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Un combattente della giustizia

di Piero Puschiavo
Paolo Signorelli non penso si debba ricordare per la sua bontà, come di consueto si usa per chi lascia la vita terrena, ma sicuramente per il suo esempio di ciò che significa vivere coerentemente un intero periodo storico convulso
che ha inizio nella bellezza della prima infanzia, alla ricostruzione del dopoguerra, al boom economico, alla tragicità dei maledetti e violenti anni settanta, sino a conoscere e assistere alla decadenza non solo della sua salute, sulla quale sorvolava dandogli poca importanza, ma sul declino dello Spirito e dell’Uomo che la società moderna tra religioni e mercantilismo sta per cancellare definitivamente.
Paolo è stato anche un fervido combattente della giustizia quella che in Italia persegue gli interessi economici e se ne infischia se deve colpire l’innocente.
Lui che in qualità di “scomodo oppositore” ha passato un decennio in carcere cautelare per poi essere assolto. Un decennio questo vissuto in un continuo alternarsi di repressioni e restrizioni scritte in forma davvero ironicam, per certi versi anche divertente, come amava raccontarle tra amici, e che ha descritto parzialmente nel suo libro “Di professione imputato”.
A lui nessuno ha chiesto scusa per l’ingiusta detenzione. A lui nessuno ha riconosciuto un risarcimento, ma soprattutto a nessun Giudice , GIP, Procuratore o Pubblico Ministero è stata riconosciuta la colpa per una condotta persecutoria inaudita.
Infatti in una sua recente affermazione evidenziava che: <> .
Uno spirito come Paolo non si può dimenticare anzi mi auguro che possa essere, con la sua testimonianza di vita, una guida spirituale per chi lo ha conosciuto e stimato. Addio Paolo!

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