via Napoleone III, diventata da poco ufficialmente la sede di CasaPound, nonché la residenza delle 17 famiglie occupanti. Costo: 11,8 milioni di euro.
È il prezzo da pagare al doppio binario delle occupazioni. Un capitolo nuovo al quale si fanno risalire anche i contrasti sorti all’interno degli uffici dell’assessorato. L’ultimo episodio, finito anche sui giornali, risale a qualche settimana fa. Due dirigenti apicali quasi sono venuti alle mani. Fu richiesto l’intervento del 113. Una guerra totale.
Da sempre, anche ai tempi di Veltroni, il Patrimonio è stato un dipartimento «caldo». Ma l’episodio finito nei verbali dei vigili urbani il 6 marzo scorso non ha nulla a che vedere con l’ufficio di via della Moletta. Una vicenda che fa venire in mente il famoso marziano di Villa Borghese, protagonista di un racconto di Ennio Flaiano.
Intervenuti per una chiamata, gli agenti della Municipale, una domenica mattina, alle 12.50 è riportato nel verbale, si recarono nel piazzale dei Daini, all’interno di Villa Borghese. Per l’esattezza in una antica cisterna che è poco meno di un monumento. Un luogo sottoposto ai vincoli della Sovrintendenza, a un passo dalla Galleria Borghese, proprio dinanzi all’ingresso di via Raimondi. Dall’interno provenivano urla e strepiti. Cosa trovarono dentro gli agenti? Una persona, subito identificata, che disse di essere un militante del Popolo di Roma. «Sono il guardiano, questa è una sede dell’organizzazione», disse l’uomo, 53 anni. «Stavo litigando al telefono con mia moglie, per questo urlavo», si giustificò.
I vigili effettuarono un sopralluogo all’interno del locale sequestrando materiale politico, locandine e documenti, che allegarono al verbale. All’interno della antica cisterna, completamente ridipinta, gli agenti trovarono un vero e proprio ufficio e accanto camera da letto, cucina e bagno. L’uomo viveva lì. Chi lo aveva autorizzato? Come mai aveva le chiavi? Qualcuno lo sapeva e ne tollerava la presenza?
L’unica cosa chiara è che la vicenda è rimasta segreta. E che ora nella vecchia cisterna è tornata l’associazione ambientalista che da anni ne ha l’utilizzo. Il guardiano del Popolo di Roma è scomparso. Come il marziano di Flaiano.



(gp) Di fronte ad un attacco cosi violento portato dal Messaggero, giornale del costruttore Francesco Caltagirone, non poteva non mancare la replica da parte di Casa Pound Italia che in una nota, diffusa alla stampa ha dichiarato : "l ‘Unità, avvii inchiesta su occupazioni antifasciste a fini commerciali,come già abbiamo auspicato faccia il Messaggero, sul fronte dell’emergenza abitativa, ci aspettiamo che anche l’Unità, forte dell’indipendenza che  le consentono gli oltre sei milioni di finanziamento pubblico percepito quest’anno, possa avviare una nuova inchiesta sulle decine di strutture occupate a Roma, dalla sinistra antagonista, strutture che vengono utilizzate da anni, a fini commerciali, nella completa indifferenza del quotidiano diretto da Concita De Gregorio e sotto l’amorevole tutela della giunta Veltroni prima e dell’opposizione capitolina oggi".
 Anche Simone Di Stefano ha commentato in una nota l'inchiesta del quotidiano 'Il Messaggero'. ''Stupisce che nel mirino del 'Messaggero' finiscano solo associazioni impegnate in prima linea sul fronte del
diritto alla proprietà della casa e che negli anni si sono fatte carico delle situazioni drammatiche di decine e decine di cittadini romani in stato di gravissima emergenza abitativa''.
''Ora - aggiunge Di Stefano - aspettiamo che un'inchiesta analoga il quotidiano di Caltagirone la intraprenda su Action, il movimento di lotta per la casa e le altre decine di sigle appartenenti all'universo della sinistra antagonista per le quali tutelare il diritto all'abitare significa stipare centinaia di clandestini in palazzine inabitabili. Quelle stesse associazioni, vogliamo ricordare, che per conto della giunta Veltroni hanno gestito a Roma lo sportello comunale
dell'emergenza abitativa''.

13 commenti:

  1. colti con la mano nella marmellata,interessante anche la discoteca per fighetti molto conformi aperta ad area 19,un affare di decine di migliaia di euro,tutti in tasca a cp.
    tyr

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  2. Accidenti, ci hanno scoperti... se non fosse che Cpi con tutta questa storia non c'entra una beneamata cippa, è stata messa in mezzo unicamente per fare un po' "colore"...

    Quanto alla discoteca, guarda che è aperta a tutti, non fare così, se vieni un mojito te lo offriamo noi...

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  3. ancora? ancora figure di cacca per i fasci??? ecchedddiamine...vermi!! vermi!!
    micio

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  4. Micio non per i fasci ma per cp...cosa ben diversa.
    Certo non c'entra un cazzo,vi fanno una discoteca ad area 19 e no voi non sapete nulla,roba che neanche i compagni con il branca erano arrivati a tanto almeno li per un po' si sperimentava qualcosa qua voi ricattate i peggio pischelletti della roma bene.
    e poi mi raccomando,omerta' su vivamafarka!

    ma quale tana delle tigri!

    ciao
    tyr

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  5. Coglionazzo, e questo topic di che parla?

    http://www.vivamafarka.com/forum/index.php?topic=101380.0

    poi capisco che tu sia incapace di un ragionamento consequenziale, ma il fatto della discoteca con i "militanti in emergenza abitativa" citati nell'articolo non c'entra nulla.

    Il Messaggero fa una pseudo-inchiesta sul Popolo di Roma e per condire il tutto ci infila gli ormai leggendari 11 milioni "regalati a CasaPound", che nulla c'entrano con quella vicenda ma che fanno tanto folclore.

    Ma sto mojito lo vuoi o no?

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  6. Preferisco un Vecchia Romagna Etichetta NERA.
    Bello il post con i soliti daje/up/./ecc

    Fate bene ad alzare due spicci,sfruttate Alemanno finche' potete e non dimenticate di picchiare il vip se si presenta ad area 1...ehm Stazione Nord.

    R$I IDEA!

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  7. Be', non sei contento?

    Cpi ormai è alla deriva, pensa solo a fare affari con Alemanno e Berlusconi. Devastata dalle faide interne e dalla sottomissione al Pdl, dalla sua esistenza meramente "virtuale" (Martinez docet) e dai ricatti cui inevitabilmente si sottopone per mero arrivismo, CasaPound non ha più nulla da dire, è ovvio.

    Ora il campo è libero per tutti gli altri, no?

    Per esempio tu, Tyr, che iniziative stai ponendo in essere al fine di far trionfare il fascismo universale?

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  8. Per ora smerdarvi,poi a luglio pensero' a qualcosa

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  9. Ma dai, a luglio, con quel caldo... a questo punto facciamo direttamente a settembre e non se ne parla più... ok, a ottobre: una bella cena per il 28... la rivoluzione inizia dalle piccole cose...

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  10. E vada per il 28 ottobre,ci becchiamo al federale o al picar?
    Dai facciamo una cosa nostalgica anni 70.
    Senti un attimo ho 40 chili di linguette delle lattine per gli amici vostri tigrotti di Mompracen dove ve le devo lascia'?
    Ora vado ad impiccare due barbie alla fermata del bus per la campagna Coraggio di Essere Madri.
    Lascia un post prima di cena.
    tyr

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  11. "Preferisco un Vecchia Romagna Etichetta NERA."
    wow, tu sì che sei un vero supermegagammerataduroepuroecc...
    ONORE A TE, CAMMMERATA!

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  12. I soliti $ervi.. daje adinolfi, magnate finchè potete. fuori i Camerati dalle galere, dentro i servi, i ladri e gli infami.

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  13. L'ultima replica di CP al Messaggero
    1 - Essere residente a CasaPound, in via Napoleone III 8, non vuol dire essere inseriti nel programma di emergenza abitativa del comune. Vuol dire non avere nessuna certezza di rimanere in quella casa. Essere inserito in un residence al contrario vuol dire essere assistito dal Comune di Roma. Cosa decisamente migliore per un disabile 100% con moglie e figli a carico e per una coppia con figlio disabile.
    2 - Se avere già una residenza altrove (come si legge nell'articolo de "il messaggero") vuol dire non avere i requisiti per l'emergenza abitativa, vuol dire che nessun romano ha i requisiti. I senza fissa dimora romani nella capitale sono solo un centinaio di clochard. Certo si, poi ci sono gli immigrati, ma di quelli si occupa Action. Tutti hanno una residenza, anche chi, sfrattato, vive ora in una macchina.
    3 - Il villino di 5 vani, è stato pignorato da una banca dopo che il proprietario era finito vittima di usurai. Se la banca ti ha pignorato casa è molto probabile che al catasto tu risulti ancora proprietario. Ad esempio al catasto lo stabile di Via Napoleone III risulta di proprietà dell' ENIMS ente fascista disciolto nel 1945.
    4 - Essere titolare di una pizzeria non vuol dire che a prescindere non si può essere in emergenza abitativa. Nel caso specifico il cittadino italiano ha una pizzeria a taglio, abita da solo in un loculo di 40mq dove paga quasi mille euro di affitto e la moglie e i 4 figli che sono all'estero ( a cui versa i restanti proventi del suo lavoro) non possono raggiungerlo. Comunque essere titolare di una piccola attività commerciale non vuol dire che non ci si possa trovare in emergenza abitativa.
    5 - Occupare una casa, non vuol dire automaticamente ottenere l'assistenza alloggiativa. L'assistenza alloggiativa si ottiene se si hanno i requisiti. Quindi se c'è chi ha barato e dichiarato il falso, non otterrà l'assistenza e verrà respinto con decisione da CasaPound.
    6 - Per CasaPound chiunque è costretto a versare più di 1/5 delle proprie entrate familiari per pagare un affitto o un mutuo è in emergenza abitativa.
    Pagare 1200 euro per una casa in affitto di 60 mq vuol dire essere in emergenza abitativa.
    Pagare un mutuo di 1000 Euro al mese per 30 anni per la prima casa, la casa in cui si vive con la propria famiglia, vuol dire essere in emergenza abitativa.
    Essere un giovane che se ne vuole giustamente andare di casa prima dei 50 anni, età in cui forse troverà un posto fisso, vuol dire essere in emergenza abitativa.
    Essere un giovane che vive con i genitori e che inaspettatamente diventerà padre o madre a breve, vuol dire essere in emergenza abitativa.
    Non essere proprietario al 100% di una casa, in una città dove non si costruiscono case popolari, in una città dove i prezzi di case e affitti sono ignobili, in una città dove i costruttori sono padroni dei quotidiani e ricoprono incarichi istituzionali, vuol dire essere in emergenza abitativa.
    CasaPound Italia - Roma

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