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Giardini Cecchin, denuncia dell'Anpi e manifestazione dei camerati

(umt) Il caso dei giardini Cecchin non sembra destinato a rapida conclusione. Dopo l'iniziativa degli intellettuali di sinistra, contrari all'iniziativa in nome di una generica dedica a tutte le vittime della violenza politica e il manifesto dei camerati di Cecchin che hanno stampato  un manifesto che utilizzando le stesse parole pronunciate dal sindaco Gianni Alemanno che, nel suo discorso davanti alla targa del giardino ancora coperta dal drappo capitolino, si era scagliato contro i "cattivi maestri che non muoiono mai e che continuano a spargere odio nella vita politica", ora è la volta della sezione "Musu-Regard" dell'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) del II Municipio che ha presentato una denuncia formale all'Autorità di Pubblica Sicurezza contro gli autori dell'iniziativa.

Messo sotto pressione, il sindaco Alemanno ha blandamente preso le distanze dal manifesto: "Credo sia sempre condannabile utilizzare manifesti murari per mettere all'indice un elenco di persone. I cattivi maestri sono coloro che seminano l'odio e questo manifesto contribuisce comunque a seminare altro odio. La mia volontà, come sindaco di Roma, è esattamente il contrario: fare in modo che tutti siano rispettati al di là delle loro posizioni politiche e che cessi definitivamente la spirale degli odii e delle vendette".
I camerati di Cecchin non demordono e contro le voci, rilanciate dal "Messaggero" ma prive di fondamento, che la targa stia per essere rimossa, hanno indetto una manifestazione per il 7 luglio.Sulla questione riscende in campo Gabriele Adinolfi che ricostruisce così i prodomi della vicenda:
E’ braccio di ferro sulla memoria di Francesco Cecchin.Ha avuto inizio con una raccolta di firme in opposizione al suo ricordo lanciata da “intellettuali politicamente corretti” e da avvoltoi vari, sobillati dai suoi stessi assassini.La loro è una pretesa oscena. No ai giardinetti intitolati al diciassettenne che morì precipitato da un muretto, con le chiavi di casa strette in pugno, in seguito all’aggressione di alcuni adulti comunisti,  perché immortalarne il nome darebbe vita a un “ricordo di parte”. Vi rendete conto? In un Paese dove abbiamo piazze a nome di Walter Rossi e persino aule intitolate a Carlo Giuliani, fanno apparire iniquo il commemorare un giovane assassinato per le sue idee dal momento che queste non coincidono con quelle dei censori auto-eletti. Egli può, concedono essi, venire ricordato, ma solo anonimamente,  insieme a tutte le altre vittime degli anni di piombo, che sarebbero così classificate gerarchicamente. I Caduti neri rimarrebbero comunque colpevoli di aver sbagliato strada anche se, ci concedono, ucciderli fu magari eccessivo. Mentre i Caduti rossi andrebbero ricordati anch’essi in modo diseguale, con maggior attenzione a chi morì combattendo contro di noi piuttosto che a quelli che si scontrarono con uomini in divisa.In seconda classe questi, in terza, ma come paria, i nostri.Su questa pretesa è partito l’attacco ai giardinetti Francesco Cecchin, un’offensiva che ha potuto godere del sostegno continuativo di Repubblica e del Messaggero. Lo stesso giornale che passò alla storia per aver inventato depistaggi sulla strage di Primavalle, cercando d’impedire che fosse fatta giustizia per i giovanissimi fratelli Mattei bruciati vivi, nel loro quartiere popolare, da baldi borghesi rossi in nome della “dittatura del proletariato”.
 Per Adinolfi, a proposito della manifestazione del 7 luglio, il problema politico è rappresentato non tanto dall'offensiva antifascista quanto dall'arrendevolezza del Campidoglio:
Una manifestazione che va oltre il caso specifico e la sua soluzione. E che nasce dall’indignazione più che dall’esasperazione.Perché è ovvio che chi ha sangue nelle vene sia indignato. Non tanto dall’azione sobillatrice degli incurabili antifascisti, il cui mentale è costruito su patologici schemi perversi, e dunque, infelice per natura e per struttura, non può che concepire dissennatezze, e ispira più pena che rabbia. L’indignazione è soprattutto frutto della poca energia che traspare dalle risposte date loro da un’amministrazione comunale che, se non altro come esperienze storiche ed umane, proviene dalla stessa appartenenza di Francesco Cecchin. Purtroppo anche nello specifico, come in altri casi, quest’amministrazione sta usando una cautela che non pare propriamente leonina.Un atteggiamento non vigoroso, il suo, che è la vera causa di queste reazioni. E se poi per giunta i prudenti amministratori si preoccuperanno eccessivamente delle annunciate reazioni che hanno generato, e che gli antifa sicuramente cavalcheranno, c’è da temere che lo scarso vigore possa trasformarsi per sfociare addirittura nell’irrisolutezza.

3 commenti:

  1. Il Campidoglio strumentalizza (non era meglio una borsa di studio per ricercatori sulla violenza negli anni 70? magari anche sull'antifascismo militante), Adinolfi strumentalizza le strumentalizzazioni di Alemagno/Aledanno.... lotta tra Ultracafonal-Fascismo e Mojito-Fascismo.... un bello spettacolo pensando a Cecchin.... bello davvero. Sull'antifascismo militante nn commento, sull'Anpi neppure, ma questa destra di corvi mi rattrista....

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  2. Provo a ripostare il commento. Io trovo tutto penoso. In primis certa sinistra neoresistenziale. Ma anche certa destra. Alemanno che avrebbe potuto creare una borsa di ricerca su violenza anni '70 intitolata a Cecchin... e invece così spera di tenesi buono qualche elettore .... Adinolfi che critica Alemanno perchè mollo .... destra contro destra ma idee zero.... il proprio particulare e idee zero.... uff che barba che noia.... ecco perchè spopola la destra ultracafonal e il mojito fascismo.... avendo poco da dire entrambi fanno festa... let's go party....Io nn ho mai visto la ricerca storica proseguire a colpi di giardino... Alemanno-Adinolfi sveglia!!!!

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  3. Basta con Adinolfi, vada ad Arcore che si è liberato un posto da stalliere...

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