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Quella ragazza fascista d'altri tempi

Anna Lamberti Bocconi è straordinaria poetessa. I lettori della Società editrice Barbarossa la conoscono come curatrice, con Maurizio Murelli, di Sono stato quel ragazzo, volume postumo ed edizione critica delle poesie di Omar Vecchio, l'intellettuale nichilista collaboratore di Orion e autore della Seb, che si è andato a schiantare dieci anni fa in montagna, mentre perseguiva la sua personale via di realizzazione spirituale. Ma Anna, che di Omar era l'amica del cuore, ha scritto anche versi straordinari, quelli di Discanto, ad esempio, uno dei capolavori di Ivano Fossati



Ho letto più volte in questi giorni il suo ultimo poema, Canto di una ragazza fascista di altri tempi, affatato, io che lotto quotidianamente con l'ossessione della completezza, dalla capacità della poesia di raccontare per sottrazione. Vi offro qualche strofa:
Mio padre intossicato di spumante,
la scuola che faceva solo rabbia
la voglia di riscatto e quel latino
rompicoglioni sopra tutti i muri.
Conobbi il movimento a sedici anni
che mi toccavo con le lunghe dita
Giovanni era il più bello del liceo                                                   
in primavera aveva già la moto
senza patente, ché se ne fregava
conosceva dei dritti quarantenni
parlava di valori e di Ezra Pound
un giorno mi invitò alle sue riunioni
lo scantinato torrido pulsava
mi videro e tirarono l’uccello
Giovanni li schiantò con uno sguardo
alzò solo una mano e disse “Mai”.
“In culo”, disse “attenti”, e disse “Mai”.                                       
Compresi che era l’uomo e che ero sua
io maschia con i miei capelli neri
che molti mi dicevano aggressiva
gli giurai fedeltà fin che ero viva
io ribelle a spaccare batterie
io scalmanata a urlare alla partita
mi donai in quella sera del liceo
all’uomo cavaliere della luna
al pallido fascista in accensione.
Da allora anch’io guidai la sua coupé                                             
mi insegnò là di dietro all’Idroscalo
sgommavo a fare fuori quell’asfalto
schiacciato come un servo sotto i piedi.
Ma più che altro c’era solo sete
e mi premeva quando mi baciava
la lingua era bollente, il labbro duro,
e poi bagnato e poi dimenticavo.
“Amor che a nullo amato amar perdona”
l’unica cosa che ho imparato a scuola
l’ho seguito leale ovunque andasse                                               
si fidava di me più che degli altri
non mi fregava niente dei borghesi
coi polsi rotti verso l’assoluto
Il Settimo Sigillo era una guida
e le riunioni con i picchiatori
per l’idea, per la morte, per la storia
era rivoluzione che pulsava.
PS: Ah, dimenticavo. Oggi è il compleanno di Anna. Fatele gli auguri, se li merita. Lei, per il compleanno, si è regalato un blog che, dal primo pezzo, promette benissimo ...

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