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Solo Fiore resiste alle sirene berlusconiane?

da il riformista

Se Silvio raschia il barile nero 

di Alessandro Calvi

Impresentabili. Aumenta il peso di quadri trapiantati dal neofascismo. La possibile alleanza coi negazionisti. I casi Puschiavo e Romagnoli. L’endorsement al Cav. di casa Pound.

Occhi aperti sui naziskin, suggeriva Nicola Mancino. Era il 1992, e l’allora ministro dell’Interno si riferiva anche alle formazioni che avevano in Piero Puschiavo il leader. Da allora Puschiavo di strada ne ha fatta. E, se tutto gli andrà bene, chissà se non si apriranno per lui le porte di Montecitorio. Silvio Berlusconi, infatti, sembra ormai deciso ad aprire ogni porta all’estrema destra. La quale, peraltro, nel Pdl ha già sfondato da tempo con uomini e mezzi.
Era il 1992, dunque. L’anno successivo Gianfranco Fini sarebbe stato sdoganato da Silvio Berlusconi, allora imprenditore rampante che si preparava a scendere in campo. Ora che Fini sta provando a prendere il largo da solo, il Cavaliere si sta attrezzando per nuovi e ancor più arditi - arditi, appunto - sdoganamenti.
Sosteneva sempre nel 1992 Puschiavo: «Sono contrario ai matrimoni misti perchè l’imbastardimento della razza porta alla perdita delle proprie tradizioni, quindi si perde la forza di popolo, si perde la purezza del sangue». Da allora per lui poco è cambiato. «L’Italia non è terra d’immigrazione», si legge nel programma 2010 di Fiamma Futura, la formazione nella quale milita. Ed è anche con queste idee che questo pezzo di estrema destra prova a entrare nel salotto buono della politica italiana, disposta a farsi berlusconizzare come a suo tempo fece Fini.
Puschiavo vede il Pdl attraverso il passaggio offertogli da Francesco Storace. Ma Puschiavo non è solo e, anzi, è in ottima compagnia, per così dire. C’è chi inneggia alla marcia su Roma, chi va in pellegrinaggio a Predappio, ci sono ex naziskin e pezzi della ultra-destra da stadio. E ci sono i grandi classici della destra come Luca Romagnoli - famoso anche per una frase sulla esistenza delle camere a gas nei lager nazisti («Francamente non ho nessun mezzo per poter affermare o negare», disse ai microfoni di Sky) - e tutti coloro i quali negli anni hanno scomposto e ricomposto la destra e che ora, per lo più, finiranno risucchiati dal Cavaliere.
Romagnoli, ora, sembra oscillare sul da farsi dopo la rottura con Puschiavo sull’approdo nell’orbita berlusconiana. Ma non c’è soltanto Storace a fare da ponte. C’è anche Riva Destra che è una sorta di sponda interna al Pdl per tutti coloro che senza voler passare per i buoni uffici di Storace, stanno riflettendo sul futuro. E qui ad attenderli c’è l’area raccolta attorno a Daniela Santanché e anche quella che fa riferimento a Fabio Rampelli. E alla fine Roberto Fiore e la sua Forza Nuova rischiano di essere gli unici a rimanere fuori dal cerchio magico tracciato da Berlusconi. Ma se il gioco vale la candela è ancora da vedere.
La quota di partecipazione è di 35 euro. Con quella cifra si può partecipare alla «tradizionale cena dei Camerati milanesi, Saluto agli ex Combattenti della Repubblica Sociale Italiana», per la ricorrenza della marcia su Roma, avverte un sito riconducibile a Roberto Jonghi Lavarini, il Barone nero, come lo chiama Paolo Berizzi su Repubblica dove così lo descrive: «Sostiene le destre germaniche, il partito boero sudafricano pro-apartheid - il simbolo è una svastica a tre braccia sormontata da un’aquila - e rivendica con orgoglio l’appartenenza alla fondazione Augusto Pinochet». Tra i siti segnalati dalla Destra per Milano, formazione alla quale appartiene Jonghi Lavarini - che chiama i suoi «Camerati» - è un tripudio di Mussolini, X Mas, Rsi, che si mescolano con i nomi di Silvio Berlusconi e Romano la Russa, esponente di spicco del Pdl milanese e fratello di Ignazio. Se questo accade a Milano, anche a Roma la destra non ci sta più a rimanere fuori dalla porta, soprattutto se l’invito del Cavaliere è evidente. A Roma, poi, Gianni Alemanno, accreditato come probabile delfino proprio di Berlusconi, ha tentato, seppure in piccolo, la stessa operazione tentata da Berlusconi con Storace.
Giuliano Castellino sulle Ragioni del Socialismo si descrive come un «militante nazional-popolare», e «un grande tifoso giallo-rosso». Con il suo Popolo di Roma fa il puntello a destra di Alemanno, e si è reso protagonista di iniziative che hanno sollevato più di una polemica. «Noi siamo un’associazione autonoma, organica al Pdl, che vede nel sindaco di Roma un altissimo punto di riferimento politico», dice. E parla di «rinascimento romano», «rivoluzione identitaria», «modernizzazione conservatrice», «partecipazione, romanità, territorio, militanza, contaminazione».
Se, poi, tutto ciò non basta, c’è anche Casapound, che però è una realtà autonoma, molto forte non soltanto a Roma e con una capacità di attirare giovani che i politici che bazzicano il Transatlantico dovrebbero studiare, visti i risultati. Però, per quanto autonoma, anche Casapound non sembra indifferente al richiamo berlusconiano seppure declinato soltanto in chiave localistica. Così, può capitare che un candidato appoggiato da Casapound di Milano, Massimo Buscemi, finisca per essere nominato assessore alla Cultura nella giunta di Roberto Formigoni.
Faceva notare Mario Pirani su Repubblica che «scorrendo i vari siti che inalberano fiamme tricolori, fasci e persino forche (vedi il sito di “Patria e Libertà” che rivendica la pena di morte) colpisce il fatto che dopo il riavvicinamento di Storace a Berlusconi tutti questi gruppi estremistici ed esplicitamente filo-repubblichini accompagnino i loro singoli stemmi con quello del PdL, quale bollo di libera circolazione all´interno della maggioranza di governo». Ma Pirani, per ora, appare come una sorta di esploratore solitario di questo versante del berlusconismo del terzo millennio. E così, quasi in silenzio, quella libera circolazione «da un lato reimmette nel profilo informe del PdL i veleni di cui An si era in gran parte liberata; dall’altro autorizza alla diffusione del peggio dell’ideologia razzista del fascismo». Se è vero, quelle barzellette raccontate dal premier e che di recente hanno fatto sobbalzare in molti sulla sedia sono un pessimo segnale, come anche l’accenno alla Kippah fatto da Ciarrapico in Parlamento.
Tutto questo sembra soltanto l’antipasto di ciò che verrà servito in tavola. Attorno al desco, post-fascisti per nulla ex, tutti insieme appassionatamente in marcia su Roma. Alla testa, come sempre, Silvio Berlusconi che potrebbe scegliere come colonnella quella Daniela Santanché che quel mondo girato a destra lo ha frequentato sino alla conversione sulla strada di Arcore.

Ps: Manca qualche particolare: i tre parlamentari condannati per la milizia extraparlamentare negli anni 70, il protagonismo di Giuliano Castellino nelle frange più irriducibili della destra radicale, il riciclaggio da parte di Alemanno di una quota notevole di militanti nazionalrivoluzionari e così via ... Ma l'articolo è decisamente interessante.

 

9 commenti:

  1. Non solo Forza Nuova, ma anche e soprattutto Nuova Destra Sociale sta ben saldamente fuori dal "cerchio magico" tracciato da Berlusconi.

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  2. Ma che è, dove sta e che fa Nuova Destra Sociale?
    Ma che utilità ha? Mannaggia...

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  3. Le Tigri Italiane nascono nel 2007 come comunità militante giovanile del partito Nuova Destra Sociale. La denominazione originaria era “Tigri d'Italia”, ma in seguito ad una scissione operata dall'allora responsabile nazionale delle Tigri è stato deciso di adottare l'attuale denominazione di Tigri Italiane, benchè il partito detenga legalmente i diritti anche sul precedente nome. Al di là di questa doverosa premessa, vorremmo spiegare perchè la nostra organizzazione militante giovanile ha scelto come proprio simbolo una tigre. In primis c'è la volontà di segnare una linea di demarcazione con tutti i vecchi concetti della cosiddetta “area”, rispecchiati dagli altri movimenti giovanili che abusano nei loro nomi di termini quali “gioventù”, “blocco”, “fronte” ed altri, che ci sembrano obsoleti e stantii. Allo stesso tempo la tigre, simbolo da sempre di ardimento istintivo e di coraggio felino, non a caso presa a simbolo da molti movimenti di lotta e di guerriglia, ci è quindi parso il simbolo ideale per la creazione di una Gioventù Nazional-Rivoluzionaria, intendendo con questi termini le migliori accezioni del Nazionalismo e della Rivoluzione. Rispetto poi alla precedente segreteria, le Tigri Italiane hanno adottato un secondo simbolo, la Runa cosiddetta di Tyr, o Tiwaz, che rappresenta il coraggio e l'abnegazione ed alla quale vorremmo aggiungere la nostra personale interpretazione: quella di aspirare verso alti obbiettivi ed ideali, ai quali questa Comunità Militante giovanile deve tendere senza condizionamenti, quindi con la libertà, a volte, di poter e dover trascendere, sempre se in buona fede, le direttive del partito politico di cui è espressione. La bandiera ufficiale delle Tigri Italiane vuole essere un omaggio alla tradizione europea, intesa come Nazione, non come quella odierna, sterile figlia e schiava di una moneta, attraverso i tre colori tradizionali. Il rosso rappresenta il Sangue, simbolo da sempre di sacrificio e di attaccamento al suolo, simboleggiato dal colore nero, quale matrice comune dei Popoli Europei; il bianco della croce rappresenta invece la purezza, alla quale noi aspiriamo, riferendosi anche agli antichi Cavalieri Templari, che non hanno esitato a difendere i principi fondanti della nostra Civiltà. Essendo però il partito politico di riferimento delle Tigri Italiane un movimento laico e aconfessionale, la rappresentazione della Croce bianca, pur con i già citati valori simbolici, ci è sembrata discriminante nei confronti delle radici della Tradizione Pagana Europea, altrettanto profonde di quelle greco-cristiane, abbiamo quindi aggiunto la già citata Runa di Tyr, insieme ovviamente ad una tigre, come doveroso omaggio alla bandiera italiana abbiamo poi aggiunto la denominazione “Tigri Italiane” per esteso in verde, completando così il tricolore nazionale.
    Onore alle Tigri!

    Il Segretario Nazionale delle Tigri Italiane
    Manuel Ceccanti

    www.nuovadestrasociale.it

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  4. Come sarebbe a dire, caro Miki, dove sta Nuova Destra Sociale? Se non ci conosci, dai un'occhiata al nostro sito: www.nuovadestrasociale.it

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  5. GABRIELE ADINOLFI, GIANLUCA IANNONE, PIERO PUSCHIAVO, LUCA ROMAGNOLI, FRANCESCO STORACE E TEODORO BUONTEMPO SERVI DEL PDL!!!!!
    UGO MARIA TASSINARI SERVO DI GABRIELE ADINOLFI E GIANLUCA IANNONE!
    FORZA NUOVA: 4 GATTI, E SOLO A ROMA!
    NUOVA DESTRA SOCIALE: 2 GATTI IN TUTTA ITALIA!
    MORI' ALMIRANTE CON TUTTI I FILISTEI! PERCIO' TASSINARI PUO' PURE CHIUDERE QUESTO BLOG!
    (16 ottobre 2010)

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  6. Antò, Forza Nuova in Piemonte è più che radicata, dal momento che, da qualche mese, c'è un nucleo in OGNI provincia, sedi e realtà che contano numeri considerevoli di militanti (pure troppi in qualche zona). Forza Nuova è in crescita. Quello che mancano sono i fondi, ma per chi non si piega al sistema è da mettere in conto, anche se la cosa crea non pochi problemi. Passi lenti, ma nella giusta direzione, che non è a destra (estrema o moderata poco importa), ne a sinistra. Ed, intanto, si può finalmente salutare la fine di quella farsa che è stata la destra radicale. FN fuori dal sistema per la Rivoluzione!

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  7. Antonio, non c'è bisogno di strillare. La prossima volta usa le minuscole.

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  8. Per Angela: "da qualche mese", ma Forza Nuova esiste dal 1997! Sono tredici anni! Sì, rivoluzione! Sono vent'anni che ne sento parlare, o che ne leggo su internet... E QUANDO?!
    Il Piemonte è una regione, non una nazione! Restano altre diciannove regioni! Per esempio nella mia Forza Nuova praticamente non esiste! Non fa niente! Non fa manifestazioni di piazza! Non si legge sui giornali! Ecc. Dopo un certo numero di anni uno si può pure scocciare di leggere solo proclami su internet!

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