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Casa di Montecarlo, denuncia la censura: è accusato di stalking


di Giuseppe Parente 
Finisce con la più classica delle archiviazioni l’inchiesta che ha appassionato gli italiani nel corso dell’ultima calda estate sulla casa di Montecarlo per la quale alla fine sono stati indagati per truffa il presidente della camera dei deputati, Gianfranco Fini e il senatore napoletano Francesco Pontone in qualità rispettivamente di ex presidente ed ex amministratore della fondazione Alleanza Nazionale.
Nulla interessa al tribunale di Roma che il prezzo cui è stato venduto l’appartamento di Montecarlo  fosse al di sotto di quello di mercato e neppure a chi sia stato realmente venduto, anche se i sospetti convergono su Giancarlo Tulliani, cognato di Fini.
Per il giudice per le indagini preliminari, come per ogni studente di giurisprudenza, qualsiasi partito altro non è che una associazione non riconosciuta la cui amministrazione patrimoniale  è affidata al presidente e al segretario amministrativo, quindi non ci sta alcun raggiro e nessun reato.
Ad onor del vero, il fascicolo era stato aperto dopo una denuncia presentata da due esponenti della Destra di Storace e pesantemente rilanciata dai giornali di stretta osservanza berlusconiana.
Gli esponenti della Destra di Storace, secondo il giudice per le indagini preliminari potranno chiedere un risarcimento del danno subito in sede civile.
Sulla questione casa di Montecarlo, rimangono sotto inchiesta al momento 35 giornalisti di giornali filo governativi come il Giornale e Libero e un imprenditore napoletano, Maurizio De Luca, con la passione della politica, colpevole di aver scritto al Giornale per segnalare un caso di censura ai suoi danni: aveva espresso la propria opinione sulla casetta del Principato, senza offendere nessuno, sulla pagina Face book di Generazione Italia, trovando come risposta la cancellazione del post, la remissione del nominativo e la denuncia per stalking da parte di Italo Bocchino.
 Questo il testo della lettera

Lettera  del 25/8/2010 di De Luca a Il Giornale:
Caro Direttore,  
le scrivo per segnalare quanto accaduto sulla pagina Facebook di Generazione italia, dove basta esprimere la propria opinione, senza offendere nessuno, sulla casetta del Principato, per essere cancellati subito e venire quindi inibiti dal poter fare qualsiasi altro commento. Inviterei i lettori a provare. Io l’altroieri ho solo scritto «Credo sia giusto che il “cognatino” restituisca la casetta di Montecarlo». Dopo due minuti il mio intervento è stato cancellato e il mio nominativo rimosso.
Sono stato militante del Fronte del Gioventù e del Msi negli anni in cui si moriva per difendere le proprie idee. Ho avuto Fini segretario nazionale del Fdg e Almirante nel Msi. Sono stato eletto a Napoli nelle fila del Msi quando avevo appena compiuto 18 anni; le mie lacrime di gioia ed emozione, al momento del mio insediamento, furono accolte dall’allora sindaco di Napoli Valenzi, del Pci, che mi consegnò una targa quale il più giovane consigliere circoscrizionale d’Italia.
Ho visto amici e militanti perdere la vita in quegli anni, quindi se quella casa è stata donata dalla contessa per difendere quelle idee, in quelle mura ci sono anche i sacrifici dei militanti d’allora. Italo Bocchino non conosce nulla di quei tempi, e quindi mi sentivo in dovere di esprimere il mio pensiero su Generazione Italia in maniera corretta e civile, avendo forse io un pochino di titolo in più. Ho quindi riprovato, tramite il profilo Facebook di un mio amico, a fare la stessa cosa, cioè a esprimere il mio parere su tutta la questione. Ma appena Bocchino e compagni leggono la parola magica «Montecarlo» ti oscurano subito. 
Desidero inoltre esprimere il mio ringraziamento per il suo lavoro e per aver fatto emergere questa triste, sporca, squallida vicenda che offende noi tutti e anche la memoria dei militanti caduti.

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