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Di Girolamo: Mokbel mi prendeva a botte

«Nei miei confronti Mokbel è stato minaccioso e intimidatorio fino ad arrivare quasi sul punto di aggredirmi; anzi ricordo che nell'ultimo periodo, all'Antico circolo del tiro al volo, Mokbel mi ha aggredito colpendomi con tre o quattro pugni al torace. Spesso ero minacciato anche di conseguenze nei confronti dei miei familiari e in particolare dei miei figli. Il motivo dello scontro con Mokbel derivava dal fatto che mi ero, a suo dire, scollato dal suo entourage e avevo iniziato a rivendicare una mia autonomia. In realtà mi veniva rimproverato di non 'occuparmi' del gruppo. 

A un certo punto Mokbel, voleva dare la sensazione di poter dominare tutte le persone che gli  ruotavano intorno, compresi gli inglesi, Focarelli e tutti gli altri. Lui riteneva di essere il capo assoluto perché era consapevole di avere a disposizione la struttura di uomini e mezzi indispensabile per la realizzazione delle operazioni illecite. Mokbel era in grado di rapportarsi nei confronti di ciascuno evidenziando una superiorità che gli derivava dalla forza economica finanziaria, dai rapporti interfamiliari, dalla capacità di intimidire derivante dai suoi rapporti con persone dall'aspetto "poco raccomandabile" e con suoi presunti rapporti con i servizi segreti».
Così nell'interrogatorio del 23 marzo l'ex senatore Nicola Di Girolamo, costretto alle dimissioni perché eletto come senatore "estero" non avendone titolo, ha raccontato agli inquirenti dello scandalo Fastweb i rapporti con il suo dominus.
Si conferma così quanto da me sostenuto nel corso della trasmissione di Gad Lerner "L'infedele" dedicata
all'argomento e cioè il fatto che Mokbel non fosse uno strumento o un'articolazione di un sistema più complesso ma che giocasse in proprio la partita di un progetto autonomo di potere che prevedeva un diretto impegno sul terreno politico, con una modalità analoga della criminalità organizzata di ultima generazione.
Quanto al rapporto con i servizi segreti, Di Girolamo precisa che "fu Mokbel a presentarmi il colonnello Seno. In una occasione mi ha invitato ad un pranzo al circolo Antico Tiro a Volo per presentarmi, come suo amico, Marco Mancini, insieme a Seno e all'avvocato di Mancini. Il pranzo fu organizzato allo scopo di chiedermi un intervento come parlamentare per appoggiare in vario modo la posizione del Mancini, allora sottoposto a Milano a un processo penale [il sequestro dell'imam egiziano Abu Omar, ndb]".
Fonti: Ansa. La Repubblica.it, Corriere.it)

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