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Aggrediti da fascisti dopo il presidio contro la guerra

Bottiglie rotte dopo l'aggressioneLa notizia è di qualche giorno fa e mi è stata segnalata tardivamente, ma poiché sto dando ampio rilievo alla campagna antifascista contro CasaPound e Forza nuova, è giusto raccontare anche gli episodi in cui i "cattivi" sono i fascisti

il collettivo cau: «ci sono venuti incontro con mazze tricolori e caschi»

Sassaiola in via Foria, distrutta enoteca
«Ci hanno aggredito i neofascisti»

Attivisti di sinistra, di ritorno dal sit-in a Capodichino, attaccati all'Orto botanico da trenta giovani di destra


NAPOLI - «Ci hanno attaccato i neofascisti, all'altezza dell'Orto botanico. Siamo stati costretti a rifugiarci nei negozi di via Foria». È quanto denuncia il Cau, collettivo universitario. Ieri, giovedì 24, un gruppo di manifestanti si trovava su via Foria a Napoli, di ritorno dal sit-in contro la guerra tenutosi a Capodichino. Nei pressi dell'Orto botanico una trentina di giovani, identificati dal Cau come «neofascisti», avrebbe prima compiuto una serie di ronde di “ricognizione" a bordo degli scooter, dopodiché, colti di sorpresa gli attivisti di sinistra, gli aggressori hanno iniziato a lanciare pietre dal marciapiede opposto. Poi - raccontano -«i fascisti si sono avvicinati brandendo anche caschi e mazze tricolori». A quel punto i dimostranti si sono rifugiati in un'enoteca. La sassaiola è proseguita: sono così andate in frantumi la vetrina del negozio e pure diverse bottiglie di vino. Un giovane ha riportato delle escoriazioni al braccio. Contro l'enoteca è stato lanciato persino un vecchio televisore.

Vetrine e bottiglie in frantumi: foto
«ATTACCO PREMEDITATO» - «Non ci sorprende - afferma il Cau in una nota firmata "compagne e compagni napoletani" - la modalità dell'aggressione: premeditata, a freddo, rivolta contro persone "disarmate"; è questa la pratica politica a cui ci hanno abituato i gruppi neofascisti della nostra città. In particolare in quella zona, storicamente “nera”, che negli anni ’70 ospitava la sezione missina Berta, i cui militanti sono stati coinvolti nelle pagine più nere della storia di Napoli».
Alessandro Chetta
fonte: ilcorrieredelmezzogiorno.it

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