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Concutelli? Un avventuriero, non un mercenario


(umt) Tra le numerose interviste concesse ai colleghi, oggi, sulla liberazione di Concutelli, spicca, come al solito, l'eccellente lavoro di Mia Grassi, la redattrice dell'AdnKronos che per prima - a qualcosa serv frequentare il blog - ha rilanciato la notizia. Con un solo particolare da precisare: io non ho mai parlato con Concutelli ...
(Adnkronos) - ''Un avventuriero un po' megalomane e guascone'' più che ''il mercenario di tante ricostruzioni giornalistiche e giudiziarie''. Ma anche un leader carismatico, ''arrivato al vertice di Ordine Nuovo senza mai esserne stato militante''. E soprattutto il ''comandante'' dell'unica organizzazione terroristica di destra ''che ha avuto un progetto politico di lotta armata'', e la ''veilletà di competere con le Br''. Così descrive all'ADNKRONOS Pierluigi Concutelli Ugo Tassinari, giornalista e scrittore di sinistra che ha studiato per anni il mondo della destra radicale in Italia, uno dei pochi ad avere intervistato l'ex leader di Ordine Nuovo per il suo ''Fascisteria'' (Sperling & Kupfer, 2008). 
Secondo Tassinari, Concutelli è un personaggio profondamente differente dagli uomini della destra degli anni '70-'80. ''Quel cocktail di megalomania guascona e donchisciottesca del personaggio - spiega - faceva a cazzoti con qualsiasi norma di prudenza, opportunità, rigore stilistico rispetto a una destra allora completamente ispirata a quell'impersonalità attiva di evoliana memoria propagandata da Freda''.
''Per capire chi è Concutelli - racconta Tassinari - basta citare un episodio. Siamo al secondo processo per la strage di Brescia. Secondo l'accusa, lui avrebbe ucciso Buzzi su ordine di Cesare Ferri, leader di Ordine nero. E al magistrato che gliene chiede conto il 'comandante' risponde: 'Giudice, è impossibile, perché non erano persone in grado di darmi ordini'. Ecco, questo è l'uomo. Una persona con un grande senso di sé, uno al quale capitava di dare lezioni ai periti balistici durante i processi''. 
Una personalità forte. Tanto che, prosegue Tassinari, ''Pierluigi Concutelli diventa leader di Ordine Nuovo senza mai esserne stato un militante. Basti pensare che nel giugno del 1975 è ancora con l'Msi, candidato nella lista del partito alle comunali di Palermo. Quelle elezioni però il 'comandante' non le vive da vicino: il giorno del voto infatti è in carcere, all'Ucciardone, dove è finito poche settimane prima, per una rissa scatenatasi in seguito alle tensioni della campagna elettorale''.
Ma il 'comandante', secondo il saggista, è stato anche l'unico terrorista di destra mosso da un progetto politico, l'unico che ha agito sulla base di una strategia. ''Concutelli ha sempre rivendicato, e nessuno gli ha mai contestato peralto, che il gruppo armato che guidava, i gruppi di azione ordinovista, sono l'unica organizzazione di destra che ha avuto un progetto politico di lotta armata - sottolinea Tassinari - Il suo gruppo è stato l'unico che ha avuto la velleità di competere con le Br. Dei Nar, invece, lui ha sempre parlato come di una banda di giovani ribelli che non ha mai avuto un progetto strategico''.
A Tassinari Concutelli si è raccontato in prima persona. L'immagine che ne è venuta fuori, racconta Tassinari, è quella di un ''avventuriero piuttosto che il mercenario di tante ricostruzioni giornalistiche e giudiziarie (killer per i servizi spagnoli, legato a mafia e crimine organizzato, affiliato a una loggia coperta). Il suo passaggio alla lotta armata è avvolto nel mistero, come la bruciante carriera in Ordine nuovo clandestino, che lo porta in meno di un anno al vertice''. 
Nel suo ''Fascisteria'' Tassinari ricostruisce la ''carriera'' di “Lillo” Concutelli. Romano di origini marsicane, il ''comandante'' cresce a Palermo, dove la famiglia si è trasferita per lavoro. Milita nel Fronte nazionale con Ciccio Mangiameli (insieme, nella primavera 1971, compiono un attentato contro la sede della Giovane Italia) poi rientra nel Msi come dirigente provinciale e presidente del Fuan. Accumula denunce per porto d'armi, associazione a delinquere, danneggiamento e lesioni, ma ''la svolta'' coincide con il trasferimento della famiglia a Catania, dove entra in contatto con gli ordinovisti “passati” in clandestinità dopo che il Viminale ha sciolto il gruppo nell’autunno 1973.
Il 1974 è un anno pesante per l’estrema destra e il fallimento dei progetti stragisti e golpisti scatena una durissima repressione. In questo quadro si innesta un riavvicinamento tra i gruppi “storici” extraparlamentari, Ordine nuovo ed Avanguardia nazionale, spesso divisi da una fiera rivalità. Il luogo privilegiato della riunificazione è la Spagna, dove tanti rifugiati italiani, compresi alcuni ordinovisti, fanno capo a Delle Chiaie che, grazie al ruolo di “delfino” di Borghese, ha un ferreo controllo della comunità esule. A Madrid, alla fine del 1974, si aggrega il fronte contro la repressione, dando vita a un’unica organizzazione, in cui Concutelli avrà una parte di rilievo.
“Lillo” partecipa, come responsabile militare, al vertice in una villa dei Castelli romani e al summit di dicembre a Nizza, dove lo scontro tra Graziani e Delle Chiaie fa abortire il processo unitario. Dopo la spaccatura di Nizza anche Concutelli rompe con Delle Chiaie. Nel febbraio 1976 si allontana dalla Spagna portandosi per ricordo un’Ingram, mitraglietta Usa in dotazione alla polizia madrilena e di proprietà di un fedelissimo di Guerin Serac. Il ritorno in Italia è faticoso: Lillo deve ricostruire un’organizzazione dopo la rottura con An, che aveva mantenuto una rete clandestina in Italia con gran parte dei quadri arrestati nel blitz di novembre 1975 (per ricostruzione del partito fascista) e scarcerati alla spicciolata.
Il gruppo dirigente di Ordine nuovo è latitante all’estero, con uno stile più “sbracato”. In Lotta popolare, che doveva costituire l’organizzazione di facciata del movimento unitario, gli ordinovisti sono in minoranza, anche se Graziani vi ha fatto confluire i quadri coperti.
In un paio di mesi Concutelli fonda i Gruppi di azione ordinovista in cui affluiscono i suoi camerati di Catania, la cellula di Perugia, il fortissimo nucleo tiburtino che sotto la guida di Calore si è affrancato dalla tutela di Signorelli. Al Sid basta un mese per sapere cosa bolle in pentola e, a futura memoria, stilla a fine maggio un rapporto su “presunte intenzioni di militanti del disciolto Ordine nuovo”. Il 10 luglio 1976 l'omicidio, a Roma, del sostituto procuratore Vittorio Occorsio, ''riritenuto colpevole - si legge nel volantino di rivendicazione - di avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica, perseguitando i militanti di Ordine Nuovo''.
Arrestato a Roma il 13 febbraio 1977 Concutelli, nel carcere di Novara strangola con una corda di nylon, assieme a Mario Tuti, i terroristi neri Ermanno Buzzi (nel 1981) e Carmine Palladino (nel 1982) ritenuti delatori. Condannato a tre ergastoli, dopo due anni di arresti domiciliari che ha scontato a casa del fratello, a Portogruaro, da qualche giorno gli è stata riconosciuta la sospensione della pena per gravi condizioni di salute; nel 2009, infatti, è stato colpito da una grave ischemia cerebrale che gli ha impedito da allora di parlare e di alimentarsi autonomamente.

2 commenti:

  1. ''Concutelli ha sempre rivendicato, e nessuno gli ha mai contestato peralto, che il gruppo armato che guidava, i gruppi di azione ordinovista, sono l'unica organizzazione di destra che ha avuto un progetto politico di lotta armata - sottolinea Tassinari - Il suo gruppo è stato l'unico che ha avuto la velleità di competere con le Br. Dei Nar, invece, lui ha sempre parlato come di una banda di giovani ribelli che non ha mai avuto un progetto strategico''.

    Scusa Ugo, ma qual era questo progetto politico di lotta armata? Ne ho sentito spesso parlare, ma senza mai cogliere in che consistesse?

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  2. Il progetto, data anche la qualità della truppa, era assolutamente velleitario. Ma l'intenzione soggettiva era ambiziosa e cioè di puntare alla disarticolazione delle catene di comando repressive. Tra gli obiettivi ambiti ma non realizzati c'erano anche Santillo e Vigna. E se allungi lo sguardo di un anno ti rendi conto che tra Fulas e Gao c'è la stessa divergenza tattica che separa le bande autonome della guerriglia diffusa dalle br

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