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Concutelli libero: il percorso verso la libertà/4

 (umt) Sulla liberazione di Concutelli si è ovviamente scatenato l'inferno. Battuti tutti i record del blog (ieri più di 2mila visitatori e di 6mila pagine lette),  finite le interviste (qui quella veramente notevole con l'Adnkronos), stamattina riparte la baracca  con la fine del racconto della sua storia. Qui potete leggere la prima parte, la seconda e la terza. Il testo è ripreso da Fascisteria (Sperling & Kupfer 2008)

Il nuovo rapporto con la giustizia e le istituzioni si manifesta nel maxiprocesso Ordine nuovo bis, l’assemblaggio delle decine di procedimenti aperti sulla base delle confessioni di Tisei: 150 imputati chiamati a rispondere delle attività illegali del gruppo clandestino ma anche delle innumerevoli imprese che Tisei, diventato tossicodipendente, ha compiuto fino all’arresto nel 1981, associandosi variamente con batterie di rapinatori e gang del racket. “Lillo” confessa di aver ucciso Occorsio il 5 dicembre 1988. Nei due processi per l’attentato, imitando le Br, aveva rivendicato la responsabilità come comandante militare, e quindi titolare della decisione di eseguire la condanna emessa dall’organizzazione. Ammette di aver sottratto l'Ingram al gruppo di Delle Chiaie. Precisa poi che i vertici di On e di An erano contrari - per motivi di opportunità  - e quindi aveva deciso da solo l’omicidio. Nell’udienza successiva polemizza con i giornalisti per smentire puntualmente le rivelazioni “fasulle” di Aleandri e si scontra con Calore sulla decisione di abbandonare via Foraggi - insicura dopo l’arresto di Bianchi - per trasferire tutto a Ostia[i]. Concutelli ha fondati sospetti che sia stato proprio il braccio destro a “mollarlo” – allontanandosi all’ultimo minuto dal rifugio senza avvertirlo - e non vuole concedergli alibi morali e politici. Calore sulla vicenda si gioca tutta la credibilità. Appena ne ha l’occasione ci prova a rilanciare e costruisce la storiella di un Concutelli scoppiato che si era lasciato catturare per stanchezza psicologica, rivelando però qualche imprevedibile problema di memoria.
La sua decisione di collaborare era stata una manna per i giudici, abituati alle scarne liste della spesa dei pentiti neri, banditi seriali: rapina, formazione del gruppo di fuoco, armi usate, bottino, via un altro; agguato, autori, complici, lui mi ha detto, quell'altro mi ha raccontato... Poco più che modesti contabili del crimine, gente che politica ne aveva fatta pochissima e aveva cominciato subito a menare le mani, o a sparare – questione di generazioni – ragazzi che avevano più confidenza con il salto del bancone che con le pagine di un libro. Calore, invece, era stato uno dei migliori quadri politici prima in Ordine nuovo clandestino e poi nella frazione dello spontaneismo armato che spingeva per l’oltrepassamento dell’esperienza fascista: anche avversari e nemici gli riconoscevano preparazione culturale e qualità intellettuali. La prima volta che aveva provato a sporcarsi le mani con la critica delle armi, lo avevano beccato appena aveva fatto ammazzare un disgraziato per sbaglio. Il grossolano infortunio, proprio sul suo terreno, si consuma mentre collabora come fonte diretta a un gruppo di ricerca sul vissuto dei terroristi. Racconta che “Lillo” era crollato psicologicamente e attendeva l’arresto: “Era a via dei Foraggi, una stradina alle spalle del Campidoglio. A piazza Venezia (quindi a poca distanza) si svolgevano le manifestazioni dell’Autonomia. Passavamo di là mentre erano in corso gli scontri e dicevamo soltanto: ‘guarda che gente c’è qui; si rischia che un giorno o l’altro viene fatta un’azione poliziesca e ci arrestano’”[ii]. Quando si viene a sapere del rilascio di Bianchi, erano nello studio di Arcangeli e lui aveva proposto di abbandonare il rifugio ma Concutelli aveva deciso di andarci a dormire lo stesso perché era stanco. Ma la polizia irrompe a via dei Foraggi il 13 febbraio, e l'unica manifestazione violenta era stata, il 2 febbraio, la sparatoria sotto le finestre di Repubblica (ad alcuni chilometri di distanza) tra due “autonomi” e una squadra speciale che aveva attaccato la coda di un corteo antifascista. Un banale errore di datazione, non verificato dal ricercatore (che lascia passare anche lo spostamento al 23 marzo della manifestazione preinsurrezionale del 12 marzo, la cui “straordinaria bellezza ” è un topos del ’77)? Niente affatto. Perché intorno all’identità del traditore di Concutelli si gioca un’estenuante partita, che Calore combatte colpo su colpo per non vedere macchiata dal marchio di Giuda l’occasione che lo proietta alla ribalta, non più grande spalla ma finalmente protagonista. Rivelando una notevole improntitudine, nella stessa intervista, afferma che l’assalto all’armeria di Ponte Sisto, durante gli scontri del “23 marzo”, di cui aveva sostenuto di non sapere di che cosa si trattasse, era stata “opera dei nostri”[iii].
Dopo la fallita evasione da Rebibbia del febbraio ’89 Concutelli - che la lunga detenzione rende sempre più simile all’icona dell’abate Faria: barba lunghissima e sguardo lontano - si schermisce con i giornalisti. I lunghi anni di carcere, se hanno ridotto la combattività, non gli hanno mozzato la lingua tagliente. Ultimo detenuto in segregazione totale, scrive a Frigidaire, la rivista di Vincenzo Sparagna, da sempre in prima linea in difesa dei diritti dei detenuti, definendosi un “lupo marsicano”, specie in via d’estinzione che attacca l’uomo solo per difendersi e invoca la protezione del Wwf. Al processo d'appello per la strage di Bologna smentisce di aver ricevuto armi o esplosivi da Fachini che aveva conosciuto quando entrambi erano dirigenti del Fuan e trova il modo di chiudere la partita anche con il “grande nemico”, precisando che “con Delle Chiaie e la sua organizzazione a quei tempi c’era odio e molto malanimo ma sono cose ormai superate dal tempo e dalle cose, anche perchè spesso ci si fondava su convinzioni che si sono poi rivelate sbagliate”. Negli ultimi anni Concutelli si dedica ad altre faccende. Una piccola casa editrice romana pubblica Captiva, le poesie scritte in carcere dal 1984 al 1995 (“M’ero ben temprata l’anima/Aspra era fatta, dura e pura, come una lastra, fredda, ghiaccio/ Scivolavano sopra di essa/ i sentimenti, le cure, tutto...) che rendono conto di una lenta mutazione, che si esprime nell’adesione al partito radicale - e a una delicata vicenda sentimentale con una sua militante - ma anche alla partecipazione alle attività di socializzazione, dalla squadra di calcio allenata da Curcio al corso di pittura tenuto da Pablo Echaurren, ex disegnatore di Lotta Continua. Fino alla scrittura di una ironica guida Michelin delle carceri italiane - per Stampa alternativa - dove cappelli e stelle sono sostituiti da chiavi, gavette e grate. Una trasformazione senza rinnegamenti: a Giampiero Mughini che gli chiede se fosse valsa la pena di tanto odio, di tanto orrore si limita a rispondere - con occhi leali, testimonia il giornalista - che “è successo”[iv]. Il primo permesso gli viene negato, a due anni della richiesta, perché all’apprezzabile percorso di risocializzazione compiuto non corrispondono adeguati referenti idonei all’esterno del carcere. Alla fine a tirarlo fuori, in semilibertà, arriva Orion, la casa editrice milanese di Murelli, che gli affida la responsabilità dell’ufficio romano.



[i]Mi vogliono fare apparire – dichiara Concutelli in un’improvvisata conferenza stampa dalla gabbia - o come una bestia sanguinaria o come uno che preferisce addossarsi tutte le colpe per coprire i veri mandanti. Sergio Calore, il pentito, quella specie di testimone di professione pagato da 12 anni adesso sta cercando di ridurre Ordine Nuovo a una semplice banda armata. Io non nego di essere il mandante dell’omicidio Cipriani [ucciso in una rapina per procurarsi armi a Tivoli] ma nego di esserlo stato insieme a Signorelli. Io non ho mai progettato stragi mentre Aleandri attribuendomi l’attentato al Csm dimentica che ero in galera da due anni. Quanto ai rapporti con la criminalità organizzata io posso allearmi con uno come Vallanzasca ma non con la mafia. Io ho sempre lottato contro il potere. La mafia è sottopotere, è sudicia”.
[ii] Maurizio Fiasco La simbiosi ambigua. Il neofascismo, i movimenti, la strategia delle stragi in Raimondo Catanzaro (a cura di) Ideologie movimenti terrorismi, Il Mulino, Bologna 1990, p. 184.
[iii] idem, p. 174.
[iv] Giampiero Mughini Quella coscienza è proprio nera? Panorama, 9 maggio 1996.

2 commenti:

  1. il piu' grande esperto del neofascismo italiano è un giornalista,Ugo Tassinari,che fascista non è. Bisogna dare atto della sua professionalità e competenza.

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  2. Certamente!!!!................vai UGO!!!!....ed oltretutto ha anche un grande spirito guascone ed ironico..........................che l'abbia eredito dai Fascisti??

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