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Strage di Brescia, i pm: i due spioni parteciparono ai preparativi

La cronaca della seconda udienza dedicata all'arringa dell'accusa conferma gli antichi sospetti che finora non hanno mai superato il vaglio del giudizio penale: nella strategia della tensione e nell'organizzazione delle stragi hanno avuto dirette responsabilità gli infiltrati dei servizi di sicurezza. Su Brescia non uno solo, come a Milano, Digilio, ma addirittura due, il vecchio 'zio Otto', e Maurizio Tramonte, fonte Tritone, infiltrato nel 1972 tra gli ordinovisti rientrati nel Msi in Veneto e oggi alla sbarra

dal sito web del quotidiano Brescia Oggi
«Trame nere? Tramonte era implicato»
L'ACCUSA. I pubblici ministeri continuano nella complicata e lunga ricostruzione dei legami tra l'eversione di destra e i servizi segreti deviati
Per il pm Francesco Piantoni le circostanze fornite al Sid dall'imputato sono così precise perchè «era sempre presente»

15/10/2010
Zoom Foto
I pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni
Gli «spioni» dei servizi segreti, i loro rapporti, le veline, costituiscono l'ossatura del processo per la strage di piazza della Loggia. Nel procedimento, arrivato alla fase finale, l'attenzione dei pubblici ministeri è concentrata sul ruolo degli informatori dei servizi segreti. Dopo aver analizzato il ruolo di Carlo Digilio, informatore della Cia con il nome in codice di «Zio Otto», ieri ai raggi X della procura è passato «Fonte Tritone», alias Maurizio Tramonte, imputato nel processo insieme a Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Pino Rauti. E la conclusione, al termine di ore di discussione, è la medesima: Digilio e Tramonte sapevano della strage. Carlo Digilio è assolutamente attendibile e ha visto e maneggiato la bomba presa da Marcello Soffiati a Mestre e poi consegnata a Milano alle Sam. La conclusione sul ruolo di Tramonte è ancora più incisiva: nei momenti clou dell'organizzazione della strage di Brescia, Tramonte era presente. «Tramonte racconta dell'incontro organizzativo del 25 maggio a Abano Terme - ha concluso il pm Francesco Piantoni - perchè era presente. Le informazioni che passa al suo referente Felli sono precise e dettagliate: è il segnale che alla riunione preparatoria della strage lui c'era».
L'ANALISI dell'accusa è partita dall'elenco dettagliato delle veline di «Tritone», che in aula l'imputato ha confermato virgola dopo virgola. E per l'accusa le veline inchiodano Tramonte, anche se l'imputato ha smentito tutte le sue dichiarzioni successive.
«Tramonte è stato attivato nel novembre '72 - ha fatto sintesi il pm Francesco Piantoni - per seguire lo sviluppo della destra padovana». La velina di Tritone è del 22 gennaio del 1973. Nei rapporti che seguono Tramonte informa (velina 23 maggio '74) il servizio dell'esistenza di «un'organizzazione clandestina già presente e operante in città del Nord». Tramonte fa riferimento agli ex esponenti di Ordine Nuovo che a Mestre si stanno organizzando attorno a Carlo Maria Maggi. Per il pm le informazioni contenute sono molto importanti perchè circoscrivono il gruppo dell'eversione di destra e perchè le stesse informazioni sono fornite al Sid da un altro informatore, la «Fonte Turco», alias Gianni Casalini. «Le dichiarazioni di Tramonte e di Casalini - ha spiegato Piantoni - sono sovrapponibili, ma i due non si conoscono».
La velina più importante per la procura è quella del 6 luglio del 1974, che fa riferimento a fatti appresi tra il 20 giugno e il 4 luglio. Il documento è lungo e articolato, Tramonte lo ha confermato in aula, precisando di aver avuto le notizie da Giangastone Romani, ma per la procura le notizie sono state acquisite in prima persona.
Il primo punto della velina fa riferimento all'incontro del 25 maggio che si è tenuto a casa di Romani a Abano. «Maggi si è recato con due camerati veneti da Romani». La velina prosegue: «È stato quasi un monologo di Maggi, si è parlato della nuova organizzazione con esponenti di Ordine Nuovo, organizzata su due livelli, uno occulto con denominazione Ordine Nero per fare attentati e un altro palese. L'organizzazione sarà affidata ai vertici di Ordine Nuovo, tra cui Maggi, Romani e Rauti».
La velina, considerata preziosissima dalla procura, prosegue: «La mattina del 16 giugno un giovane di Mestre si è recato a Brescia per incontrare in piazza della Loggia un camerata». E il racconto va avanti con l'incontro del mestrino con un camerata e il trasferimento a Salò. Anche in questo caso per l'accusa la descrizione è talmente precisa e dettagliata che Tramonte non poteva che essere presente alle varie fasi della giornata. Anche i punti finali della velina per la procura devono essere tenuti in considerazione. La velina, infatti, parla del viaggio del 29 o 30 giugno di Romani a Roma per incontrare Rauti e poi il racconto a Maggi. «Nel commentare i fatti di Brescia, Maggi - così prosegue la velina - ha commentato che non doveva restare un fatto isolato».
Assolutamente importante anche la velina dell'8 agosto, che riferisce di un incontro vicino Bellinzona, a cui Tramonte ammette di aver partecipato. In quell'incontro venne deciso che Ordine Nero doveva smentire la rivendicazione dell'attentato all'Italicus. «È presente a una riunione importantissima - fa sintesi Piantoni -: è significativo del suo inserimento nel gruppo».
Wilma Petenzi

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