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Convegno di Brescia/5 Gator: quel patto del silenzio su piazza Fontana

Miguel Gator: memoriale Moro e strategia della tensione
Moro riflette sulle tre crisi degli anni 60: Tambroni, piano Solo, òpiazza Fontana. Lettura unitaria del percorso di destabilizzazione. Prima del rapimento già era convinto della capacità della dx sia di condizionamento dei vertici politici e militari sia di mobilitare le masse ben al di là del peso elettorale. Lo aveva già detto in un'intervista al Tempo settimanale nel 73: dato politico di fondo. Per Moro la Dc deve recuperare i conservatori ma senza concessioni alla dx reazionaria. Moro parla di tentativi della destra negli anni 60 di fermare la spinta riformista dei suoi governi. Per il 69-74 parla di alta pericolosità scongiurata dalla vigilanza delle masse popolari. Visione chiara della SdT, impostata da servizi occidentali, con propaggini organizzative in Spagna e Grecia e ruolo in Italia di sid e forze di polizia. Attribuire con depistaggi gli attentati alla sinistra per destabilizzare e minare la democrazia italiana. Finalità non conseguita della SdT di normalizzare l'Italia dopo l'autunno caldo. Per i servizi non occasionali deviazioni ma sistematica opera per fermare certi sviluppi politici con il morso della paura. Parla senza nomi di strateghi della tensione. Su PdL dà corpo alla voce della magistratura di connivenze dc, di parte fanfaniana. Voce per Moro incredibile.
Per lui il partito è al di sopra di ogni sospetto ma ci furono settori e ambienti che non si collocarono con sufficiente fermezza. L'antifascismo dc è fuori discussione. Su Andreotti precisa che aveva mantenuto legami con gli americani: il solo uomo politico per cui il prigioniero collegava l'azione di governo ai suoi rapporti con la Cia.
Per M. tutto in Europa sul piano militare è americano, con qualche delega ai servizi tedeschi. Si chiede se erano coinvolti oerativamente solo greci e spagnoli: e gli altri servizi occidentali?
Nomina nel memoriale ben 11 volte Giannettini e richiama la scelta di Andreotti del 74 a partire dall'intervista: allude a una pregressa consapevolezza del collega. Ricorda anche il discorso di Forlani del novembre 1972 e non esclude interferenze esterne su PF: Forlani forse sottovaluta questo aspetto...
Dopo Peteano per la prima volta un esponente del governo, Forlani, collega strategia della tensione e destra, parlando di una trama ancora attiva e “la più pericolosa”. Su PF Moro assolve in pieno la Dc e parla solo di eventuali incapacità mentre attacca il Sid ed eventuali collegamenti esteri. Moro parla di una certa polarizzazione a destra dei servizi e del Msi che nomina in parlamento di due vertici dei servizi. A Parigi lui pensa subito a una strage nera per condizionare il quadro politico. Settori Dc invece aderiscono al meccanismo propagandistico della Sdt: Allertato da Ancora, attivato dal Pci, cambia percorso di rientro e si tiene in contatto con Picella, segretario del Quirinale.
Cinque le bombe esplose tra 16.37 e 17.30. PF: la banca era in orario di chiusura. Minuti di ferro e di fuoco. Programma di destabilizzazione feroce per limitare l'autonomia internazionale dell'Italia. Si gridò subito alla pista anarchica ma il 14 dicembre l'Observer già parla della SdT e dello scioglimento delle Camere voluto da Saragat. Nasce allora la fortunatissima formula. Ma nasce allora anche la strategia dell'attenzione annunciata da Moro al congresso Dc di giugno 69.
Il 23 dicembre Moro e Saragat si scambiano gli auguri. Per qualcuno quel giorno si consuma il compromesso istituzionale: Moro alleato con Andreotti e Rumor offre a Saragat la copertura della pista nera in cambio della rinuncia alle elezioni anticipate. L'autore del libro del 1978 parla di essere stato ispirato da un amico giornalista britannico legato ai servizi britannici. Conflitto d'influenza interna all'asse anglo-americano per diverse concezioni sul ruolo dell'Italia in Europa. Il libro esce in autunno, con Moro morto. Moro avvalora ai brigatisti la versione di Bellini.
A pag.9: il libro era già in stampa quando il 18 ott. Le autorità di governo autorizzano la pubblicazione del memoriale. Inquietanti analogie con i contenuti del libro.
Nella ristampa del 1995 nel titolo scompare il riferimento al nome di Andreotti.
La strategia di Saragat, sostenuto da Rumor, non prevedeva i morti ma attentati per favorire uno slittamento a destra. Rumor, colpito dalla reazione popolare e dalla devastazione, ritira la sua adesione al piano e perciò è colpito dall'attentato del 1973. Moro cita questo episodio 5 volte nel memoriale e lo collega direttamente a PF.
Nel 1975 Miceli dichiara a Iannuzzi: ho continuato a fare quello che faceva Henke, che era uomo di Saragat e di Moro. Chiedete a loro, mi sciogliessero dal segreto militare e rivelerò quello che ho fatto io e quello che ha fatto lui.
Secondo questo schema Saragat avrebbe accettato il ritorno a un centrosinistra purgato in cambio di un insabbiamento durato fino al discorso di Forlani a La Spezia.
Nel memoriale Moro affiora una minoranza non ostile alla strategia alla tensione, impermeabile alle regole democratiche. Moro era consapevole del merito della Dc da de Gasperi a Fanfani e a lui stesso di aver dragato e contenuto le pulsioni antidemocratiche di settori consistenti. Funzione analoga sull'altra sponda del Pci di Togliatti e Longo.
Moro si avverte bloccato da una doppia tenaglia: rivoluzionaria-secchiana e reazionaria non solo fascista ma certo antidem., due tendenze contrapposte dalle profonde radici. Moro rivendica invece l'importanza della dialettica centro-sinistra instaurata prima da Giolitti e poi di Moro per neutralizzare gli estremi.
Ma c'erano settori estranei e ostili a questo progetto e decisi a utilizzare le estreme per rafforzare la stabilizzazione centrista. E così lasciarono fare prima gli stragisti fino al 1974 e poi lasciando mano libera al sovversivismo di sinistra. Vaticinio di Miceli a Tanburrino. Già Pasolini aveva individuato le due fasi: anticomunista prima, antifascista dopo, per bruciare chi lavorava a un golpe nero.
Solo dopo Moro finisce il laissez faire e il governo si affida a della Chiesa per assorbire il fenomeno e la straordinaria inefficenza degli apparati di sicurezza mostrata in quegli anni si trasforma in una capacità di contrasto senza uguali al mondo in pochi mesi. Grande capacità di infiltrazione degli uomini del generale. Messa in piedi in pochi mesi tra agosto 1978 e gennaio 1979 per raccogliere informazioni all'Università con presenza a riunioni anche clandestine. Centinaia di relazioni. DC rivendica il merito di aver fatto laureare decine di giovani carabinieri.
Una traccia filologica della sottrazione di una parte del memoriale è proprio l'interruzione quando Moro parla di PF. Solo nel 1990 ci si rende conto che il testo proseguiva regolarmente. Moro affermava che Andreotti si muoveva in rapporto con la Cia: ma questo elemento scompare... Moro ricorda che più di ogni altro Andreotti ha diretto i servizi segreti, tra Difesa e presidenza del Consiglio. Alcuni ministri imputati e poi assolti a Catanzaro. Invece Maletti fu condannato nel 1981 per la fuga di Giannettini. Maletti intervistato nel 2000 dice che la Cia voleva fermare lo scivolamento a sinistra e come in Grecia appoggiò la dx di Ordine nuovo ma poi la situazione sfuggì di mano. Maletti rivendica il rapporto forte con Andreotti. I servizi non erano consapevoli del piano americano ma per Maletti lasciarono fare anche per mancanza di direttive politiche: nessuno ha preso una decisione. La fase stragista era funzionale al golpe alla greca e per lui finisce con PdL. Nel libro del 2010 conferma la linea interpretativa del libro di Bellini nel'78: della strategia americana erano al corrente Andreotti e Saragat. Per Maletti Andreotti lasciò andare il corso delle cose per un suo approccio fatalistico.
Le rivelazioni di moro del 78 a processi aperti indussero i servizi a bloccare la circolazione del memoriale. Moro si oppose con forza all'idea che l'Italia non fosse all'altezza della democrazia, riservata al Nord e ai protestanti, non ai cattolici e all'area mediterranea. Moro: l'Italia non doveva essere per forza una sorta di Cile nel Mediterraneo. 
L'accordo con i comunisti nasce dalla paura della svolta autoritaria e impoverisce la potenzialità riformistica. Le violenze e le minacce depotenziano i socialisti negli anni 60. Così anche l'emergenza impone ai comunisti negli anni 70 un accordo al ribasso. 
La tragedia di Moro è un'autobiografia della nazione.

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