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Scontri di Roma, Saletnich: per noi non ci sono spazi fisici

Per riaprire la discussione sul rapporto con il movimento di contestazione studentesco e giovanile da parte di Forza nuova riprendo un intervento di Gianguido Saletnich dal forum della base militante (dal cui banner è scomparsa la foto di Caratossidis...), in cui il responsabile laziale argomenta la confutazione delle tesi "eretiche" del "Greco".
Con l'avviso che saranno tagliati tutti i commenti di insulto alle persone e non di critica delle posizioni espresse...
Oggi è impossibile inserirsi nella protesta di Gianguido Saletnich
In estrema sintesi: le rivolte di piazza di questi giorni sono un fatto importante da valutare con attenzione, da non minimizzare o semplicisticamente etichettare, tuttavia, nei fatti e nel momento storico attuale, reputo impossibile inserirsi efficacemente nella protesta per due ragioni.Uno: le proteste principali sono nelle città principali d'Italia (Roma Milano Torino Napoli) e in queste città, a mio avviso, la chiusura preventiva e pregiudiziale della piazza ai fascisti è, ancora, un dato di fatto ineludibile, ciò vuol dire che in piazza ci si andrebbe in forma anonima e conseguentemente inqualificabile e omogeneizzata nella massa di fatto largamente indirizzata a sinistra; oppure ci si andrebbe con i propri simboli e le proprie tesi, ma al rischio, per non dire certezza, di fare scontri preventivi con gli antifà. Ripeto il 14 a Roma c'è stato un tentativo, fallito, di assaltare la nostra sede di Prati, a Milano sappiamo il clima qual è in questi giorni ecc.
Due, qualora ci fosse un'apertura inaspettata e insperata della piazza ai fascisti ci sarebbe l'intervento, come c'è già stato, per bloccare la trasformazione di una protesta di parte in protesta generazionale dalla portata rivoluzionaria non quantificabile.
In conclusione dobbiamo stare con chi lotta, ricavarci nella lotta i nostri spazi, ma essere consci che ci sono spazi, per ora chiusi.
Inutile riempirci la bocca con i risultati ottenuti da altri in Europa, purtroppo o per fortuna siamo in Italia e questo è il campo dove ci muoviamo. Ci sono paesi in cui è ancora più difficile emergere penso alla Grecia, e paesi in cui è forse già possibile, penso all'Inghilterra. Il resto è un laboratorio in divenire, fluido.

4 commenti:

  1. Ancora una volta si pone il dilemma che dal ’68 ci tormenta: stare dalla parte dello Stato contro i compagni – e questo in virtù del ns. senso dello Stato e dell’ordine civile – oppure cercare di infilarci nella protesta – per via della ns. avversione nei confronti del sistema demo-liberale – al fianco delle zecche? È un fatto che noi, per ovvie ragioni, non siamo in grado di determinare importanti moti di ribellione, e questo è logico che, in qualcuno, possa suscitare un certo senso di impotenza e di frustrazione. Anche al punto di arrivare a simpatizzare per chi è antropologicamente nostro irriducibile avversario.
    Con questo non voglio sostenere che un uomo, perché di sinistra, sia irrimediabilmente perso: la possibilità della conversione è un fatto. Ma è chiaro che se non si fonda l’azione politica su una base di principi e valori condivisi, ogni iniziativa diventa velleitaria. Ora mi chiedo, cosa si può costruire insieme a chi è radicalmente diverso da noi?
    Certamente è necessario andare a parlare con tutti, dunque anche con gli studenti. Ma, per manifestare ovunque le nostre idee e proposte, è necessario potersi muovere con una certa agibilità che non saranno certo i compagni o le questure a garantirci.
    Bisogna evitare di porsi sul piano della scelta obbligata fra due mali e sforzarsi di “mantenere la barra a dritta”. Noi abbiamo un’identità definita e forte, che ci consente di avere una chiara posizione su quanto ci accade attorno e non essere in balia degli eventi. Noi siamo nemici tanto del sistema demo-liberale quanto dei compagni, che di questo sistema sono i figli (non a caso per loro c’è sempre un occhio di riguardo …), magari a volte un po’ riottosi, e occorre che ci impegniamo a fortificarci al nostro interno (sia per quanto riguarda la formazione sia per quel che concerne il servizio) e ad allargarci, radicandoci, all’esterno spazzando via, ovviamente nei limiti del possibile, ogni ostacolo. Servono determinazione e perseveranza, virtù che si concretizzano nella capacità di condurre in maniera seria – ossia conforme a quello che dovrebbe essere il nostro stile e fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati – la nostra guerra.

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  2. Ancora con sto fascismo? Che schifo. Con il fascismo Forza Nuova e pure chi se n'è andato non andranno da alcuna parte! Ma, del resto, è un bene: fascisti ed antifascisti è giusto che non abbiano spazio.

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